A Spoleto «la bestia nera dell’elettronica contemporanea», il musicista che in 10 anni ha collaborato con The Weeknd, Rosalía e i Safdie.
Chiuso con successo il primo weekend, Spoleto si prepara all’arrivo di Daniel Lopatin, aka Oneohtrix Point Never, atteso mercoledì 3 luglio alle ore 21 al Teatro Romano per un concerto evento di musica elettronica in prima italiana al Festival dei Due Mondi, nuova tappa di un tour mondiale che lo ha portato anche al Coachella in California e al Sonar di Lisbona.
La musica elettronica torna al Teatro Romano – dopo il sold out di Max Cooper nella scorsa edizione – con uno dei uno dei più influenti musicisti al mondo: in dieci anni Daniel Lopatin ha collezionato collaborazioni con artisti come Rosalía, FKA Twigs, Nine Inch Nails, con i registi Josh e Benny Safdie, è stato produttore di The Weeknd per After Hours e Dawn FM, due degli album pop più venduti del decennio. Per The Weeknd ha curato anche la direzione musicale dell’half-time show del Super Bowl 2021.
A Spoleto Lopatin presenta il suo nuovo disco Again, nel quale attinge al fermento musicale degli anni ’90 e ’00, tra rock alternativo e post-rock. Proiettati sullo sfondo del Teatro Romano, i visual dell’artista digitale Freeka Tet (assieme ad animazioni digitali realizzate dal video-artista Nate Boyce) accompagnano la musica di OPN e conducono il pubblico attraverso un surreale meta spettacolo di marionette. Il tutto condito da frammenti di immagini cartoon e riferimenti alla cultura pop: un collage che riflette in modo sorprendente il vortice di suoni e i ritmi imprevedibili della musica di Oneohtrix Point Never.
Classe 1982 il produttore statunitense ha costruito la sua reputazione scrivendo composizioni elettroniche elegiache e ultraterrene. A Brooklyn, nell’epicentro della scena indipendente americana, in pochi anni è diventato un punto di riferimento trasversale per molte band, non solo nell’ambito dell’elettronica.
Rolling Stone lo ha definito la «bestia nera dell’elettronica contemporanea». Tra ambient, rumorismo ed estasi – e un debito almeno teorico verso Edgar Varèse – la sua musica ha una forte impronta sperimentale che combina suoni del passato e del presente. Lo fa in un modo che risulta familiare e al contempo chimerico, strano ma carico di meraviglia; influenze pop e ritmi inebrianti la rendono sempre accessibile; quando include testi, raramente hanno carattere confessionale ma la forza dirompente di fissare la tenuità dei nostri legami.
«I salti quantici della tecnologia ci mettono a confronto costantemente con l’abisso tra ciò che è reale e ciò che è meno reale». Oneohtrix Point Never parla direttamente di questa nuova sensazione: la facilità e l’euforia che ne derivano, ma anche la noia nebulosa di un facsimile di vita surrogato e disincarnato. Il critico Simon Reynolds ha detto di OPN: «È diffcile pensare a un altro musicista contemporaneo che affronti l’esperienza dell’iper-modernità – vivere e morire su Internet – con la stessa precisione o compassione. Lopatin ha trovato un modo per rendere l’esperienza frammentata della nostra epoca attuale non solo bella, ma anche vera».
Again è il suo decimo disco, il quarto della nuova fase creativa che nel 2015 ha visto uscire Garden of Delete che unisce all’elettronica colta la musica industriale e la techno sporca e disordinata ascoltata da Lopatin da adolescente, e passa dai successivi Magic Oneohtrix Point Never e Age of . In Again attinge al fermento musicale degli anni ’90 e ’00, tra rock alternativo e post-rock. Non sono fantasmi dal passato, Lopatin volge il suo sguardo al futuro mescolando promesse, speranze e minacce.