Sono stati presi i due autori della rapina avvenuta a Mugnano, lo scorso 7 ottobre. Un fatto di cronaca che aveva risvegliato nella memoria degli abitanti del capoluogo perugino ricordi orribili, come quanto accadde a Cenerente e Ramazzano, quando perse la vita Luca Rosi.
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Il timore che si possa creare un effetto a catena ha fatto muovere gli agenti della squadra mobile di Perugia, coordinati da Marco Chiacchiera, insieme agli agenti Fabio Tristaino della sezione antirapina, a Claudio Mocci, prima al lavoro a Palermo e chiamato “u tignusu” evidentemente per la sua caparbietà nel lavoro, e al sovraintendete capo, Gigi Martorelli. La Questura resta con gli occhi aperti, alla ricerca di ladri dal “modus operandi” ripetitivo, spesso di una determinata etnia: sono ladri che normalmente sono trasfertisti con basista, connazionali o a volte della zona, come accadde tempo fa a Spoleto. Questa volta si tratta di ladri rapinatori domiciliati a Casal di Principe, di origini albanese, con complici in Umbria. Il lavoro di indagine è stato condotto infatti al fianco dei colleghi della squadra mobile di Caserta della sezione distaccata di Casal di Principe: tutti alla ricerca di malviventi ormai specializzati nei furti e nelle rapine nelle abitazioni.
La rapina – Tutto accade nel giro di poche ore: ci troviamo, come detto, a Mugnano. E’ notte e i due signori di mezza età, inquilini dell’appartamento, sono appena rientrati dall’ospedale Santa Maria della Misericordia: il marito infatti non si era sentito tanto bene, e la moglie lo aveva accompaganto presso il nosocomio per un normale controllo. Alle 3 vengono però svegliati bruscamente da una torcia in faccia e da un pistola puntata alla testa. I due malviventi, di origini albanesi ma con l’accento marcatamente italiano, hanno modi da veri criminali, minacciano di fare fuoco. I due coniugi vengono in poco tempo spogliati di tutti i loro averi: non hanno la cassaforte, e i due malviventi si “accontentano” di un bottino magro. Gioielli, denaro, due auto (una Bmw e un’Audi) 300 euro in contanti, le fede nuziali.
Non è l’unico colpo che i due malviventi hanno però messo a segno quella notte: arrivano sul posto con un’auto, e poco prima di rapinare i due coniugi, compiono un furto nella casa accanto, dalla quale portano via solo alcuni oggetti di poco valore. Non contenti, evidentemente, passano sull’altra casa, utilizzando per entrare una scala a pioli.
La fuga – Con il bottino, i ladri rapinatori fuggono con le due auto rubate, mentre un terzo complice si allontana con una Fiat Stilo, apparentemente “immacolata”. Immediato scatta l’allarme, diramato agli uffici della Questura limitrofi. Nel viaggio verso sud, probabilmente verso la Campania, la stradale di Frosinone intercetta l’auto guidata da uno dei due ladri, e si mette all’inseguimento: il guidatore, poi identificato in Murra Ervis, però ferma la macchina e corre per i campi. Prima di darsi alla fuga, gli agenti si rendono conto che confabula con un altro complice, che viene invece fermato. La Fiat Stilo è, come detto, una macchina “pulita”. Interrogato, nega di avere rapporti con l’altro albanese. Ma che fossero complici, viene giustificato dal fatto che all’interno dell’auto ci fossero due biglietti della stessa autostrada, emessi alla stessa ora.
Il basista del furto e della rapina, dopo le indagini della Questura, viene a quel punto individuato, nonostante sia ancora ricercato, in un uomo, sempre di origini albanesi, agli arresti domiciliari dallo zio a Mugnano, per rapina ed estorsione compiuti in Campania, nella zona di Casal di Principe. La casa dello zio è proprio nello stesso quartiere di quella dei due coniugi rapinati. L’uomo è stato uno dei primi malviventi a poter indossare il braccialetto elettronico, che però poco lo ha spaventato: a giugno lo ha strappato dal polso, rendendosi a quel punto latitante. Fino alla rapina di Mugnano, avvenuta ad ottobre.
Dopo le intercettazioni telefoniche, si scopre l’identità dell’altro ladro rapinatore, identificato come Hoxha Denis. Tutti sono stranamente nella zona della rapina quella notte, sebbene vivano nelle vicinanze di Casal di Principe. E non sono le uniche indagini che gli agenti della polizia hanno effettuato: sono così arrivati ad una donna, di origini campane, fidanzata di uno dei due, che in realtà è l’anello di congiunzione tra i tre malviventi. Dopo una settimana, la squadra mobile di Perugia, messasi sulle tracce dei tre malviventi, è riuscita a risalire ai nuovi telefoni cellulari presi in uso dai due ladri rapinatori, che però venivano usati solo tramite Skype e Whatssapp. Hoxha Denis e Murra Ervis sono stati assicurati alla giustizia. Si cerca ancora, come detto, il complice.
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