Arriva dall’Eritrea la famiglia composta da una mamma e tre figli di sei, dieci e tredici anni, rifugiati nei campi del Tigrai in Etiopia ed accolti dalla Caritas di Terni-Narni-Amelia e dall’associazione di volontariato San Martino nell’ambito del progetto dei Corridoi umanitari, realizzato dal Ministero degli Esteri Italiano, dalla Conferenza Episcopale Italiana attraverso la Caritas Italiana e dalla Comunità di Sant’Egidio, che prevede un trasferimento protetto in due anni di migliaia di famiglie del Corno d’Africa, che fuggono dalla tirannia, dalla guerra, dalle malattie e dalla povertà assoluta.
A dare loro il benvenuto nella casa di Capitone, dove sono ospitati in questo primo periodo di permanenza in diocesi, il vescovo Giuseppe Piemontese insieme al direttore della Caritas diocesana Ideale Piantoni, al presidente dell’associazione San Martino Francesco Venturini, agli operatori, i tutor e le suore che vivranno con loro, insieme all’altra famiglia eritrea che è giunta a Capitone lo scorso 27 febbraio.
“Siete i benvenuti – ha detto il vescovo – Vi siamo vicini e cercheremo di essere per voi una nuova famiglia, con la quale condividere la quotidianità e il percorso di integrazione nel miglior modo possibile, nella fraternità e amicizia”.
Una nuova speranza per queste famiglie che hanno alle spalle storie difficili, situazioni di disagio sociale, di povertà, guerra e che hanno vissuto per ben nove anni nei campi profughi realizzati dalla comunità internazionale in Etiopia. “Ringraziamo tutti e siamo felici di essere qui – sono state le prime parole della giovane donna – Per noi comincia una nuova vita, certamente più serena dopo i tanti anni trascorsi nei campi profughi senza prospettive per il futuro e soprattutto per quello dei bambini”.
“Il progetto nasce dal protocollo di intesa con lo Stato italiano, siglato dalla Comunità di Sant’Egidio e dalla CEI – spiega il direttore della Caritas diocesana Ideale Piantoni – finanziato con fondi dell’ 8xmille, che prevede nuovi canali sicuri e risposte durature a protezione dei migranti e dei rifugiati. Come Caritas diocesana ci è stata data la possibilità di accogliere e accompagnare queste due famiglie Eritree per un periodo più o meno lungo. E’ una forma di accoglienza che trova riscontro anche nelle parole di Papa Francesco, che da due anni invoca l’adesione ai Corridoi Umanitari e che invita sempre alla preghiera come segno di vicinanza alle popolazioni dell’Africa. A tutti gli abitanti di Capitone di Narni, alle Istituzioni del territorio ed a tutti noi della Caritas Diocesana, il compito morale e sociale di seguire le famiglie Eritree ed accompagnarle con preghiere e con il concreto impegno giornaliero per favorirne l’integrazione”.
Lo scopo del progetto non è solo quello di accogliere persone che fuggono da violenza e povertà, ma avviarle in un percorso di integrazione e autonomia, attraverso la formazione linguistica e l’inserimento dei genitori nella società e nel mondo del lavoro, coi bimbi che saranno affiancati anche dal punto di vista scolastico e gli adulti per quello lavorativo, assicurando ai quindici profughi eritrei, accolti nelle strutture della Caritas, assistenza da parte delle suore africane della Nostra Signora dell’Incarnazione, che vivranno con loro nella casa, e di beneficiare della mediazione linguistica e di sostegno degli operatori della Caritas-San Martino e cure mediche adeguate.