Alleanza delle Cooperative, "garantire disponibilità vaccini per campagna anche nei luoghi di lavoro e obbligatorietà vaccinazione per lavoratori"
L’Alleanza delle cooperative, ieri (5 marzo) nel corso dell’incontro con il Governo sul funzionamento dei protocolli di sicurezza e sulla campagna vaccinale nei luoghi di lavoro, a nome del Presidente Mauro Lusetti ha dichiarato: “Realizzare il piano vaccinale anche nei luoghi di lavoro rappresenta una tappa imprescindibile del percorso di uscita dalla pandemia. Sul tema non si può essere vaghi o equivocabili. Per questo chiediamo al Governo la disponibilità di vaccino per procedere con una campagna ad ampio spettro, garantendo tutto il supporto possibile, da parte dell’Alleanza delle Cooperative e delle imprese che rappresentiamo, per mettere a disposizione, se necessario, spazi e strutture per effettuare le vaccinazioni in sicurezza nei luoghi di lavoro”.
“ Come Legacoop Umbria – afferma il Presidente Dino Ricci – ci mettiamo a disposizione della Regione Umbra per effettuare la vaccinazione in forma sussidiaria di tutti i soci e i lavoratori delle nostre cooperative con priorità per le categorie più sensibili e i settori più rischio. L’obbiettivo è quello di alleggerire la sanità regionale già sotto pressione in questo periodo, forti di professionalità e competenze già presente all’interno dell’organizzazione. Ovviamente, con la disponibilità di vaccino, potremmo mettere in campo un piano organizzativo per i nostri 17 mila lavoratori e le oltre 160 cooperative al nostro interno”.
Ci uniamo anche all’appello del nostro Presidente Nazionale sulla questione dell’obbligatorietà della vaccinazione per i lavoratori delle categorie più sensibili:
“Poiché riteniamo condivisibile l’obiettivo di porre la salute pubblica davanti a tutto, confermato anche dalle attuali scelte del governo con importanti limitazioni alla libertà personale, chiediamo –aggiunge il Presidente dell’Alleanza delle Cooperative- che la vaccinazione non sia un’opzione, ma un obbligo per i lavoratori, almeno per quelle categorie che consideriamo più sensibili, come, ad esempio, gli operatori sanitari, socio-sanitari, socio-assistenziali, insegnanti. Le imprese non possono essere lasciate sole nella gestione di questo problema, per una questione di giustizia e di equità nei confronti di tutte quelle persone che decidono di vaccinarsi per puro senso civico e di responsabilità”.
Questa obbligatorietà della vaccinazione, continua Lusetti, “avrebbe ancor più valore se assunta dalle parti sociali modificando il Protocollo del 23 aprile 2020, riconoscendo il vaccino come un’evoluzione della tecnologia e della ricerca efficace per contenere il rischio di infezione, anche nei luoghi di lavoro”.