Neanche con l’aiuto del mitico Topolino, al commissario Basettoni verrebbe in mente di risolvere il rebus del partito democratico di Spoleto, da tempo ormai nel caos, preda di logiche e personalismi che lo hanno portato a perdere il governo della città e una buona fetta di credibilità. Che l’impresa fosse ardua, il veterano Carlo Antonini, nominato a dicembre scorso commissario del piddì festivaliero, lo sapeva benissimo. Come lo sapeva bene il segretario regionale Giacomo Leonelli, stufo delle beghe spoletine e di sollecitare continuamente l’assemblea a trovare una quadra. Così la minaccia di ‘mettere in sicurezza’ il partito si è trasformata in certezza. Ma non è servito a nulla. Anzi, a rimetterci ora rischia proprio colui che doveva attuare il ‘cordone sanitario’, curare il ‘male’ e restituire alla città un partito più coeso e forte. Antonini appunto.
Lo strano mandato – Un commissariamento a dir poco singolare, visto che l’assemblea comunale – come si vedrà a breve – è rimasta in piedi. Chi è stato dunque commissariato? La risposta è ironicamente facile: l’estrema ratio ha di fatto colpito solo la malcapitata presidente dell’assemblea, Vilma Fiata, l’unica ad aver perso la carica. Come se il Governo, volendo sciogliere un comune, sostituisse il sindaco ma tenesse in piedi Giunta e consiglio comunale; o se palazzo Koch, commissariando una banca, sostituisse il presidente ma lasciasse all’opera Cda e revisori dei conti. Il lavoro di Antonini, il commissario Antonini, in questi sei mesi non è stato facile, tirato dalla giacchetta dai renziani, dalla sinistra e dai bocciani. I più dinamici sono stati questi ultimi – supportati dal segretario provinciale Dante Andrea Rossi (che del partito è anche membro dell’assemblea cittadina e capogruppo in consiglio comunale) e dal recente acquisto Sergio Grifoni – maledettamente determinati ad andare a congresso prima della fine dell’anno. Dicono i maligni che il motivo di tanto dinamismo risiederebbe nella campagna di tesseramento 2015, spintaneamente aiutata da un generoso sponsor, probabilmente poco disposto a sborsare nuovamente soldi per il rinnovo 2016: voci, maldicenze, pettegolezzi, per carità, ma che hanno spinto Rossi a promettere ufficialmente una seria inchiesta interna (non pervenuta) e connesse sanzioni.
Lo ‘strappo’ – è in questo clima di incertezza, per non dire di definitivo crack, che ieri l’altro il commissario decide di forzare la mano e lasciare il partito al proprio destino. Eloquente il messaggino inviato ai membri dell’Assemblea che TuttOggi.info ha potuto leggere: “ritengo che la fase di commissariamento debba essere superata, i tentativi di individuare una ipotesi largamente condivisa hanno portato a passi in avanti ma senza giungere ad una soluzione definitiva” scrive sullo smartphone Antonini ammettendo di fatto la sconfitta “come previsto dallo statuto è necessario fare un ulteriore tentativo per arrivare alla elezione degli organismi dirigenti da parte dell’organo deputato, cioè l’assemblea comunale (ma non era commissariata? n.d.r.) che è convocata per il 28 luglio alle ore 21 con ordine del giorno: elezione del segretario comunale. Le candidature potranno essere presentate al commissario fino all’inizio della seduta”. Non certo una data felice, visto che per quel giorno è previsto l’arrivo del premier Renzi per l’apertura di un tratto della quadrilatero (Foligno-Ancona), e, non bastasse, nel tardo pomeriggio è stata fissata l’iniziativa Ascani-Barberini che a Spoleto sosterranno le ragioni del Governo per il prossimo referendum. Il messaggino commissariale ha però dato il via libera al toto-segretario con in pole position, stando ai bene informati, il giovane Matteo Cardini, renziano della prima ora, più recentemente sulla lunghezza d’onda boccian-grifoniana, seguito a ruota da out-sider come Margherita Lezi e lo stesso Roberto Loretoni (le cui dimissioni hanno aperto la fase di incertezza in cui permane il piddì).
Contrordine compagni – Passano poche ore e arriva il coupe de theatre, ul secondo messaggino del commissario che, non senza imbarazzo, scrive: “nella giornata di ieri 19 luglio mi è giunta comunicazione di una lettera di dimissioni indirizzata ai segretari regionali e provinciali del pd. Verificato che tale lettera è firmata dalla maggioranza dei membri dell’Assemblea comunale la riunione del 28 luglio è annullata”. Immaginarsi la faccia di Antonini alla notizia: tutti erano stati informati tranne lui, che già pregustava la fine del mandato spoletino. Le dimissioni, firmate dallo stesso Dante Andrea Rossi, rappresentano anche un attacco ai massimi organismi dei democratici. Leggiamo: “La chiusura e l’indifferenza sino ad ora mostrata dai responsabili degli Organi preposti a vagliare la richiesta di una deroga regolamentare per la tenuta immediata di un Congresso straordinario a Spoleto, autorizza i sottoscritti a manifestare il proprio disappunto e le proprie ragioni comportamentali, attraverso i mezzi divulgativi più idonei ed appropriati”. Come il programma serale della De Filippi, “C’è posta per Leonelli”.
Il rebus nel rebus – ma c’è un nuovo “giallo” nel giallo, che il commissario Antonini dovrà tentare ahi lui di sbrogliare. Le dimissioni rassegnate non sarebbero infatti valide ai fini della decadenza dell’organismo. Tra le 31 firme raccolte a suon di telefonate e pressioni di vario genere, ve ne sarebbero almeno 6-7 di membri già decaduti dall’assemblea in quanto non più iscritti al partito dal 2014. Membri che sarebbero dovuti essere sostituiti, mediante cooptazione, già dallo scorso anno ma che i responsabili del Pd festivaliero si sono dimenticati di nominare. E siccome la maggioranza dell’assemblea si raggiunge a quota 26, vuoi vedere che l’organismo non è decaduto? Insomma un altro bel grattacapo per Antonini, sempre più propenso a rassegnare lui le dimissioni e rispedire la patata bollente al regionale Leonelli. Un rebus degno del più intrigante dei gialli. Altro che Basettoni, a Spoleto non basterebbero i commissari Montalbano, Derrick e l’ispettore Gadget messi insieme. Forse potrebbe farcela Don Matteo, ma c’è chi giura che Terence Hill, di fronte a un ‘caso’ simile, piuttosto preferirebbe ritornare a Gubbio.
© Riproduzione riservata