La battaglia per il seggio in Consiglio regionale tra Carla Casciari (Pd) e Giuseppe Biancarelli (Umbria più Uguale) non è finita, ma sbarca a Roma, in Cassazione. Tocca adesso alla Corte del Palazzaccio, nella capitale, che dovrà pronunciarsi con la sua sentenza su chi dei due candidati alle scorse elezioni regionali avrà diritto a sedersi tra i banchi di Palazzo Cesaroni.
A rappresentare gli elettori in Consiglio regionale al momento è Carla Casciari, dopo la decisione del Tar, confermata dal Consiglio di Stato, che, confrontandosi sull’interpretazione della legge elettorale, aveva deciso di far tornare in Consiglio Casciari, chiedendo all’eugubino Biancarelli di lasciare il seggio, facendo spazio all’ex presidente della Regione. Da quel momento, in Regione Umbria la maggioranza è monocolore, con il Pd incontrastato ai banchi. E’ facile dunque pensare che la decisione della Cassazione pesi molto anche per gli equilibri interni a Palazzo Cesaroni. Va comunque precisato che nel caso in cui da Roma arrivasse il ‘reintegro’ di Biancarelli in Consiglio regionale, la decisione dovrebbe tornare di fronte alla giustizia amministrativa per un ulteriore parere.
Ieri mattina, 11 ottobre, si è tenuta l’udienza a Roma, in Corte di Cassazione, a Sezioni Riunite: ora è atteso l’esito del procedimento, che dovrebbe arrivare tra circa un mese e mezzo. A tenere con il fiato sospeso il Pd è il nodo sul calcolo della soglia di sbarramento fissata dall’Umbricellum, la legge elettorale regionale, al 2,5%. Per Biancarelli tale percentuale era stata calcolata facendo il conto dei voti ottenuti dalle singole liste. Per Casciari invece l’interpretazione va verso l’ottenimento del 2,5% attraverso la somma tra i voti delle liste e le preferenze ottenute da Catiuscia Marini, la candidata (e attuale) presidente della Regione.
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