di Sara Cipriani e Cristiana Mapelli
In una città divisa tra chi già veste gli abiti quattrocenteschi e chi, invece, grida alla sberleffo, le dichiarazioni di ieri a favore di Perugia 1416 da parte dell’assessore regionale alla cultura, mandano in frantumi i precari equilibri esistenti. Da una parte i sostenitori di un’Amministrazione che ha rotto ogni schema, politico e ideologico, proponendo la narrazione della storia di un popolo che agli occhi di qualcuno può sembrare tale e quale ad una sfilata adatta ad un parco divertimenti tematico. Dall’altra coloro che, invece, hanno sempre visto la cultura in chiave diversa, forse velatamente coperta da un soffio polveroso di noia. Di fatto c’è che Perugia in questi mesi e fino a giugno, mese in cui prenderà il via la manifestazione, è profondamente divisa. I guelfi e i ghibellini, ha detto qualcuno. I neri e i rossi, potremmo anche osare.
La notizia fa il giro della città. Appena pubblicata la nota dell’assessore, immediatamente sono partiti commenti e repliche, tra Corso Vannucci e post di Facebook dove, come uso fare, ha lasciato un suo pensiero anche il Segretario Consigliere Giacomo Leonelli. Sembra poi che la notizia dell’ok della Cecchini alla tanto discussa manifestazione sia arrivata, con squillo di trombe, alle orecchie di alcuni cittadini che, nel pomeriggio di ieri si erano ritrovati numerosi dalle parti di Corso Garibaldi per la visione di un cortometraggio sulla bella Perugia. Un momento dedicato ad omaggiare la città rapidamente interrotto dal chiacchiericcio cittadino sulla spinosa questione. E non erano certo mancati nei giorni scorsi note, conferenze e dibattiti che non potessero farne prevedere le reazioni.
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In un clima già bollente di suo, infatti, il benestare di Fernanda Cecchini, assessore della Regione e dal quale ente è uscita la comunicazione, non solo ha riacceso gli animi di tutti, ma ha fatto nascere anche qualche punto interrogativo. Alla corte di palazzo Cesaroni già dalla settimana prossima sembra che si discuterà sul ruolo che la Regione intenderà assumersi in fatto di costumi, giochi e taverne per Perugia 1416. O meglio, quanto intenderà investire nella tanto discussa manifestazione. Una nuova tenzone sembra attendere la Tavola dei 5, ops dei quattro, più una, ancora intenta a rattoppare le ferite dell’ultima battaglia. Interna.
Un atto voluto, forse, se pensiamo all’essenza di ogni rievocazione storica: aggregazione sociale, esaltazioni delle tradizioni, la passione per il passato e la cultura di altri tempi. Un atto dovuto, invece, se riflettiamo su come, in fondo, il “timbro” della Regione appaia in tanti altri eventi, culturali e non. Più per tutelare, vigilare, autorizzare una iniziativa che, in effetti, per sostenerla.
Abbiamo chiesto al professor Fabrizio Bracco, ex assessore regionale alla cultura, un commento sulla dichiarazione pubblicata oggi sul sito della Regione Umbria in merito all’adesione dell’Ente alla manifestazione storica Perugia 1416: “Non mi risulta che la dichiarazione sia espressione della Regione, ma dell’Assessore Cecchini. La Regione prima di dichiararsi a favore di rievocazione storica necessita di un atto di Giunta, se gestita al di fuori della legge regionale che ne gestisce il sostegno economico. Tramite questa legge, le associazioni e gli enti possono fare domanda di contributo, le richieste vengono poi esaminate anche da una commissione all’interno della quale è presente il professor Giancarlo Baronti, che presiede in Umbria la Federazione Italiana Giochi Storici”. “Se invece la Giunta vuole aderire diversamente alla rievocazione della Perugia 1416 – continua Bracco – ha la piena autonomia di farlo. Vorrà dire che anche la Regione verrà accomunata alle critiche che una grande parte della città sta muovendo nei confronti di questa manifestazione” E così ne spiega le motivazioni “Ritengo che Perugia, per le sue dimensioni e per l’importanza che già riveste con una serie di altre manifestazioni di carattere culturale anche di respiro internazionale non abbia bisogno di un evento di rievocazione storica, a maggior ragione se imposta dall’alto e non come frutto di una partecipazione cittadina spontanea. Un elemento sociale aggregante e che muove dal basso, come sono, solo per fare un esempio la Quintana di Foligno, la Corsa all’Anello di Narni o i Giochi delle Porte di Gualdo Tadino, manifestazione che lavorano e aggregano comunità durante tutto l’arco dell’anno”. E chiude, il Professore, riproponendo una questione alla quale non sembra ottenere risposta “Al di là dell’opportunità, non si capisce perché si sia scelta una manifestazione che è celebrazione di una sconfitta per Perugia. Tutte le rievocazioni che hanno luogo in Umbria celebrano momenti unificanti, nessuno mi ha finora spiegato perché a Perugia si dovrebbe celebrare un evento di divisione. In questo la sfilata del prossimo giugno si presenta come manifestazione del tutto atipica. Se la Regione deciderà di dare la propria adesione alla rievocazione, dovrà dare motivazione anche di questo”. Come a dire, ferrmate le milizie alto tiberine o sono guai.