Le imprese dell’Umbria chiudono il 2007 con un risultato migliore del dato medio nazionale che indica, per il nostro Paese, un netto arretramento della produzione industriale rispetto al precedente trimestre e ad un anno fa. Secondo l’ISTAT, infatti, nel quarto trimestre del 2007, l’andamento della produzione industriale avrebbe fatto registrare, su scala nazionale, una flessione (-2,2%) rispetto a quanto registrato nel terzo trimestre dello stesso anno. Ciò dovrebbe portare a chiudere con un segno negativo anche l’intero anno: – 0,2%.Su tali stime convergono anche le valutazioni del Centro Studi Confindustria mentre per l’ISAE nell’insieme del quarto trimestre l’attivitàmanifatturiera dovrebbe risultare un po’ meno negativa e chiudersi con una perdita dell’1,3%. Per l’industria manifatturiera locale, tuttavia si riscontra una prestazione migliore, seppur non esaltante, di quella riscontrata su scala nazionale. E’ infatti da tenere presente che l’articolazione settoriale della congiuntura ha penalizzato di più alcuni comparti che in Umbria sono scarsamente rappresentati (ad esempio la pelletteria ed anche la produzione di apparecchi elettrici e di precisione) e meno altri settori che qui, invece, sono più incidenti (ad esempio il tessile-abbigliamento). Da ciò il risultato relativamente migliore che ci si attende a consuntivo definitivo per il quarto trimestre 2007.Se si guarda, ad esempio, al complesso delle indicazioni ottenute dall’indagine per il periodo considerato appare incoraggiante la quota elevata di imprese che dichiarano una stabilità dei livelli produttivi sia rispetto al precedente trimestre (45,1%) sia rispetto al corrispondente trimestre dell’anno precedente (41,8%).Delle restanti imprese, la maggior parte conferma il protrarsi di dinamiche di espansione, mentre solo una piccola quota lamenta contrazioni di attività produttiva.Infatti, il 46,9% fa registrare aumenti accentuati rispetto all’anno precedente. Rispetto ad un anno fa, meno di un quinto delle imprese (pari al 14,3%) partecipanti all’indagine dichiara di aver ridotto i livelli di produttività. Focalizzando l’attenzione sull’andamento di alcuni dei più importanti settori produttivi, si nota come, ancora una volta, i risultati positivi premiano l’impegno e gli sforzi dell’industria meccanica. In questo comparto, numerose imprese dichiarano di aver accresciuto i livelli di produzione rispetto sia al precedente trimestre (40% delle risposte) sia al corrispondente quarto trimestre del 2006 (58,6%). Va peraltro ricordato che quel trimestre era stato riconosciuto come particolarmente positivo, e dunque aver mantenuto almeno quei livelli è da considerare un dato favorevole.Nel complesso, quindi, anche le imprese che dichiarano stazionarietà rispetto all’ultimo trimestre del 2006 (e sono il 37,9%) o che tengono rispetto al precedente terzo trimestre (e sono il 60,0%) contribuiscono significativamente a rendere positivo il quadro congiunturale di questo gruppo di imprese. Come si vede l’area del disagio è questa volta davvero molto limitata: il 3,4% del totale.In parte simile è il profilo della performance dell’industria della carta, stampa ed editoria. Il quadro infatti è analogo, anche se con alcune irregolarità in più rispetto alla meccanica. Cospicua è l’area della forte espansione (tra il 25,0% e il 12,5% a seconda che si guardi sulla distanza di tre oppure di dodici mesi). E ad una vasta area di stazionarietà si affianca una certa qual consistenza (25,0%) dell’area della contrazione produttiva, anche se limitata alla fascia di arretramento di contenuta entità.Profilo ancora diverso, infine, è quello dell’industria della lavorazione dei minerali non metalliferi (che, è opportuno ricordarlo, non ricomprende imprese dell’artigianato artistico della ceramica). In questo caso la situazione è piuttosto articolata, i casi di espansione sono ancora numerosi ma in numero inferiore rispetto a quanto rilevato per gli altri settori, l’area della stazionarietà è più compressa e maggiormente insistente è la quota di imprese che hanno visto rallentare produzione di vendite e ordinativi. Osservazioni analoghe a quelle espresse per i diversi settori produttivi si ripropongono distinguendo le imprese sulla base delle dimensioni. Tanto per le grandi imprese (con oltre 20 addetti) quanto per le piccole, predominano le aree della stazionarietà e della crescita. Tra le piccole imprese si ha una relativamente maggiore presenza di imprese in difficoltà. Per le grandi imprese si registra anche un lieve decremento del numero di addetti. Al contrario, le imprese più piccole hanno allentato la prudenza e ripreso ad assumere. Con quanta fortuna e convinzione lo si vedrà nei trimestri a venire.
PUBBLICATI I DATI CONGIUNTURALI SULLE IMPRESE UMBRE
Gio, 28/02/2008 - 17:02