Si è spento ieri sera, domenica 22 giugno, nella sua casa a Milano uno dei più grandi scultori contemporanei italiani, Arnaldo Pomodoro. Nato il 23 giugno del 1926 a Montebello di Romagna oggi avrebbe compiuto 99 anni.
«Con la scomparsa di Arnaldo Pomodoro il mondo dell’arte perde una delle sue voci più autorevoli, lucide e visionarie. Il Maestro lascia un’eredità immensa», lo ricorda la Fondazione che porta il suo nome, diretta da Carlotta Montebello.
Le sue opere inconfondibili come le sfere di bronzo sono visibili nelle più grandi città del mondo: Roma, Milano, Tel Aviv, Los Angeles, Lampedusa, Genova, San Giovanni Rotondo (nella basilica di Padre Pio di Renzo Piano) Copenaghen, Brisbane, Dublino. Dalla Rai di via Teulada e alla Farnesina a Roma, al Palazzo dell’Onu a New York, dal Palazzo della Gioventù di Mosca ai giardini del Palazzo delle Poste di Darmstadt, o la Torre a spirale alta 6 metri davanti al Teatro Strehler a Milano.
Molte delle sue opere si trovano anche sparse per l’Umbria, dall’obelisco – Lancia di Luce – di Terni a Spoleto, con la Colonna del Viaggiatore nei pressi della stazione ferroviaria, fino alle steli di Todi. Infine anche il notissimo “Carapace” a Bevagna (nella foto), l’unica scultura al mondo che ospita al suo interno una cantina.
Forme solide rielaborate con lo stile proprio del maestro. Raccontava di usare il bronzo per luminosità e opacità, oltre al piombo facile da saldare che lo agevolava nei rilievi. Quanto ai suoi maestri, citava Brancusi per le forme pure e l’aspetto visionario, Giacometti che reinventava l’uomo in figure di sogno.
Pomodoro ha anche insegnato, per un breve periodo, nei dipartimenti d’arte di diverse università statunitensi, tra le quali risultano quella di Stanford, quella della California e quella di Berkeley.