Trentasei persone, tra cui due minori, tutti originari della Tunisia o anzi -secondo quanto riferito stamattina dalle forze dell'ordine- tutti appartenenti allo stesso quartiere di Tunisi. E' questo il bilancio di una nuova maxi retata, cui hanno preso parte le forze dell'odrine operanti a Perugia, tra cui polizia, carabinieri, guardia di finanza.
La maxi retata mirata nei confronti di immigrati – l'ennesima a Perugia a partire da quelle di polizia e carabinieri a giugno 2011– è stata la risposta delle forze dell'ordine alla dichiarazione del sindaco di Perugia Wladimiro Boccali, che -dopo la morte per accoltellamento di un giovane tunisino in via della Pallotta la scorsa settimana- si era espresso duramente anche nei loro confronti: “Da quando sono sindaco ho chiesto, sollecitato, pressato le forze dell' ordine e la magistratura affinché diano sicurezza ai perugini. E' il loro dovere; è il nostro diritto”, aveva detto Boccali. “Sono state fatte cose importanti, e certo va riconosciuto che Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, il contrasto al traffico degli stupefacenti lo hanno fatto. Evidentemente non basta”.
Da queste parole nasce la maxi operazione che ha portato al fermo dei 36, raccontata stamani in una conferenza stampa cui ha preso parte lo stesso sindaco Boccali, insieme al questore Sandro Federico e ai rappresentanti di tutte le forze dell'ordine coinvolti.
Vari reati – Secondo quanto riferito dal capo di Gabinetto Salvatore Barba stamattina, tutte le persone fermate nella maxioperazione erano stati individuati per un “profilo criminale ben preciso”. Barba ha poi citato l'esempio di tre dei fermati, che avrebbero incitato una sommossa in un Cie prima di allontanarsene, spiegando che i 36 sono stati individuati a seguito di un'attività di indagine condotta dalla squadra mobile. Tra i fermati, cinque persone sono risultate solamente clandestine e dovranno lasciare il paese nei prossimi giorni.
Diciannove degli altri sono stati fatti partire stamattina, sotto l'occhio dei fotografi, per essere accolti in un Cie (presumibilmente quello di Torino), mentre i due minori sono stati consegnati ad un centro dei sevizi sociali. (fda)
Foto di Stefano Dottori