Si svolgerà nelle giornate di sabato 30 e domenica 31 maggio nei locali del Convitto Unificato Inpdap di Piazza B. Campello a Spoleto, l'annuale raduno dell'Associazione ex Convittori Inpdap, Inois, Enpas.
Giunto al suo 48° appuntamento annuale, sarà ancora una volta l'occasione per molti (sparsi per il mondo) per tornare a Spoleto dove hanno frequentato le classi primarie e secondarie negli anni della loro adolescenza. Il ripetersi dell'evento con cadenza annuale completa l'azione dell'Associazione impegnata oltre che a favore dei ragazzi ospiti della sede del Convitto di Piazza Campello anche a mantenere vivi i ricordi del soggiorno spoletino in coloro che hanno costruito la loro vita in altre parti d'Italia e del mondo. I
l programma della manifestazione prevede per sabato pomeriggio un mini torneo di bigliardino e un'esibizione del Gruppo Sportivo Scherma. Seguirà la cena, con musica, che sarà consumata nel giardino antistante il refettorio del Convitto. La domenica mattina (come il sabato pomeriggio) possibilità per gli spoletini che vorranno di incontrare i propri ex compagni di scuola e di seguito il pranzo sociale, nel refettorio del Convitto, durante il quale, in collaborazione con la Spoleto Credito e Servizi e la Fondazione Cassa di Risparmio di Spoleto saranno premiati i convittori e le convittrici che nell'anno scolastico 2007/2008 hanno ottenuto le migliori votazioni.
Questo del 2009 sarà il primo anno senza la presenza di Filippo Gallozzi ex convittore dal 1933 al 1941, morto nel gennaio di quest'anno a Roma. Filippo Gallozzi fu fondatore nel 1961, insieme ad altri ex compagni di collegio, dell'Associazione ex convittori che il 31 maggio 2009 celebra il proprio 48° raduno.
Quello riportato è un bellissimo ricordo scritto dalla figlia Gabriella.
“Ottimo magistrato”. “Esempio d'attaccamento al lavoro”.”Ottima preparazione giuridica”. “Elevate qualità morali e professionali”. Del suo percorso lavorativo dicono i giudizi di merito accumulati negli anni. Come pure il titolo onorario di Presidente della Corte dei Conti o l'onorificenza di Ufficiale al merito della Repubblica, ricevuta da Giuseppe Saragat e finita subito in un cassetto tra i più remoti, a testimonianza di quel suo pudore, di quella sua riservatezza che ha sempre avuto nei confronti dei “meriti”acquisiti. Il “vanto” non è mai figurato nel vocabolario di Filippo Gallozzi, ricco, invece, di parole come solidarietà, rispetto per gli altri, giustizia, umanità, onestà intellettuale ed ironia. Un vocabolario che Filippo impara a conoscere fin da bambino, attraverso gli insegnamenti della famiglia, costretta in breve a confrontarsi con le difficoltà della vita.
Nato il 20 novembre 1922 a Roma, Filippo è il primogenito di tre fratelli. Il papà Torquato è militare di carriera e la madre Carolina manda avanti la casa. La loro è a Castel Sant'Angelo, storica fortezza capitolina. I suoi ricordi di bambino dicono di un'infanzia spensierata tra antiche palle di cannone e vecchie armature. Un incanto che finirà presto con la morte prematura del padre. La mamma, rimasta vedova, con tre figli da crescere si troverà davanti ad una scelta obbligata: il collegio. E' nel 1933 che Filippo varca la porta del Convitto di Spoleto. Ad appena 11 anni. Di quel giorno non dimenticherà i pianti di sua madre sulla porta. Come pure quei giorni di “carcerino” scontati per non aver mangiato il baccalà della mensa. Unico tabù alimentare che si porterà dietro per tutta la vita, nonostante la sua indole di “buona forchetta”. Passano le scuole medie, poi il liceo classico. Lasciando la memoria lieve dei tanti scherzi goliardici tra ragazzi.
L'Italia inizia a conoscere l'orrore della guerra. Filippo lascia il collegio nel 1941, ma un legame resterà sempre attraverso l'Associazione degli ex convittori. Già nell'aprile 1942 è assunto come “avventizio” al Ministero della difesa. Sono gli anni bui del conflitto mondiale: la fame, la miseria, i bombardamenti e, per Filippo, ormai in veste di capofamiglia, l'impegno a sostenere la madre e i due fratelli. Si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza: il giorno lavora, la notte studia. E' in quel periodo che conosce Maria Sanetti, che diventerà la madre dei suoi figli e la compagna di tutta la vita. La guerra finisce. Filippo si laurea nel 1947 e, pochi anni dopo, nel 1949 “passa” al ministero del Tesoro come “vicesegretario”. Da subito si occupa della Divisione che amministra il personale degli uffici provinciali dello stesso ministero. Sulla sua scrivania passano le pratiche “concernenti i provvedimenti disciplinari a carico dei dipendenti del Tesoro”. Lavoro che svolge con “zelo e diligenza encomiabile”, secondo i giudizi di merito di quegli anni. Nel 1953 vince il concorso in magistratura e nel febbraio 1955 entra alla Corte dei Conti come vice referendario. I suoi primi incarichi hanno sempre a che fare col controllo delle “carriere gerarchiche ed economiche del personale civile dello stato”. Materia assai “nebulosa”. Anzi “confusa, disordinata e disorientata” come riferiscono i “superiori”. Nella quale, però Filippo si dimostra “magistrato valoroso, laborioso, serio e particolarmente capace”. Nell'Italia della Ricostruzione che si avvia spedita incontro al boom economico, Filippo giovane magistrato “mette su famiglia”. Sposa Maria, avviata ormai all'insegnamento nella scuola primaria, e nasce Eugenio il primogenito che, nell'arco di un decennio, sarà “raggiunto” dagli altri due fratelli: Pier Luigi e Gabriella. Il “carattere aperto, leale, corretto nel comportamento, sia nei rapporti d' ufficio che nella vita privata” -ancora dai giudizi di merito – accompagnano Filippo Gallozzi nella crescita professionale. E' primo referendario nel '62, poi vice procuratore generale, consigliere, fino alla nomina di Presidente di sezione nel '91, alla vigilia del suo pensionamento. “Molto stimato dal personale con cui usa tatto, giusta autorità e particolare signorilità nei modi” Filippo intende la sua professione come autentico impegno civile. Soprattutto nei confronti dei più deboli. E' in questo spirito che nel 1960, su sollecitazione dell'allora rettore del collegio di Spoleto, Giuseppe Tei, fonda, insieme ad altri, l'Associazione degli ex convittori: una sorta di rete di solidarietà per accompagnare gli studenti nel corso della loro vita professionale. Punto di riferimento importante per quanti provengono da famiglie in difficoltà. Negli anni l'Associazione cresce e moltiplica le sue iniziative e Filippo, sempre in prima fila tra i promotori, riesce persino a dare battaglia e scongiurare, attraverso l'interpretazione più corretta della norma, la soppressione dei convitti Enpas, voluta negli anni Settanta da un decreto sui cosiddetti “enti inutili”. Non diversamente, nell'86, accetta l'incarico di “membro supplente del Collegio dei revisori dell'Associazione Nazionale per la lotta contro l'Aids”. Impegno, che, sottolinea lui stesso “non può essere che interamente gratuito” poiché “è soltanto un mezzo per dare un contributo personale di carattere amministrativo ad un'iniziativa di rilievo sociale ed umanitario, a prescindere dalla posizione di magistrato della Corte dei conti”. Questo era Filippo Gallozzi