Il sito www.italia-programmi.net rende insonni ormai da mesi le notti di decine di migliaia di italiani, che convinti di aver scaricato da internet software gratuiti si sono visti recapitare a casa lettere su lettere di solleciti di pagamento, corredate qua e là da paroloni dall’eco minaccioso come “avvocato, recupero crediti, tribunali giudiziari regionali (che non esistono, n.d.r.)”. Diversi spoletini finirono nella rete truffaldina, denunciata da Tuttoggi.info (clicca qui) dopo la visione di una delle missive incriminate che richiedeva il pagamento di una fattura di oltre 100 euro.
L’articolo suscitò non poco scalpore, facendo registrare la cifra record di 199 commenti, scritti per la maggior parte da cittadini truffati in preda, o quasi, al panico, per non sapere come gestire la vicenda, naturalmente spaventati dalle minacce legali con cui la Estesa Limited, la società con sede alle Seychelles titolare del sito italia-programmi.net, condiva le lettere.
Tra i circa 25mila destinatari delle lettere, dunque, diversi sono quelli che hanno preferito metter mano al portafogli per evitare guai. Tra questi però, non c’è la vittima più illustre del raggiro, ovvero l'inquilino del Quirinale, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Già, perché come si evince da un articolo pubblicato oggi su corriere.it, il 6 febbraio scorso una delle lettere della Estesa Limited ha raggiunto il palazzo presidenziale che, per nulla intimorito, figurarsi, non ha perso tempo a denunciare la truffa. Il Presidente Napolitano, tra l’altro, non è la prima vittima illustre della Estesa Limited. Nel 2011, quasi per uno scherzo del destino, era stato l’allora presidente dell’Antitrust Antonio Catricalà a cadere nella rete, benché egli avesse dichiarato a “Striscia la Notizia” di non aver mai neanche effettuato l’accesso al sito. Dopo la sanzione pecuniaria di 1,5 milioni di euro comminata il mese scorso dall’Antitrust alla società, oggi il sito www.italia-programmi.net è stato sequestrato ed oscurato dalla Procura di Milano, che indaga sulla vicenda.
Riproduzione riservata