La Giunta regionale dell’Umbria, su iniziativa del presidente, Fabio Paparelli, ha approvato il programma regionale nell’ambito del Fondo Nazionale per le politiche della famiglia per l’anno 2019 e stabilito il riparto delle risorse, pari a 246.000, da assegnare alle 12 Zone sociali dell’Umbria per interventi volti a favorire la natalità.
“Nel Nuovo Piano Sociale Regionale 2017-2020 – ha spiegato il presidente Paparelli – si prende atto dei profondi cambiamenti che, anche in Umbria, hanno interessato l’infanzia, l’adolescenza e le famiglie, con modifiche del quadro demografico, della struttura della popolazione e del relativo contesto socio-economico-culturale, nonché del contesto istituzionale in cui le politiche ed i servizi per le famiglie e per i loro componenti si sviluppano. Gli ultimi dati Istat evidenziano un perdurante trend demografico decrescente, sia a livello nazionale, che locale e, nonostante venga registrato un contributo alla natalità da parte degli stranieri, il tasso di natalità umbro resta, infatti, tra i più bassi d’Italia”.
Nell’arco del 2018 la popolazione nella regione è scesa complessivamente di 2.625 unità per tornare nel dicembre ai livelli del 2010 (882.015 residenti, con la popolazione femminile, 457.196, in lieve maggioranza). I nati nell’anno 2018 sono stati solamente 5.792, dato che fa registrare una discesa delle nascite ad un livello mai registrato dal 2000 ad oggi. Pertanto, il tasso di natalità in Umbria si attesta a 6,6 ogni mille abitanti, anche questo il più basso degli ultimi 20 anni. Da un punto di vista demografico diminuiscono anche le coppie con figli, aumentano quelle senza figli, le famiglie ricostituite e le unioni libere, nonché si registra un numero molto significativo di famiglie separate, unipersonali, spesso composte da anziani soli. Anche le trasformazioni del tessuto sociale, economico e culturale hanno inciso su contesti familiari sempre più colpiti dall’incrementato di povertà e deprivazione materiale ed esistenziale, conseguenza, anche e soprattutto, della crisi. Crisi che ha, altresì, comportato percorsi occupazionali difficili, ad allora “stabili”, generando situazioni di solitudine e di carenza di legami, difficoltà nel dare protezione ai membri più deboli come, ad esempio, ai bambini e alle persone che richiedono cure/assistenza.
“Questo quadro socio–demografico – ha proseguito Paparelli – richiede, pertanto, la messa in atto di interventi che siano in grado di fronteggiare le problematiche che impediscono o rallentano la formazione di famiglie e evitare che le nuove coppie decidano di non avere figli o rinviarne la nascita”.
“Inoltre – afferma – l’aumento di fragilità familiari e di conflittualità intra – familiari rendono necessario intervenire con l’offerta dei servizi, sperimentandone di nuovi e rafforzando gli strumenti ordinari esistenti, attraverso pratiche di welfare generativo e di comunità, al fine di potenziare l’incontro tra crescenti bisogni e risorse”.
In considerazione di tutto ciò le risorse saranno destinate in base alle soglie ISEE definite dai regolamenti zonali dei Comune capofila, a finanziare interventi finalizzati al sostegno socio-economico delle famiglie in presenza di bambini dalla nascita fino a tre anni, nonché al supporto di donne sole o di giovani coppie in attesa di un figlio, al potenziamento di misure di intervento a sostegno della natalità già messe in atto nella zona sociale con interventi finanziati con risorse del POR-FSE 2014-2020 e/o nazionali e/o regionali, ai servizi di sostegno alle competenze genitoriali anche nell’ambito delle attività dei Centri famiglia; per favorire azioni di sostegno in presenza di situazioni di vulnerabilità per ridurre i rischi connessi a tali fasi, per rafforzare e valorizzare le risorse dei singoli e dei nuclei nello svolgere il compito genitoriale, per azioni di promozione di gruppi di famiglie-risorsa, gruppi di auto-mutuo aiuto, progetti d’integrazione per famiglie di nuova immigrazione.
Attenzione è dedicata anche agli interventi diretti a sostenere padri e madri separati che vengano a trovarsi in situazione di grave difficoltà economica e psicologica a seguito dell’assegnazione della casa familiare e dell’obbligo di corrispondere l’assegno di mantenimento all’altro coniuge, alle azioni informative a favore della maternità responsabile anche tramite i consultori che promuoveranno azioni di sostegno per la natalità e assistenza per la preparazione alla maternità e alla paternità responsabile, nonché interventi di supporto in presenza di problemi della coppia, azioni volte a favorire la conciliazione delle esigenze familiari con quelle lavorative/professionali, anche prevedendo maggiore flessibilità degli orari dei servizi di supporto alle famiglie con minori.
“Quest’ultima tipologia di interventi – ha spiegato il presidente Paparelli – potranno essere volti al supporto delle attività svolte dai centri per le famiglie che nel territorio umbro sono presenti in alcune aree urbane in quanto finanziati nell’ambito della Programma di sviluppo urbano sostenibile – Agenda Urbana nelle 5 città urbane della Regione del POR FSE 2014-2020”.