“Se solo mi avessero telefonato per dirmi che Stefano stava male. Se mi avessero avvisato in tempo sarei andato a prenderlo. Lo avrei portato in Italia. Lui voleva tornare”. E’ disperato Angelo Proietti, il padre di Stefano, il 34enne trovato morto nella stanza numero 27 della Edward Gibbons house di Londra, dove il giovane viveva da qualche tempo perché in quella struttura sanitaria poteva ricevere le cure necessarie al suo problema di dipendenza.
Perugino muore a Londra, la famiglia “mistero, era in un lago di sangue”
La vita a Londra Stefano era andato a vivere a Londra da circa dieci anni, faceva dei lavoretti saltuari e cercava di rimettersi in sesto. Aveva avvertito i genitori che sarebbe tornato in Italia per il ponte dell’Immacolata poi invece, pochi giorni prima della partenza aveva avvisato che non sarebbe andato perché non stava bene. Nessuno si era allarmato più di tanto perchè poteva succedere.
La tragica notizia Poi i giorni sono passati e il 27 dicembre, qualcuno dal consolato ha telefonato a Piegaro, nella casa dei signori Proietti, dando la tremenda notizia della morte di Stefano. Il padre Angelo, arrivato a Londra ha riavuto indietro il corpo del figlio già vestito, e, insieme alla moglie, attende l’esito dell’autopsia. Per ora infatti, il coroner gli ha solo fatto recapitare un certificato in cui si dice che la causa della morte deve ancora essere accertata. Angelo però è certo di avere visto tantissimo sangue nella stanza in cui Stefano viveva.
Chiarezza Adesso la famiglia si è rivolta al’avvocato Walter Biscotti per chiedere chiarezza e avere, il prima possibile, quelle spiegazioni che la giustizia inglese ancora non gli avrebbe fornito. Stefano intanto riposa nel cimitero del paese in cui era tornato nel marzo dello scorso anno, per circa dieci giorni.