Il Coordinamento Ata denuncia l'immissione di esemplari su richiesta dei cacciatori e propone sterilizzazioni e reti elettrificate per gli agricoltori
Sterilizzazione dei cinghiali, recinzioni elettrificate e soprattutto impedire l’immissione di esemplari, soprattutto di specie non autoctone. Le associazioni animaliste del Coordinamento Ata (Associazione vegani internazionale, Perugia Animal Save, Lega Anti Vivisezione, Animal LIberation Umbria, Lega Abolizion della Caccia) hanno scritto una lettera di protesta al sindaco di Castiglione del Lago, alla Regione Umbria, al prefetto, alle forze dell’ordine locali e al procuratore della Repubblica di Perugia, affinché si faccia un passo indietro rispetto alla discussa ordinanza che consente l’abbattimento dei cinghiali per la salvaguardia della pubblica sicurezza.
Cinghiali in fila…
sul marciapiede
Una “mattanza” che per gli ambientalisti si può evitare, raggiungendo gli stessi risultati al fine della limitazione dei rischi e dei danni per gli agricoltori.
Immissione di cinghiali
Il Coordinamento Ata denuncia il fatto che, su richiesta dei cacciatori, “sono stati immessi non esemplari autoctoni, ormai spariti, ma provenienti da altri ceppi di ungulati”. Ricordando che è in discussione in Senato una legge per vietare tale pratica. Con multe da 500 a 1500 euro per chi immetta cinghiali nel territorio.
Il progetto Lifestrade
“Il progetto Lifestrade, finanziato dall’Ue – ricordano gli animalisti – ha dotato Umbria e Toscana di strumenti tecnologici per dissuadere i cinghiali dall’avvicinarsi ai centri abitati e alle strade di maggior percorrenza”.
“Le amministrazioni – suggeriscono – dovrebbero finanziare maggiormente la ricerca di sistemi per la sterilizzazione temporanea, che potrebbe essere effettuata attraverso la somministrazione di cibo.
“Noi riteniamo – si legge ancora nella lettera – che si debba arrivare a modalità di prevenzione e gestione del territorio che riducano la possibilità di accesso della fauna alle coltivazioni, tramite, ad esempio, recinzioni elettrificate da installare soprattutto dopo la semina. Si tratta, secondo l’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) di strumenti previsti dalla legge come obbligatori e prioritari realizzabili grazie ai relativi fondi messi a disposizione dai Piani di sviluppo rurale cofinanziati dall’Unione europea, finora scarsamente utilizzati se non largamente ignorati”.
Da qui l’auspicio che l’ordinanza possa essere rivista, perché gli effetti sulla questione cinghiali sono considerati non risolutivi e addirittura peggiorativi.