Olea mundi, un pozzo e nuovi sentieri per la collezione mondiale di olivi - Tuttoggi.info

Olea mundi, un pozzo e nuovi sentieri per la collezione mondiale di olivi

Redazione

Olea mundi, un pozzo e nuovi sentieri per la collezione mondiale di olivi

Mar, 29/09/2020 - 14:03

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Previsti la realizzazione di un pozzo per l’acqua, nuovi percorsi di accessibilità con la realizzazione di ulteriori sentieri e il miglioramento di quelli attuali

Realizzazione di un pozzo per l’acqua, nuovi percorsi di accessibilità con la realizzazione di ulteriori sentieri e il miglioramento di quelli attuali e la creazione di un osservatorio sui terrazzamenti naturali del luogo sono alcune delle proposte messe in campo per la collezione mondiale di ulivi “Olea Mundi” di Lugnano in Teverina. A presentarle sono stati il Comune e la cooperativa Luniano nel corso della riunione del tavolo tecnico-scientifico composta da amministrazione comunale, Cnr,  3A-PTA e cooperativa Luniano.

Nuovo pozzo

Nel corso dell’incontro il Comune ha avanzato anche altre proposte per il miglioramento generale e la fruizione del sito. Fra queste la geo localizzazione web, per il riconoscimento delle piante in campo, e la creazione di un pozzo per l’attingimento idrico. Il comitato di esperti ha poi verificato i nuovi filari che stanno crescendo e che iniziano a dare i primi frutti. “È il caso della Nostrale di Melfi (Basilicata), del Leccio del Corno (Toscana), della tunisina Chetoui, della cipriota “Cipro 1”, della Ogliarola messinese”, spiega il vice sindaco di Lugnano in Teverina, Alessandro Dimiziani, il quale aggiunge poi anche la Salonenque Francia, la Maremmana Toscana e la Leucocarpa conosciuta per i suoi frutti biancastri.

“Piante coltivate dai monaci”

“Quest’ultima specie – fa osservare Dimiziani con il supporto tecnico degli esperti – era coltivata dai monaci per produrre olio destinato alle funzioni religiose. L’olivo bianco ha delle caratteristiche interessanti. L’olio invece di essere giallo-verde è di colore bianco, trasparente e proprio per questo motivo ha una minore produzione di fumo quando viene bruciato. Veniva dunque utilizzato nei lumi delle chiese per evitare di sporcare di nerofumo i muri”. Nel sopralluogo si è osservato infine anche il Piangente (Toscana) e il Chemlal (Tunisia). 

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