La chiamano “la ringhiera dell’Umbria“, ma Montefalco in questa fase è stato qualcosa di più, uno dei comuni a contagi zero in Umbria. Un bel risultato e, chissà, se potrebbe diventare un biglietto da visita per il futuro. E il segreto del ‘contagi zero’ non c’è. A dirlo è il sindaco Luigi Titta, il condottiero che sta guidando la capitale del Sagrantino in questa fase.
Fortuna e fatalità
“Non è una questione di bravura – dice Titta – ma parlerei di fortuna e fatalità. Fortuna, perché non saprei quale merito attribuirmi. Sicuramente – prosegue – non abbiamo inquinamento, mancando grandi insediamenti industriali. E poi ci trovavamo in una fase di bassa stagione a livello turistico. E poi ci sono i montefalchesi, che hanno risposto bene alle regole. Ce la stiamo mettendo tutta per tornare alla normalità“.
“Risentiamo del blocco”
Di certo c’è che la patria del Sagrantino, nonostante la mancanza di contagi, si trova a fronteggiare una crisi economica di rilievo. “Eravamo una delle città umbre con meno settore pubblico e maggiore privato, tra le aziende del vino, quelle del turismo e le botteghe artigiane. Il blocco del turismo è quello che ci penalizza di più. Stiamo però già al lavoro con le associazioni di categoria e le altre forze politiche per ripartire. Il lockdown per Pasqua di certo non ci ha aiutato ma ringraziando Dio e la cittadinanza siamo fuori dal contagio, ancora oggi“.
La mano di Santa Chiara
C’è chi scherza sulla mano di Santa Chiara da Montefalco: “Beh, come protesse la città dalla Peste, deve aver dato il suo contributo. E posso dire che le nostre Suore di Clausura sono uscite un paio di volte a pregare per tutti. Il pensiero va comunque a tutti quelli che stanno combattendo in prima linea e che hanno dovuto gestire una situazione diversa dalla nostra, insieme ce la faremo“.