Sarà interrogato domattina in carcere Halan Andriy, il 44enne cittadino ucraino ritenuto il presunto assassino di Sandro Bellini, l’operaio ternano di 55 anni di cui si erano perse le tracce due settimane fa, che dovrà rispondere delle pesanti accuse a suo carico: omicidio volontario, occultamento di cadavere e incendio. Proprio ieri mattina, poco prima della conferenza stampa che si è tenuta presso il Comando provinciale dei Carabinieri di Terni, le acque del Velino hanno restituito il corpo senza vita di Bellini, l’ultimo tassello che mancava al rebus investigativo, sciolto in circa dieci giorni dagli inquirenti.
L’impianto probatorio a carico del sospettato era già “robusto”, come sottolineato dal procuratore capo, Alberto Liguori, grazie all’incrocio dei risultati prodotti dagli esami sui reperti biologici del laboratorio dei Ris di Roma, ai cani molecolari e ai tabulati telefonici.
Il corpo di Bellini, al momento del ritrovamento da parte della squadra dei sommozzatori dei Carabinieri di Genova, presentava numerose ferite (numerose tracce di sangue sono state raccolte all’interno dell’auto della vittima) e un’importante trauma contusivo alla testa, per questo si ipotizza che l’assassino possa aver agito con un’arma tagliente, per infliggere le ferite, e una contundente, come potrebbe essere una mazzetta o una roncola, ferri del mestiere da muratore, lavoro che il presunto killer svolgeva in una ditta edile di Terni. Sarà l’autopsia, in programma per domani mattina, affidata alla dottoressa Sara Gioia, a chiarire quanti e di che natura siano le ferite e i traumi presentati dal cadavere.
Le indagini continuano per far luce su alcune ombre che ancora non rendono chiare alcune circostanze. Si sta cercando di capire se l’assassino abbia agito da solo o sia stato aiutato da un complice. La corporatura di Bellini era robusta, mentre quella dell’assassino risulta più esile; una delle ipotesi degli investigatori è che chi ha sferrato i colpi mortali possa essere poi stato aiutato nell’occultamento del cadavere.
Poco chiaro è anche il ‘triangolo amoroso’ che si sarebbe formato tra Bellini, il presunto omicida e la donna ucraina con la quale entrambi avevano una relazione. Andriy condivideva con la donna un appartamento in Via Castello, ma i due avrebbero condotto una vita da ‘separati in casa’, mentre Bellini si sarebbe inserito nella crisi sentimentale della coppia, instaurando una relazione con lei.
Le gelosia sarebbe quindi il movente che avrebbe armato la mano dell’assassino che, presumibilmente, potrebbe aver dato un appuntamento alla vittima per poi sferrare i colpi mortali.
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