La struttura da campo, in un mese dall'attivazione, pronto soccorso da cui sono transitati 132 pazienti colpiti dal Coronavirus
La discesa dei pazienti Covid ricoverati negli ospedali umbri (ieri 300 in tutta la regione, con l’indice di occupazione delle terapie intensive sotto la soglia critica del 30%) porta a programmare la riapertura di alcuni reparti per gli altri pazienti.
Dopo il vertice con i direttori delle strutture fatto dall’assessore Coletto la scorsa settimana, e dopo la delibera con cui mercoledì la Giunta regionale ha individuato in Massimo Braganti il nuovo direttore della sanità umbra, si iniziano a programmare le prime parziali riconversioni.
A cominciare dal Santa Maria della Misericordia di Perugia, il più grande ospedale dell’Umbria, nei mesi scorsi messo pesantemente sotto pressione dall’emergenza Covid.
Qui è stata decisa la riapertura di Geriatria, con 24 posti letto. E il ritorno alla originaria collocazione, effettuate le opportune sanificazioni, della Neurofisiopatologia. Ma soprattutto, si attende la riconversione per i pazienti cosiddetti “bianchi” (no Covid) del Blocco M di Medicina.
I pazienti Covid all’ospedale di Perugia
A contribuire ad alleggerire il peso dei pazienti Covid anche l’attivazione, pur tardiva a causa degli inciampi nelle procedure di appalto prima e nella consegna e gestione della struttura poi, dell’ospedale da campo della protezione civile regionale. Allestito accanto a quello militare, che doveva essere provvisorio, quando fu allestito in tre giorni all’inizio della seconda ondata, e che invece è stabilmente nel parcheggio del Santa Maria della Misericordia da più di 5 mesi. Oggi l’ospedale militare ospita 7 pazienti Covid. E l’ospedale di Perugia, 79, di cui 18 in terapia intensiva. Compresa la struttura mobile civile, dove, dalla sua attivazione il 10 marzo scorso, sono stati ricoverati 132 pazienti affetti da Sars-CoV-2.
L’ospedale civile da campo
La struttura, composta da 12 posti letto di sub-intensiva, 8 di terapia intensiva e 10 di degenza ordinaria, è utilizzata per il ricovero in OBI – Osservazione Breve Intensiva – di pazienti acuti Covid che, dopo l’inquadramento clinico e la stabilizzazione, vengono tenuti in osservazione per un periodo medio di due o tre giorni e poi trasferiti nelle degenze covid dell’ospedale intramurario.
Il pronto soccorso dei pazienti Covid
Nell’ospedale campale regionale sono impiegati 8 medici, 15 infermieri, più un infermiere con funzioni di coordinamento, personale di raccordo con le strutture e i servizi sanitari posti all’interno delle mura dell’ospedale, e 5 operatori socio sanitari, tutti guidati dal dottor Paolo Groff, direttore del Dipartimento di Emergenza e Urgenza dell’Ospedale di Perugia, in collaborazione con la coordinatrice infermieristica del dipartimento dott.ssa Monia Ceccarelli.
“I pazienti che accedono all’ospedale campale regionale – dice Paolo Groff – sono pazienti Covid positivi che provengono dal territorio traspostati dal 118. Al loro arrivo vengono valutati rispetto alla gravità della loro condizione clinica e immediatamente sottoposti alle cure più adeguate che spesso consistono nell’utilizzo della ventilazione non-invasiva e nell’ossigenoterapia ad alto flusso. Nella struttura semi-intensiva dell’ospedale da campo ogni letto è attrezzato per poter fornire questo tipo di trattamento ed ogni paziente è sottoposto a monitoraggio continuo non invasivo dei parametri vitali grazie ad un sistema di monitoraggio centralizzato. Durante l’osservazione breve intensiva – continua Groff – i pazienti sono assistiti assiduamente dal personale, ricevono la terapia medica secondo gli standard disponibili ed effettuano consulenze specialistiche ove necessario. Al termine della loro permanenza in OBI vengono trasferiti alle strutture Covid dell’ospedale murario secondo il livello di intensità necessario”.

Giannico: ecco perché l’ospedale da campo è di grande supporto
“La struttura campale regionale – afferma Marcello Giannico, direttore generale dell’Azienda Ospedaliera di Perugia – è di grande supporto perché ha permesso di diversificare gli accessi in Pronto soccorso, riservando esclusivamente l’ospedale campale all’ingresso di pazienti Covid conclamati, nel pieno rispetto della destinazione d’uso. Inoltre, l’altissima tecnologia sanitaria in dotazione permette, oltre al trattamento immediato del paziente, anche l’esecuzione in loco di esami diagnostici strumentali con la tele-refertazione da parte dei servizi interni dell’ospedale intramurario”.
