In un clima da day after, i consiglieri regionali, quasi tutti già mobilitati per la campagna elettorale, alcuni direttamente in corsa per un posto in Parlamento, sbrigano le poche pratiche fissate all’ordine del giorno dalla presidente Porzi.
Chiacchiericcio imperante tra i banchi, manco fossimo in una classe di quarta liceo nell’ora dopo la ricreazione. E dal palco dell’ufficio di presidenza è dura verificare ogni volta la presenza del numero legale, perché molti, a turno, escono dalle porte vetrate. C’è da ricevere assessori, esponenti di partito, portaborse. Tanti come poche volte se ne sono visti da queste parti.
Ma è iniziata la campagna elettorale, quella vera, e allora la Regione può attendere. Del resto, basta vedere il calendario dei lavori per comprendere che da qui a un mese i consiglieri ed i loro assistenti Palazzo Cesaroni lo bazzicheranno ben poco.
Perugia, San Costanzo non porta la pace
La truppa leghista fa la spola con la conferenza di presentazione della lista. “L’Umbria agli umbri”, rivendica il senatore Stefano Candiani, commissario del partito di Salvini, che a queste latitudini non ha fatto scendere candidati dal Nord. Ma è nutrita tutta la truppa del centrodestra che si affaccia in Consiglio regionale. Si fiuta l’impresa anche a Perugia, almeno a giudicare dagli amministratori che si ritrovano a transitare in Regione. Spingere l’assessore Prisco significa anche iniziare a difendere Palazzo dei Priori dal ritorno “dei comunisti”.
Dall’altra parte dell’emisfero c’è proprio l’avversario perugino, il segretario del Pd Giacomo Leonelli. Che passata la sfuriata per l’apporto tardivo e risicato di alcuni dei cespugli della coalizione, si è subito messo al lavoro con la squadra di professionisti che lo aiuterà in questa corsa verso Roma. Sotto lo sguardo in cagnesco di Rometti che ora sempre più spesso, sarà un caso, quando è seduto si mette con le braccia incrociate. L’adunata socialista la dovrà suonare direttamente Nencini. Verso i bocciani, Leonelli neanche si gira. Non è lì che può arrivare l’aiuto, dopo lo sbarramento al sottosegretario, rimandato verso Foligno con l’ausilio delle truppe mobilitate dal Trasimeno e il lancio di olio bollente dal torrino di Palazzo Donini.
Leonelli, poi, dovrà guardarsi anche dalle insidie in casa. Lunedì, per il patrono, poco c’è mancato che la senatrice Valeria Cardinali il torcolo di San Costanzo non lo usasse per farsi giustizia tra i compagni, si fa per dire, di partito. Gelo con Giulietti, sempre sicuro di avere il proprio nome in lista e quindi fuori, ma solo ufficialmente, dalla disputa per gli altri posti. Non bastano a calmare la sanguigna ex senatrice le parole di “profondo rammarico” della segreteria del Pd perugino per la sua esclusione e il passaggio, tra un doveroso ringraziamento a Renzi e uno a Leonelli, sulla “delusione nel constatare come i nostri auspici di una pattuglia parlamentare perugina potenziata e plurale non abbiano trovato riscontro nello schema predisposto dal nazionale”.
Patologie da gioco, i Comuni non controllano.
Tornando al Consiglio regionale, in questo clima elettorale, tra auspici e rancori, si parla di urbanistica, del fondo per la non autosufficienza, si decide all’unanimità che la norma sulla caccia al cinghiale va cambiata. E viene letta la relazione sul contrasto al gioco d’azzardo in Umbria. Dove in un anno ci sono 111 esercizi in meno in cui il gioco d’azzardo è autorizzato. Il numero verde 800410902 fa registrare 89 chiamate (a febbraio 2017), 50 delle quali direttamente da giocatori con problemi, anche se solo 22 umbri. Il ministero delle Finanze ha ritardato l’utilizzo della leva Irap, le scuole stanno facendo la loro opera di dissuasione, ma non così i Comuni, che effettuano pochi controlli.
I consiglieri regionali ascoltano i numeri che fotografano il fenomeno delle patologie da gioco d’azzardo in Umbria e le valutazioni sulle azioni per arginarlo. E mentre tra i banchi circola un foglietto da dove si leggono i nomi di Leonelli e Prisco, seguiti da cifre non meglio distinte, qualcuno sussurra: “Scommettiamo?”.