MORTO RAFFAELLO DE BANFIELD. FU DIRETTORE ARTISTICO DEL FESTIVAL - Tuttoggi.info

MORTO RAFFAELLO DE BANFIELD. FU DIRETTORE ARTISTICO DEL FESTIVAL

Redazione

MORTO RAFFAELLO DE BANFIELD. FU DIRETTORE ARTISTICO DEL FESTIVAL

Gio, 10/01/2008 - 10:27

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È morto l'altra notte a 85 anni nella sua casa vicino alle Rive Raffaello de Banfield, personalità notissima in città e non solo, esponente di una delle famiglie mitteleuropee di spicco, uomo di cultura, compositore e già presidente di quello che fu il gruppo Tripcovich. Oggi, dalle 10 alle 17, la camera ardente nel foyer del teatro Verdi. I funerali si svolgeranno domani alle 11 in San Giusto: a presiedere la celebrazione sarà il vescovo Eugenio Ravignani. È scomparso così un protagonista della storia recente di Trieste su più versanti, da quello economico – con lo splendore prima e il tracollo poi dell'impero Tripcovich – a quello artistico, quello che de Banfield amò su tutti gli altri e che, come narrò una volta, lo trasformò nella «pietra dello scandalo» di una famiglia di armatori e militari, prima che la sua musica gli desse ragione facendolo approdare nei teatri del mondo. Nato a New Castle upon Tyne il 2 giugno del 1922, figlio dell'armatore e asso dell'aviazione della Grande guerra barone Goffredo de Banfield e della contessa Maria Tripcovich, Raffaello è persona di cultura e cosmopolita: studia in Svizzera, poi a Trieste al liceo Dante, all'Università di Bologna, al conservatorio Marcello di Venezia con Gian Francesco Malipiero, poi ancora a Trieste con Vito Levi («con lui non si imparava solo la musica», è il ricordo del maestro). In quegli anni conosce uno dei più grandi direttori d'orchestra del secolo scorso, con il quale intratterrà un lunghissimo rapporto di amicizia: Herbert von Karajan. Nell'autunno del '46 si trasferisce a Parigi, dove per un biennio si perfeziona alla prestigiosa scuola di Nadia Boulanger. È qui che ha modo di conoscere da vicino i più grandi artisti – da Picasso a Poulenc a Cocteau – residenti nella capitale francese del dopoguerra dove, ricorderà, «si respirava un'euforia straordinaria». Nel '49, attraverso la pittrice Leonor Fini, viene in contatto con Roland Petit che sta cercando qualcuno che gli musichi il nuovo balletto. Nasce «Le Combat», il suo primo successo, presentato a Londra. Fino al '58 de Banfield si divide soprattutto tra Parigi e New York, dedicandosi alla creazione di opere e balletti. Tante le amicizie che intrattiene con personalità assolute, una per tutte Maria Callas. Assunta la carica di vicepresidente della Tripcovich nel 1964, de Banfield ne prende la piena responsabilità otto anni dopo, al posto del padre. È il periodo in cui alla musica deve affiancare la cura degli interessi di famiglia: «Fino a un certo punto della mia vita sono stato totalmente padrone di me stesso… Poi, intorno al Settanta, le persone qui a Trieste sono cominciate a mancare e l'unico erede ero io». Importante azionista di Generali, ne è anche consigliere d'amministrazione dal '78. Nel 1972 diventa direttore artistico del Verdi, carica che manterrà fino al 1996 restandone poi per alcuni anni consulente artistico onorario. Grazie al suo mecenatismo, negli anni del restauro del Verdi, l'autostazione si trasforma in pochi mesi diventando Sala Tripcovich. Nel '79 diviene direttore artistico del Festival dei due mondi di Spoleto. Tra i tanti riconoscimenti ricevuti, la Legion d'onore conferitagli dal presidente Mitterrand su proposta del ministro della cultura Jack Lang. Nel dicembre del 1986 si sposa con la contessa Graziella Brandolini d'Adda. De Banfield è anche presidente regionale dei Cavalieri del Santo Sepolcro. Arriva poi il crac Tripcovich che lo priva anche della villa di famiglia in Strada del Friuli, rifugio e scrigno di ricordi preziosi. Lui, con lucida dignità, non si sottrae: «Chiedo scusa a tutti i triestini se le mie capacità imprenditoriali non sono state pari all'amore che porto alla nostra città», scrive in una lettera aperta. Poi, negli ultimi tempi, la malattia. Infine la morte. La camera ardente sarà allestita oggi dalle 10 alle 17 nel foyer del Verdi, presente un picchetto dei vigili urbani. Domani alle 11 nella cattedrale di San Giusto i funerali di Raffaello de Banfield. L'uomo che parecchi anni fa, a chi gli chiedeva se pensasse mai alla vecchiaia, rispondeva sereno: «Ho la fede. Spero che, in ogni caso, mi basterà quella».

Fonte Adige.tv


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