Con una settimana di ritardo il consiglio comunale di Perugia ascolta le parole dell’assessore Francesco Calabrese, travolto dalle polemiche dopo un’intervista e un post su Facebook sulle infiltrazioni della mafia nelle istituzioni e le spaccate “sospette” in centro storico. La scorsa volta tutto era finito in putiferio. Stavolta no. L’ordine del giorno urgente della maggioranza tiene botta e permette il dibattito.
La versione di Calabrese – Calabrese parla e si difende: “Non ho mai dato in vita mia patenti di nessun tipo a nessuno. Ringrazio perché è stato citato un modo di essere opposizione. A 30 anni impugnai il bilancio di previsione di un Comune, furono battaglie durissime ma con grande rispetto delle persone che avevamo di fronte. Ho ottimi rapporti personali con tutti, perché è stato sempre riconosciuto un rispetto alla controparte. Non ho mai detto e non ho mai pensato che i miei interlocutori fossero collusi con le organizzazioni criminali. Ricordo un consiglio grande in cui si parlava di sicurezza reale è percepita, in quel consiglio grande descrivemmo le caratteristiche di quel fenomeno. Vent’anni fa sostenemmo che vi era il rischio di infiltrazioni nelle attività, che prima arrivano con il riciclaggio, poi con le holding della criminalità”. E ancora: “Noi – prosegue Calabrese – allora registrammo queste posizioni e il nostro interlocutore politico ci disse che si trattava solo di una percezione. Perugia è un luogo considerato strategico nella geografia criminale. In tutto questo arrivo al 14 febbraio scorso quando il sottosegretario Bocci e il sindaco hanno parlato di un cambiamento di passo nella questione della sicurezza”. Infine il punto cardine: “Il mio post su Facebook e la mia intervista? Sono state strumentalizzate. Non ho la pretesa di avere le risposte ,ma ho posto le domande. Se c’è chi ha voluto leggere altro, mi dispiace”.
Opposizione su tutte le furie – L’assessore ha anche tentato di leggere la lettera di Brutti e citare le parole del presidente della commissione regionale antimafia come quelle di “un autorevole esponente storico della sinistra perugina”, ma dal Pd non hanno voluto sentire ragioni. Bori ribatte: “Noi volevamo le parole di Calabrese, non quelle di Brutti. Lei ha messo in relazione le spaccate in centro storico con illazioni dirette alla giunta all’ex sindaco e invece di chiedere scusa arriva ad offendere questa opposizione”. Poi il capogruppo Mencaroni aggiunge: “La situazione delle infiltrazioni mafiose nel tessuto di Perugia era nota, anche alla vecchia giunta. Lei ha puntato il dito contro chi ha sempre lottato per la legalità. Chiediamo le scuse pubbliche e le dimissioni”. In ultimo, il socialista Arcudi: “La storia di Perugia è trasparente. Le sue sono dichiarazioni che hanno sconvolto l’opinione pubblica più matura e responsabile della città perché ha messo in discussione la storia della sinistra a Perugia. Mi aspetto che riconduca il suo intervento a un impegno serio per la città”.
L’ordine del giorno – E al momento del voto dell’ordine del giorno che impegna “il sindaco e la giunta a proseguire con la massima determinazione, già manifestata in questi primi mesi, in materia di sicurezza a Perugia” la maggioranza tiene: 18 favorevoli maggioranza, 7 contrari e 3 astenuti (Movimento 5Stelle).