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RONDINI E PRIMAVERA

Redazione

RONDINI E PRIMAVERA

Dom, 18/11/2007 - 15:13

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Da Città di Castello a Terni, da Orvieto a Gubbio c'è un giro di giovani impegnati nel mondo delle comunicazioni che pare essere un pezzo di storia nuova per la Chiesa in Umbria.

Sull'antico monastero Benedettino di S. Maria del Monte a Bevagna campeggia l'iscrizione “Ora, lege et labora”, quasi a ricordare a tutti che il futuro chiede cultura e che non vi è trasformazione senza pensiero condiviso. Il contesto monastico faceva solo da cornice alla commissione regionale delle comunicazioni sociali, che è tornata a riunirsi a Bevagna il 15 novembre per programmare un nuovo anno di lavoro, fare verifiche del passato e misurare la realtà in cui operare. Le otto Chiese sorelle dell'Umbria esistono con il loro radicamento sul territorio, ma anche con una capacità di relazioni che sono un'oggettiva risorsa nell'ambito ecclesiale, soprattutto nei rapporti con la gente. Finalmente un gruppo di giovani professionisti motivati fa eco a quella speranza che ci eravamo raccontati a Verona lo scorso anno. Di più: l'altra sera ho avuto la conferma che anche in Umbria c'è una rete di persone giovani piene di idee, con capacità di percepire e di esprimere fermenti di novità nella nostra Regione. Tre considerazioni mi inducono a ragionare ulteriormente. Vedo una forte capacità critica che ha in sé una carica positiva, finalmente non riconducibile alla polemica scontata in cui siamo immersi da anni. Ricordo ancora, a trenta anni di distanza, un editoriale firmato dall'allora teologo Joseph Ratzinger, all'inizio di un percorso che voleva fare cultura dentro la Chiesa italiana. L'autore riproponeva i significati del verbo krinein, cioè giudicare, come fondamento di ogni novità. Il giudizio non necessariamente si appiattisce sulla critica dell'esistente come un suo rifiuto. Nell'elaborazione intellettuale non è possibile limitarci uno schema binario di accettazione passiva o di rifiuto incondizionato. E' questo un pericoloso depauperamento che mal si combina con la logica del pensiero che progredisce soltanto se è articolata, come ci insegnavano con l'arte del distinguo da Pietro Lombardo in poi, facendo eco a quel tesoro di riflessioni della filosofia greca su cui si è fondata la cultura dell'Occidente europeo. Il dibattito culturale è uno stimolo non trascurabile per vedere le possibilità di sviluppo e per vagliare con responsabilità le idee che non mancano a questa generazione di trentenni.

In un panorama che tende ad appiattirsi sulle querimonie della cronaca e a far coro col generale lamento, vi assicuro che è stata una occasione interessante riscoprire nell'ambito delle Chiese dell'Umbria un pensiero giovane, pragmatico, sereno, ben motivato ma non utopico e neppure appiattito sullo squallido cinismo che i cristiani non possono accettare passivamente. Attenti a misurarsi con le tante positività che esistono anche da noi, questi giovani giornalisti sono testimoni degli eventi e operatori culturali più di quanto in molti si aspettassero. Di fatto rilanciano gli spunti innovativi che ci sono in Umbria, senza perdere grinta confondendosi col dominante tono di sconforto che da più parti si leva. So bene che si tratta per il momento di voci nuove arrivate in un coro assai affermato e avvezzo a ripetere light motive d'altra natura: stiamo attenti perché la voce di questi nuovi arrivati esprime la generazione che essi rappresentano. Direi che, pur con una certa umiltà che fa parte della cultura umbra, attraverso i giovani membri della commissione per le comunicazioni sociali della CEU arriva la voce di una fascia di persone che si presenta più interessante di quello che alcuni vorrebbero far credere. Le nostre otto Chiese diocesane esprimono storie secolari, ma hanno anche la capacità di relazionarsi e di dar voce a un pensiero cattolico, certo non paludato, ma che è in grado di assumere responsabilità e fa ben sperare. La cronaca delle dolorose vicende di queste settimane ci ha portato nell'occhio del ciclone dei media nazionali; mi sembra giusto rilevare che c'è anche un'altra Umbria molto positiva e capace, che sta crescendo. Ho motivo di credere che questo fenomeno non ci sia soltanto nell'ambito più propriamente cattolico.

I nostri giovani giornalisti hanno in mano un “mestiere” fascinoso, con cui elaborare il reale. Forse il mondo cattolico, con la sua tradizionale parsimonia di risorse, che non assicura a nessuno paradisi imprenditoriali e stipendi esaltanti è, ancora una volta, il terreno di cultura di un pensiero positivo che si giuoca sulla non esclusione degli altri e sulla proposta non retorica di prospettive perseguibili. Dietro la trentina di pubblicisti che ho incontrato vi è un ben più largo giro di persone interessanti. Si impegnano ogni giorno nelle testate delle otto diocesi, piccole sì, ma presenti nella carta stampata, nella radio, nella televisione e nel web. Vi è con loro un gran giro di coetanei e un forte consenso che li sostiene, facendo apparire ancora una volta che, a sorreggere il pensiero, val più l'ideale che il fiume di danaro che ha corrotto molti in Italia.

Credo sia giusto far ripensare l'Umbria che legge e piacevolmente rammentarci insieme, semmai ve ne fosse bisogno, che accanto a noi c'è una generazione nuova, tutt'altro che banale, assai capace di pensare e di elaborare idee. E' una realtà che manifesta il nuovo non già nel sogno, ma nella concretezza di oltre un milione di contatti informatici che la nostra rete ha messo insieme in poco meno di otto mesi, intanto facendosi leggere. Se in Umbria riuscissimo a considerare anche i fermenti di novità di una cultura che cresce sul territorio, potremmo essere quanto meno più vicini al vero. Potrebbe essere la via buona per uscire dal chiasso un po' becero, che ha sgradevolmente assordato persino chi ama pensare e ha fatto il vuoto attorno a molte istituzioni.

+ Riccardo Fontana

Arcivescovo di Spoleto-Norcia

(tratto da Il Giornale dell'Umbria – Edizione 18 novembre 2007)


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