I fatti risalgono al dicembre 2020, in piena emergenza Covid | Il 27enne tifernate ha patteggiato ed è stato condannato a 6 mesi di reclusione pena sospesa e al pagamento delle spese processuali
Nel dicembre 2020 – in piena emergenza Covid – sferrò un pugno in pieno volto ad un infermiere tifernate del pronto soccorso di Città di Castello. Solo alcuni giorni fa per il 27enne aggressore (allora 24enne) è arrivata la condanna a 6 mesi di reclusione con pena sospesa.
La sentenza di patteggiamento è stata emessa dal giudice Lucia Innocenzi lo scorso 13 febbraio. L’imputato (anch’esso tifernate), accusato di lesioni personali e persino di interruzione di pubblico servizio (l’operatore sanitario era addetto al triage), è stato condannato anche al pagamento delle spese processuali.
Quel giorno di 3 anni fa il giovane, già ferito e sanguinante ad un avambraccio e in forte stato di agitazione – risultò poi sotto effetto di cannabinoidi e cocaina – si avventò senza un preciso motivo contro l’operatore sanitario che lo stava prendendo in carico, colpendolo brutalmente. Il pugno procurò all’infermiere – difeso dall’avvocato Michele Bianchi – una sublussazione articolare temporo-mandibolare con trauma facciale e tumefazione al volto: la vittima agirà infatti anche in sede civile per il risarcimento di tutti i danni subiti.
Nonostante il fatto sia avvenuto nel 2020 il triste fenomeno delle aggressioni agli operatori sanitari è ancora tristemente diffuso e attuale. Sempre in Umbria l’ultimo caso risale ad appena un mese fa, quando al pronto soccorso di Foligno era stata un’infermiera ad essere percossa da uno dei familiari di un paziente. A inizio febbraio l’assessore regionale alla Sanità Luca Coletto, nell’aula del Consiglio umbro, aveva riferito come l’Ente di Palazzo Donini avesse già incrementato le linee di indirizzo regionali per la prevenzione di tali episodi di violenza.