Le associazioni: i cacciatori non possono assumersi compiti e responsabilità che non spettano a loro | Coletto e Morroni: disponibili a rivedere la norma
Bene la creazione della filiera della carne di cinghiale e degli altri selvatici in Umbria, ma il cacciatore non si può snaturare, assumendosi incombenze e responsabilità che non gli competono. E’ quanto i presidenti umbri di Federcaccia (Petturiti) e Libera Caccia (Loretoni), intervenute anche a nome delle altre associazioni, insieme al delegato Atc 2 Damiani, hanno rappresentato agli assessori Coletto (Sanità) e Morroni (Caccia e Ambiente), nell’incontro avuto insieme ai tecnici regionali.
Le associazioni venatorie avevano chiesto l’incontro per discutere delle nuove norme sulla commercializzazione delle carni di selvaggina selvatica introdotte dalla Regione con la Dgr 95/22. Norme che non convincono, in particolare, per le responsabilità di controllo sull’animale che vengono assegnate al cacciatore (o anche persona diversa, eventualmente) “formato”. Una figura che, attraverso la compilazione e la firma del “modulo 2”, effettua, secondo la nuova procedura, una prima verifica sullo stato sanitario dell’animale.
Il cacciatore non può essere snaturato nel suo ruolo, hanno ribadito i presidenti delle associazioni venatorie. Che hanno spiegato anche le difficoltà operative nel dover applicare alcune norme. Ferma restando la condivisione di una normativa tesa a favorire la creazione della filiera di cinghiale, fornendo tutte le garanzie dal punto di vista sanitario.
Gli assessori Coletto (la delibera era stata preparata dagli uffici dell’Assessorato alla Sanità) e Morroni si sono detti disponibili a valutare proposte migliorative del testo, che i cacciatori presenteranno in un prossimo incontro.