Al processo per il crollo della chiesa di San Giacomo, dove appena due giorni fa è stato riaperto il cantiere, era il gran giorno del consulente della Procura. Nicola Augenti, ingegnere e professore di Tecnica delle Costruzioni all’Università di Napoli Federico II, ha riassunto in aula di fronte al giudice Delia Anibaldi, al pubblico ministero Gennaro Iannarone e agli avvocati delle difese e della parte civile, il corposo fascicolo (quasi 200 pagine e tantissime fotografie) in cui ha racchiuso la sua perizia.
Dal quale è emerso che il crollo avrebbe potuto essere evitato. Già, perché secondo il prof. le colonne intorno al quale vennero effettuati gli scavi per il successivo consolidamento strutturale avrebbero affondato troppo poco nel terreno per scongiurare l’ipotesi di un cedimento. Esattamente quello che si verificò il 23 novembre di quattro anni fa, quando gli operai della ditta C.E.S.A. rischiarono di perdere la vita se non fosse stato per i riflessi del capocantiere. Ma i responsabili dei lavori, ha sottolineato ieri in aula Augenti, avrebbero dovuto accorgersi della situazione precaria delle colonne ed attuare una variante al progetto.
Anche la dinamica del crollo suggerirebbe l’ipotesi di lavori eseguiti in modo non corretto stando alle parole del professore, il quale ha ricordato che nei giorni immediatamente successivi al crollo – prima che la Procura della Repubblica ponesse sotto sequestro il cantiere – sarebbero state movimentate alcune macerie rendendo la perizia più complicata. Il processo tornerà in aula nel 2015 per le repliche delle difese dei sei imputati.