“Non si tratta di una scoperta”. Così il prefetto dell'Archivio segreto del Vaticano, monsignor Sergio Pagano, si è premurato di specificare , presentando il volume “Processus contra Templarios” ,volendo così smentire tutte le possibili indiscrezioni ed a suo dire ” imprecisioni ” sul possibile ripensamento da parte della Chiesa sulla penosa sorte dei Monaci Guerrieri. ''È il terzo numero di una collana che si chiama ‘Exemplaria Praetiosa' – ha precisato – inaugurata nel 2000'' e che prosegue oggi con una pubblicazione che non ha ''alcuna volontà celebrativa e tantomeno riabilitativa'' dell'Ordine del Tempio. È inoltre “del tutto accidentale” il fatto che, proprio quest'anno, ricorra il settimo centenario dall'inizio del processo ai templari. La pubblicazione racchiude al suo interno la riproduzione fedelissima di quattro pergamene, la cui lunghezza complessiva somma 5 metri e mezzo e in cui sono stati annotati 38 verbali di interrogatori. I primi tre documenti si riferiscono all'inchiesta pontificia sull'Ordine dei templari tenutasi a Poitiers e costituiscono gli esemplari superstiti di un corpus originario di cinque rotoli membranacei. La quarta pergamena rappresenta il documento più importante e intorno al quale si concentra l'interesse degli studiosi e degli appassionati della vicenda. Essa è stata rinventuta solo nel 2001 ed è l'atto originale di assoluzione concessa dai cardinali plenipotenziari del Papa Clemente V al Gran Maestro del Tempio Jacques de Molay e agli alti dignitari templari rinchiusi nel castello di Chinon, da cui prende nome la pergamena. Il documento in questione, in realtà, era già stato censito nei cataloghi una prima volta nel 1628 e successivamente nel 1912. Tuttavia solo sei anni fa è riapparso fisicamente, grazie alle ricerche di Barbara Frale, officiale dell'Archivio segreto Vaticano. “La grande cosa – ha detto l'archeologo e scrittore Valerio Massimo Manfredi – è la pubblicazione definitiva di questi documentii, sarebbe un film stupendo, ne ho anche parlato con De Laurentis che ha manifestato un interesse di massima. E' un dramma di proporzioni epocali, quasi apocalittiche, con una conclusione di una drammaticità smisurata e un duello all'ultimo colpo e all'ultimo inganno tra un re e un pontefice francesi”. Il processo ai Templari si svolse infatti per la quasi totalità nel periodo della “cattività avignonese” che vide, dopo gli scontri tra il papato e la monarchia francese, l'arcivescovo di Bordeaux, Bertrand De Got, salire al soglio pontificio con il nome di Clemente V e spostare la sede papale da Roma ad Avignone: era il 1309. Cinque anni dopo, il 18 marzo 1314, “moriva sul rogo Jaques de Molay, l'ultimo Grande Maestro dell'Ordine del Tempio – ha ricordato Barbara Frale – con una condanna per eresia, benché fosse stato precedentemente assolto dall'autorità pontifica. Un cronista dell'epoca riportò la versione secondo la quale prima di morire avrebbe chiamato il re di Francia e il papa Clemente V davanti al tribunale di Dio”. E' dunque un fatto che da li a poco entrambi i discussi autori della persecuzione morirono non certamente in maniera serena.Proprio da questo episodio sarebbe nata “l‘infinità di leggende” sulla vicenda dei templari, favorite anche dalla “grande perdita di documenti di un processo durato sette anni – ha osservato la Frale – che è stato inoltre un enorme intrigo internazionale in cui si scontrarono l'autorità della Chiesa e quella del sovrano di Francia e di altri sovrani laici desiderosi di smantellare l'Ordine del Tempio, oramai una specie di fossile del tempo delle crociate”. Contrariamente agli scrittori di fantasia “gli storici hanno giocato al ribasso, negando le colpe dei templari”. La verità, non sarà mai facile da affermare in questo contesto di molte determinazioni come quella che vuole proprio l'ammissione delle proprie responsabilità di fronte al papa e il contestuale pentimento degli alti dignitari dell'ordine, quale fattore che ne produsse la loro assoluzione, documentata nella Pergamena di Chinon. Tuttavia molti dimenticano le atroci torture (altrettanto documentate) che portarono a quei pentimenti , così come quello del Gran Maestro De Molay , che una volta avuto modo di comprendere il proprio tradimento al giuramento ebbe a ritrattare tutta la sua confessione finendo direttamente sul rogo. E' questo il contenuto della pergamena ed è veramente sorprendente che sia stata sempre custodita fin dai tempi di Clemente V nell'archivio pontificio e censita già nel 1628 e più tardi in un dettagliato catalogo del 1912″, pur passando inosservata agli studiosi. Forse essi sono stati “depistati” da una serie di eventi, tra i quali la Frale cita gli autorevoli studi di Scottmuller, “che non riconobbero la reale importanza di quell'inchiesta, scambiandola per un'inchiesta diocesana tra le tante celebrate in Francia”. La Frale invece, è stata insospettita dalla presenza tra i giudici di Berenger Fredol, nipote e braccio destro del papa e “l'uomo più importante del collegio dei Cardinali”. L'intervento di una tale autorità non poteva essere che giustificato dall'importanza della circostanza, che coinvolgeva i Capi dell'Ordina e sarebbe terminata con la loro assoluzione. Dalla vicenda emerge anche una nuova figura di Clemente V, solitamente visto come il “cappellano di Filippo il Bello“. E' invece significativo che attraverso le parole di Mons. Pagano , si esclude ogni intento riabilitativo dell'Ordine , ma si pensa bene di produrre un opera con i documenti che a quanto si dice sia in tiratura limitatissima e dal costo a dir poco esorbitante (5.900,00 Euro…Iva inclusa). Non c'è dubbio che i Templari sono un vero tesoro , una miniera inesauribile , e che in molti ogni tanto pescano nel sacco, compresi coloro che già un po' di secoli fa ne attinsero in copiosa misura. Sarebbe stato davvero più interessante sentire l'opinione della Frale e di Mons. Pagano su quella ipotesi di lavoro, confortata dagli esami al “Carbonio 14” , che fanno risalire La Sacra Sindone ad un periodo compreso in un intervallo( con confidenza del 95% ) tra il 1260 e il 1390 , e che sostiene che il volto ed il corpo del famoso telo è quello di Jaques de Molay. A scanso di equivoci vale la pena di ricordare che proprio in forza di quei risultati di studio il Vaticano si affrettò a dire che La Sindone, trattatavasi di “oggetto di devozione e culto e non di reliquia”.
NON NOBIS DOMINE, NON NOBIS, SED NOMINI TUO DA GLORIAM
carvan