Count down per l’inaugurazione dell’area fu tiro a volo di Monteluco, la montagna sacra che sovrasta Spoleto, che l’amministrazione comunale ha risistemato per farne un “teatro per 100 posti circa”. Manca solo di posizionare le vetrate del vecchio gabbiotto (quello un tempo occupato dal direttore di tiro del tav) e, immancabile, la data del taglio del nastro, attesa comunque per il mese di settembre prossimo.
A quanto si può vedere, l’interno sembra concluso ma più che un “teatro” pare di essere davanti ad un eliporto privato: una spianata circolare di cemento, un paio di panchine in legno, altre tre in cemento. Un po’ poco per sembrare un teatro. A meno che non venga issata una tribuna (più probabile il ricorso a delle sedie). Intorno al perimetro è stata installata anche una recinzione elettrica (c’è chi giura che viene a volte attivata) per far desistere gli animali selvatici dall’entrare nell’area. Ma di cartelli che avvisino del pericolo neanche l’ombra. Forse verranno messi più in là, rispettando così quanto prevede l’emendamento A12 della normativa Europea (CEI 60335-2-76:2005 UNE-EN 60335-2-76:2005/A12:2011).
Dal punto di vista ambientale la zona circostante è ancora un proliferare di cartucce e pezzi di piattelli sparati negli anni. Chissà che almeno l’area interna sia stata bonificata, anche dal piombo dei pallini. Quando si dice occuparsi di transizione ecologica.
Al di là della singolare scelta di volere qui un teatro – quando non si riesce a gestire al meglio quelli cittadini, quando la città non può vantare neanche un cinema degno di tale nome -, resta il problema di chi si occuperà della struttura (ad eccezione del casotto, la ex pizzeria del tav, affidata all’Agesci per gli scout). La Pro Loco di Monteluco, a quanto trapela, ha già fatto sapere di non poter provvedere alla gestione, non fosse che per gli alti costi legati alla manutenzione del verde, e sta valutando di non poter rinnovare (la scadenza è tra poco più di una settimana) neanche l’accordo per la gestione del campo sportivo al prato.
Non si può certo recriminare qualcosa al direttivo della benemerita associazione, presieduta da Lucio Soldoni, che, con le sole quote degli iscritti è riuscita ad organizzare una buona stagione di spettacoli gratuiti, a mantenere puliti i bagni pubblici di cui si è dovuta occupare anche per la sostituzione dei sanitari, provvedere a cambiare la segnaletica, anche per quei posti di grande valore spirituale, storico e quindi turistico, come le grotte dei Santi che soggiornarono a Monteluco, pardon Monte Luco.
Non bastasse, l’unico chiosco aperto nei week end invernali dovrà chiudere i battenti dal momento che la proprietà è stata costretta a rimuovere l’antistante gazebo in legno che garantiva un sicuro riparo nelle giornate più fredde: una questione finita in mano ai legali, a quanto è dato sapere, ma che forse avrebbe meritato risposte più veloci e adeguate. Un dettaglio che il titolare, insieme ai pochi membri del direttivo della Pro loco, sia anche uno degli ultimi ostinati rimasti a “difendere” la montagna.
Ci sarebbe anche un recente allarme sul fronte dell’ordine pubblico: il successo di visite nei giorni di festa (neanche a dirlo, quelle del turismo cosiddetto “mordi e fuggi”) ha registrato purtroppo anche una scazzottata nella notte di ferragosto e sempre più problemi alla viabilità, anche per i residenti (inclusi i frati del convento francescano) presi a volte a male parole da automobilisti che si sentono di poter parcheggiare davanti agli altrui garage.
Insomma la sensazione, anche qualcosina in più di una sensazione, è che si continui a spendere soldi pubblici per progetti di dubbio ritorno economico (più di 600mila euro per l’ex tav, impianto sportivo etc), senza una minima visione e strategia di sviluppo, senza interventi, anche immediati, per affrontare il quotidiano.
Tuttoggi, di recente, aveva ricordato la necessità di ricevere uno studio in grado di appurare i punti di forza (e quindi i maggiori ritorni economici) su cui la città dovrebbe puntare, tra i quali, guardando ai decennali successi dello sviluppo della città serafica, proprio a quei luoghi e percorsi francescani che avrebbero anche qui un sicuro, positivo impatto.
Per non parlare di un piano di marketing turistico, annunciato da un decennio da almeno le ultime 3 amministrazioni ma mai avviato. E sì che oggi sui banchi municipali c’è chi si vanta di capirne, tanto da poter snobbare, come in un caso, uno studio-elaborato, approvato dall’UniRoma2 e donato alla città dagli estensori che avevano per l’occasione realizzato un nuovo claim, logo, marchio, agenda con gli stakeholder, etc. Il titolo? “Ecomuseo dell’Anima, Spoleto…”. Probabilmente la gratuità del lavoro, andato perduto nei cassetti assessorili, già di per sé non rendeva meritevole di attenzione lo studio.
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