Aggiornamento ore 13.10 – Si trovano ormai dalle 10.15 in camera di consiglio i giudici della Corte d'assise d'appello di Firenze: a loro toccherà decidere ed emettere la sentenza per il nuovo appello nel processo per l'omicidio di Meredith, compiuto a Perugia la notte di Halloween del 2007. Dovranno poi stabilire se applicare una misura cautelare ed eventualmente quale, come richiesto dal procuratore generale.
“Ora vado via. Ma poi torno” ha dichiarato Sollecito lasciando l'aula. Il giovane pugliese si è quindi ritirato in albergo: è lì che trascorrerà le ultime ore prima della sentenza, che, come annunciato dal presidente della Corte Alessandro Nencini, non arriverà prima delle 17. Raffaele questa mattina era in aula accanto al padre Francesco, alla compagna di quest'ultimo, allo zio e agli altri familiari. In aula anche Patrick Lumumba, il musicista coinvolto nell'indagine sull'omicidio dalle dichiarazioni di Amanda Knox, ma poi risultato estraneo al delitto e quindi prosciolto. Uscendo Raffaele ha anche stretto la mano e scambiato un sorriso con Patrick.
A Seattle, invece, c'è Amanda Knox, che insieme alla madre guarda dal web quanto accade in Italia. A difendere la giovane americana ci sono gli avvocati Carlo Dalla Vedova e Luciano Ghirga, il quale ha dichiarato che al telefono sembrava “agitatissima”. Tra qualche ora arriveranno in aula anche la sorella e il fratello di Meredith, Stephanie e Lyle Kercher.
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E' il giorno della sentenza a Firenze: il tribunale del foro toscano si pronuncerà sull'appello bis per l'omicidio di Meredith Kercher che vede al banco degli imputati Raffaele Sollecito e Amanda Knox. Questa mattina si sono tenute le contro repliche del procuratore generale. Ora la corte d'assise di appello è entrata in camera di consiglio per la sentenza. Il presidente della corte ha annunciato che il verdetto non ci sarà prima delle 17.
La quarta sentenza in sette anni. E' praticamente tutto pronto nell'aula della Corte d'assise d'appello di Firenze per l'ultima udienza del processo a Raffaele Sollecito e ad Amanda Knox per l'omicidio di Meredith Kercher. Il verdetto è atteso in serata. Raffaele Sollecito è giunto poco fa in aula accompagnato dal padre e da altri familiari. Cappotto blu, maglioncino viola con appesi sulla scollatura gli occhiali da sole, il giovane non ha voluto fare dichiarazioni ai tanti giornalisti in attesa. Si è subito seduto sui banchi riservati alla sua difesa rimanendo a parlare con i parenti. Una dichiarazione del padre non aveva confermato la sua presenza in aula il giorno della verità: alla fine entrambi hanno deciso di esserci. Accanto a Raffaele uno dei difensori, l'avvocato Luca Maori, e i legali di Knox, gli avvocati Luciano Ghirga e Carlo Dalla Vedova. “Chi ce l'ha con me pensava che non venisse”, ha detto Raffaele Sollecito, presente in aula. Il giovane ha confermato che sarà presente alla lettura della sentenza.
Amanda invece seguirà la giornata in video conferenza dalla sua casa di Seattle, in compagnia della madre. Il Corriere della Sera questa mattina ha rivelato l'esistenza di una lettera che la studentessa americana vorrebbe inviare alla famiglia di Meredith. La sorella della vittima avrebbe però risposto di non avre intenzione di leggerla, almeno per il momento.
Non ci sono, invece, ancora il fratello e la sorella di Meredith Kercher, attesi comunque per la sentenza. Amanda Knox, tornata negli Usa dopo l'assoluzione di secondo grado a Perugia, è invece a Seattle dove attenderà la sentenza insieme con la madre.
La storia – Meredith Kercher venne uccisa a Perugia la notte tra il 1 e il 2 novembre del 2007. Sollecito e Knox vennero condannati in primo grado ed assolti in appello, provvedimento dopo il quale furono scarcerati. Per il delitto sta invece scontando una condanna definitiva a 16 anni l'ivoriano Rudy Guede. Sono trascorsi più di due anni dal giorno della sentenza di secondo grado, quando Raffaele e Amanda furono assolti dal foro di Perugia.
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VIDEO – AMANDA E RAFFAELE LIBERI
Knox-Sollecito liberi, “vergogna” dalla piazza
Il 26 marzo 2013 la Corte di Cassazione ha poi deciso che era tutto da rifare, trasferendo il processo a Firenze. In quella sede fu dunque accolto il ricorso del Procuratore Generale Luigi Riello, ribaltando quanto affermato dal foro perugino, che assolse i due “perchè il fatto non sussiste”.
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Aggiornato ore 11.08