Si chiama MODH ed è il futuro digitale di Monteluce. Un nuovo spazio di almeno 400 metri quadrati, dove start up, incubatori d’impresa e realtà virtuale si incontreranno per progettare servizi e idee di sviluppo da replicare in tutto il territorio regionale. La formula pensata dalla Regione Umbria, che materialmente stanzierà i soldi per avviare il progetto, è quella del coworking, del fab lab e del living lab, tutte soluzioni che, con la dimensione del 2.0 ormai imperante ed evoluta fino al 4.0, dovrebbero favorire innovazione, confronto, creatività e spirito imprenditoriale.
Nonostante le battute d’arresto, dovute in particolare alle necessità di ridefinire l’investimento per il rifacimento e il riutilizzo dell’area dell’ex policlinico, Adisu, Università, Regione e Comune di Perugia procedono dunque, passo dopo passo, alla riqualificazione dell’area. Perché, dice Palazzo Donini nel suo atto, l’area, dopo il trasferimento del Polo ospedaliero, “ha subìto un’evidente perdita di attrattività”. Al momento il 70% del Fondo Monteluce è in mano alla Regione, con la partecipata Gepafin, e all’Università, mentre il restante 30% è di BNP. In questi giorni (lo scorso 22 dicembre per l’esattezza) la Regione Umbria ha pubblicato sul suo portale istituzionale l’avviso per la manifestazione d’interesse, in scadenza al 30 gennaio prossimo, all’interno del quale ha immaginato per Monteluce un nuovo futuro, fatto di start up innovative e di innovazione tecnologica. Non solo dunque uffici e il nuovo studentato da almeno 150 posti letto previsti con l’Agenzia per il Diritto allo Studio, ma anche nuove scelte urbanistiche che mirino alla rivitalizzazione del quartiere e all’inclusione sociale.
La Regione Umbria, grazie al piano Por Fesr, mette a disposizione 208mila euro per i prossimi due anni. Monteluce si vedrà così trasformata in un luogo dove rganizzare periodicamente eventi, seminari ed incontri per incrementare le opportunità di crescita e confronto tra i soggetti che opereranno all’interno del MODH e i potenziali fruitori dei servizi offerti. Potrà ospitare spazi di lavoro flessibile (coworking) e ambienti che favoriscano l’innovazione (living lab), oltre a poter trasferire know-how mediante l’adozione di strumenti innovativi di apprendimento, anche in modalità e-learning.
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Largo dunque a idee, da presentare in maniera dettagliata naturalmente, entro il 30 gennaio. Nel progetto dovranno essere incluse anche il modello di funzionamento, i servizi che si intendono offrire, la progettazione degli spazi (allestimenti materiali, tecnologici), l’individuazione dei potenziali utenti, la strategia di comunicazione per la promozione del progetto e delle attività connesse, la sostenibilità economica finanziaria di lungo periodo dell’iniziativa, successiva ai primi due anni di attività. Da sottolineare il fatto che tutte le spese di affitto e allestimento saranno a carico di chi materialmente realizzerà il progetto.
La Regione Umbria, tuttavia, è chiara nel suo avviso: non si tratta di una gara d’appalto, né verrà stabilita una graduatoria di merito. “Si tratta – c’è scritto – semplicemente di un’indagine conoscitiva finalizzata all’individuazione di operatori economici da invitare alla successiva procedura negoziata”.
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