Confermare 20 anni di reclusione per Salvatore Parolisi, è questa la richiesta della Procura generale della Cassazione in risposta al ricorso presentato dall’ex caporalmaggiore dell’Esercito accusato dell’omicidio della moglie Melania Rea, scomparsa in un bosco del Teramano il 18 aprile 2011 e ritrovata morta due giorni dopo.
La quinta sezione penale della Suprema Corte si pronuncerà in serata, sulla decisione di confermare o meno la sentenza dell’appello-bis pronunciata dalla Corte d’assise d’appello di Perugia il 27 maggio dello scorso anno che ricalcolò la pena per Parolisi: 20 anni di carcere, a fronte di quelli – 30 anni con rito abbreviato – che erano gli stati inflitti prima che la Cassazione, nel febbraio 2015, escludesse l’aggravante della crudeltà per l’imputato. La difesa di Parolisi, con il ricorso discusso stamane, chiede che all’ex militare vengano concesse le attenuanti generiche escluse proprio dai giudici del capoluogo umbro.
Melania Rea, 29 anni, fu uccisa con 35 coltellate. Scomparve sul Colle San Marco di Ascoli Piceno, dove era andata per trascorrere qualche ora all’aria aperta insieme al marito, militare del 235mo Reggimento Piceno, e alla loro bambina che allora aveva 18 mesi. Grazie a una telefonata anonima, il suo corpo, trafitto dagli oltre trenta fendenti e con una siringa ancora conficcata, fu ritrovato dopo due giorni nel boschetto delle Casermette, a Ripe di Civitella del Tronto, in provincia di Teramo, a circa 18 chilometri di distanza da Colle San Marco.