Tra le 120 e le 140mila persone sono povere in Umbria (24mila, secondo le stime, le famiglie), per un totale dell'8% della popolazione regionale considerata sotto la soglia di povertà, a cui si aggiunge un altro 7% di persone a rischio di scivolarvi.Sono i dati emersi dalla presentazione del “Quarto rapporto sulle povertà in Umbria”, avvenuta ieri a Palazzo Gazzoli a Terni. Una giornata di studi a cui sono intervenute le istituzioni regionali (presidente Lorenzetti ed assessore Stufara), quelle religiose (il vescovo di Terni mons. Paglia e quello di Spoleto – Norcia Fontana), i rappresentanti dell'Osservatorio sulle povertà in Umbria e dell'Agenzia Umbria Ricerche, il sindaco di Terni Raffaelli e varie cariche ed esperti regionali e non.”La povertà non ha voce e molto spesso non si vede” ha detto il presidente dell'Aur Claudio Carnieri in apertura di giornata. Lo stesso che con una gaffe ha cambiato il nome a mons. Fontana, chiamandolo Sandro, non senza provocare qualche sorrisino perfino nelle prime file. Un modo forse per sdrammatizzare il tema serio della mattinata.”La società di oggi e del futuro avrà una prospettiva diversa a seconda di come si affronta il problema della povertà” ha detto il vescovo di Terni – Narni – Amelia, a cui hanno fatto seguito le parole del sindaco Raffaelli. “Più debole è il territorio – ha sottolineato il primo cittadino della città dell'acciaio – più debole è la risposta. Questro quadro interpella chi amministra e chiama ad un rimodellamento degli interventi. Dobbiamo mettere in campo strumenti emergenziali di risposta per aiutare quanti non ce la fanno più, ci vuole un lavoro paziente di rimozione delle cause per intervenire”.Ad illustrare tutto il rapporto in un intervento durato oltre 40 minuti, tra la “disperazione” generale dei presenti nella sala blu di palazzo Gazzoli, è stato l'assessore regionale Damiano Stufara, che non ha dimenticato di attaccare il precedente governo Berlusconi, lodando gli interventi svolti dalla Regione in questi anni. Stufara ha detto “no alla solidarietà compassionevole”, annunciando che per il prossimo triennio per le politiche sociali sarà messo in campo un finanziamento di 140 milioni di euro.A riportare l'attenzione esclusivamente sul lavoro svolto nel rapporto, il quarto realizzato in 12 anni dall'Osservatorio sulle povertà in Umbria insieme all'Aur, è stato il professor Paolo Montesperelli, anima di questo studio.”In Umbria abbiamo una situazione non uniforme – ha affermato Montesperelli – ma in totale il 15% delle famiglie sono povere o a grave rischio di povertà. Quanto ala condizione delle famiglie povere – ha sottolineato poi il sociologo – ovvero all'intensità del fenomeno, essa è meno grave rispetto alla povertà riscontrabile mediamente nel Paese: per le spese necessarie ai consumi in Umbria occorrerebbero 183 euro in più al mese per uscire dalla soglia di povertà, mentre sarebbero necessari oltre 236 euro in Italia”. I soggetti più colpiti dalla povertà hanno un'età media intorno ai 48 anni e in coppia non raggiungono un reddito superiore ai 900 euro. Per questo motivo incontrano reali difficoltà ad arrivare alla fine del mese. In questo contesto assume un rilievo la povertà dei minori che, oltre a contraddire il principio di uguaglianza provoca uno svantaggio nel lungo periodo, visto che chi nasce in famiglie povere ha minori possibilità di emergere e maggiori probabilità di cronicizzate la propria condizione di disagio. Altra caratteristica è che la povertà estrema assume un volto diverso da quello stereotipato: non è solo quello degli immigrati infatti, perché per un terzo colpisce gli umbri, e non coincide con i vecchi “barboni”, ma con uomini e donne dall'età media di circa 42 anni. Il rapporto prende in esame anche le “povertà estreme”, ovvero quei casi in cui ci troviamo di fronte a soggetti che non hanno a disposizione neanche i beni primari. Sono loro i principali utenti della Caritas in tutte le sedi umbre. Tra marzo e maggio 2005 i ricercatori dell'Aur e dell'Osservatorio hanno preso in esame 1020 casi di utenti per capire quali erano le loro richiese e, di conseguenza, i loro bisogni. La percentuale degli utenti immigrati che si rivolgono alla Caritas per circa due terzi è composta da immigrati, di cui molti senza permesso di soggiorno. Ma ci sono anche “i poveri della quarta settimana”, cioè le famiglie che con gli introiti non riescono a coprire le spese per tutto il mese e così si rivolgono alla Caritas per bisogni materiali come il pagamento di utenze scadute, richiesta di micro crediti per pagare l'affitto o le spese per l'auto. Un fenomeno che osservatorio e Aur avevano già analizzato analiticamente nel terzo rapporto.
“Non si può affrontare il problema delle povertà attraverso singoli interventi settoriali. Al contrario, questo problema va 'aggredito' mettendo in campo azioni in diverse direzioni, in modo coordinato e continuativo”. Così la governatrice dell'Umbria Maria Rita Lorenzetti ha concluso la mattinata di studio sul problema della povertà, invitando a cogliere le opportunità offerte dall'immigrazione. Il rapporto, che vuole essere uno strumento per aiutare le istituzioni ad affrontare il problema, secondo l'arcivescovo Riccardo Fontana, “aiuterà a prendere atto che non basta offrire a tutti gli stessi servizi, ma dovremo imparare a prestare a ciascuno ciò che gli serve”.
Sara Fratepietro