La conferenza dei capigruppo non ha fatto altro che mettere in evidenza le criticità del documento – l’unico finora proposto dal primo cittadino all’assemblea
Sulla vicenda della trasformazione del nosocomio di Spoleto in ospedale Covid, sindaco e consiglio comunale restano fermi al palo. L’auspicata quadra, a 48 ore di distanza dall’annuncio di voler scrivere un documento condiviso, non è stata ancora trovata. E sembra difficile ipotizzarla anche per le prossime ore.
La conferenza dei capigruppo, convocata di corsa per ieri pomeriggio, non ha fatto altro che mettere in evidenza le criticità del documento – l’unico finora proposto dal primo cittadino all’assemblea – criticato da più parti per l’assoluta assenza di una proposta da far pervenire a Palazzo Donini.
Dove la presidente Tesei, l’assessore Coletto e il dg Dario, di fronte all’impennata dei positivi al coronavirus, devono preparare il terreno per evitare il peggio.
Certo la sensazione che si siano persi questi ultimi quattro mesi è forte, ma ormai la situazione è questa e la curva statistica dei contagi non promette nulla di buono per le prossime settimane.
Se ne saprà di più domani pomeriggio: per le 15,30 è infatti convocata una conferenza stampa su “nuovi provvedimenti della Regione Umbria” che saranno illustrati dalla governatrice, dall’assessore e dal d.g.. Impossibile sapere anticipazioni: palazzo Donini su questo resta blindato e solo domani si capirà se le proteste piovute dalla città del festival avranno sortito un qualche effetto.
Alle quali nelle ultime ore si aggiunge il malcontento anche di Città di Castello, possibile secondo ospedale da destinare a pazienti covid. Anche se il nosocomio tifernate destina già 30 posti letto alla pandemia, contro lo zero (finora) di Spoleto.
La capigruppo del nulla
E’ durata poco più di un’ora l’incontro dei capigruppo spoletini che, tra distinguo e prese di posizione, non sono riusciti a emendare il documento che circola già da domenica sera e che Tuttoggi ha pubblicato nell’edizione di ieri.
Il clima è rimasto comunque abbastanza caldo e il messaggio che i duri e puri hanno cominciato a veicolare è quello che “chi non firma il documento è perché vuole la chiusura dell’ospedale”.
Affermazione che ha mandato su tutte le furie ad esempio il capogruppo di Alleanza civica, Gianmarco Profili, che ha abbandonato l’aula rimproverando ancora una volta al presidente Cretoni di tenere comportamenti faziosi.
Profili, come pure alcuni pezzi di Pd, Fi, Lega e l’intero gruppo di Fd’I, hanno rivendicato di “voler presentare una proposta alla Tesei, che la Regione prenda formali impegni per il futuro del nosocomio e che se oggi c’è da dare responsabilmente una mano non si può negarla”.
E’ questa fronda che, a quanto apprende Tuttoggi, starebbe predisponendo un atto con alcune proposte da presentare alla Giunta regionale: forse anche una mozione da poter approvare nel consiglio comunale di giovedì prossimo.
Tra quelli che invece più spingono per la firma del documento c’è il capogruppo della Lega David Militoni che, stando ai presenti, ha ribadito come in questa partita non si debba tener conto degli indirizzi dei segretari regionali d partito.
Di fronte a un nulla di fatto, e con il presidente Cretoni che ha dovuto abbandonare la riunione per motivi personali, i presenti hanno deciso di aggiornarsi a questa mattina (mercoledì 21 ottobre) anche se non è chiaro chi dovrà scrivere cosa.
Il sospetto però che dietro questa vicenda si nasconda altro (a cominciare dalla stessa tenuta della Giunta) è molto più che una mera ipotesi.
D’altra parte nei quasi due anni e mezzo di giunta De Augustinis, il governo ben poco spazio ha lasciato alla politica per affrontare, e cercare di risolvere, i problemi che affliggono l’ospedale di Spoleto.
O meglio, la Commissione sanità già da maggio 2019 ha licenziato un importante documento, condiviso con il mondo dell’associazionismo – a cominciare da quel city forum che ieri pomeriggio ha invitato tramite facebook la città “a prepararsi” in difesa dell’ospedale – con precise richieste da portare all’attenzione della Regione.
Ma né il presidente del consiglio Cretoni e neanche la Giunta hanno fin qui deciso di parlarne nelle opportune sedi, a cominciare da quel consiglio comunale aperto richiesto da più parti alla presenza di Coletto o della stessa Tesei.
Ecco, forse anziché perdere tempo e risorse, o annunciare battaglie incoerenti con il dramma che si sta vivendo, si sarebbe potuto prendere quel documento e farlo digerire alla Regione.
Prove di riconciliazione
Intanto il sindaco De Augustinis, che aveva dichiarato di non “fidarsi più della Regione” ed al quale aveva replicato sinteticamente la Govenatrice “di non aver mai tradito e di non voler tradire la città di Spoleto”, in un comunicato stampa diramato ieri coglie la palla al balzo per cercare di stemperare la tensione: “Spoleto non si è mai tirata indietro ed ha fin dall’inizio dato il suo contributo in questa situazione di emergenza sanitaria. Abbiamo sempre collaborato con la Regione e non è certo nostra intenzione cambiare atteggiamento oggi, questo sia chiaro. Garantire alcune stanze da destinare alla terapia intensiva è un conto, ma è impensabile sacrificare l’intero ospedale di Spoleto per trasformarlo in una struttura completamente dedicata ai malati Covid” scrive oggi il primo cittadino
“Quello che la città chiede è di continuare a veder garantiti gli stessi servizi sanitari anche durante la pandemia ed è fin troppo chiaro che questo non sarebbe possibile se i servizi del San Matteo degli Infermi venissero azzerati, ad eccezione di qualche marginale attività, per fare spazio a reparti esclusivamente dedicati alla cura dei malati Covid. Si chiede quindi di non penalizzare il territorio spoletino, soprattutto in un periodo di emergenza come quello che stiamo attraversando.
Non sono un mistero le liste di attesa e non è un mistero il ricorso sempre maggiore alla sanità privata da parte dei cittadini che non riescono a trovare risposte nel pubblico, specialmente negli ultimi mesi: l’azzeramento dei servizi sanitari pubblici in una città di quasi 40.000 abitanti, che è riferimento anche per tutta la Valnerina e per comuni limitrofi come Campello sul Clitunno e Castel Ritaldi, renderebbe impossibile una situazione già complicata.
Questo non lo possiamo consentire. Sono consapevole che ad oggi le condizioni non hanno permesso di lavorare compiutamente alla riorganizzazione della sanità regionale e apprezzo le parole della Presidente Tesei quando dice che tutto questo sarà al centro del suo operato superata l’emergenza, ma a Spoleto non può essere imposto, tra l’altro, di far nascere i suoi figli addirittura in un’altra città”.
La posizione della Fondazione CaRiSpo
In giornata arriva anche la presa di posizione del Presidente della Fondazione CaRiSpo, l’avvocato Sergio Zinni, che sul tema dell’ospedale ha convocato urgentemente l’Organo di indirizzo e tracciato la propria linea: “La voce, secondo cui l’ospedale di Spoleto verrebbe a svolgere il ruolo di ospedale Covid dove indirizzare i contagiati del territorio regionale, è stata oggetto di una appassionata discussione nella seduta dell’Organo di Indirizzo della Fondazione Cassa di Risparmio di Spoleto.
L’argomento è di particolare interesse sia per l’attenzione sempre mostrata dalla Fondazione sul tema della salute sia, in particolare, per gli importanti investimenti, soprattutto tecnologici, operati negli anni sul nosocomio spoletino, dotandolo di strumenti all’avanguardia ed essenziali per la valorizzazione delle professionalità ed eccellenze ivi presenti, nonché per la tutela della dignità umana.
Da anni questo ospedale viene penalizzato da uno strabismo sanitario di tal che, a gran voce, si può dire che Spoleto ha già dato, e non è possibile accettare altre riduzioni che sono peraltro in contrasto con il ruolo strategico svolto dal nosocomio, ed ampiamente riconosciuto, in occasione del noto sisma 2016, ricordando altresì che questo territorio di riferimento fa parte del “cratere”.
Si contesta che si ricorra strumentalmente all’emergenza Covid, parlando di una soluzione provvisoria, quando tutti sanno che la riduzione dei Servizi porterebbe, nei prossimi anni, ad un depauperamento e di fatto alla chiusura scellerata di questo ospedale, la cui funzione è insostituibile per una Comunità che da tempo sta pagando un altissimo prezzo anche sul piano economico-sociale. Alla luce di quanto sopra, gli Organi della Fondazione Cassa di Risparmio di Spoleto vigileranno sul prosieguo della vicenda, ribadendo che la Fondazione ha messo a disposizione risorse economiche rilevanti per il “San Matteo degli Infermi”, e si opporrà con forza a qualunque iniziativa finalizzata alla vanificazione delle stesse.
E quella degli Amici di Spoleto
Duro l’intervento del presidente della Associazione Amici di Spoleto, Dario Pompili: “C’è da rimanere allibiti sulla decisione paventata dalla Regione Umbria di rispondere all’emergenza Covid smantellando l’Ospedale di Spoleto. Già si comincia a giocare con le parole “no ai campanilismi” ed altre fesserie del genere facendo finta di non sapere che il problema dell’emergenza Covid in Umbria non può essere risolto chiudendo in pratica l’Ospedale di una delle più importanti Città dell’Umbria.
Certamente la comunità spoletina dovrà farsi carico, per la sua parte, di questa seria emergenza , ma non al punto di subire la pressoché totale dismissione dei servizi erogati dal proprio ospedale. Non prendiamoci in giro; la grave emergenza Covid non deve diventare “occasione da non perdere” per realizzare l’iniquo obbiettivo storico da sempre perseguito dalla politica sanitaria regionale , ovvero, razionalizzare la Sanità Umbra, “sacrificando” l’Ospedale di Spoleto. A tale riguardo auspichiamo, visto l’importanza della posta in gioco, l’unità di tutte le forze politiche locali augurandoci che non succeda, a parti invertite, quanto accadde nel 1994”.
Fin qui la cronaca di un’altra giornata convulsa con la città incapace di presentare un documento unitario e propositivo.
Non resta che attendere la conferenza della Regione, quando Tesei e Coletto sveleranno il piano di riorganizzazione sanitaria per fronteggiare la nuova ondata della pandemia.