Il capogruppo dell'Italia dei Valori, Oliviero Dottorini, interviene sulla vicenda dei pozzi inquinati a Riosecco: chiede che siano effettuate analisi a campione sull'acqua dei pozzi e sia consentito l’immediato allaccio all’acquedotto a costi ridotti per le famiglie che ne sono prive, ma soprattutto capire come si intende bonificare l’area e in quali tempi.
“Su Riosecco sta emergendo una situazione seria e non ancora definita nei suoi reali contorni. Al netto di raccomandazioni sussurrate e informazioni che appaiono tardive, gli abitanti stanno prendendo consapevolezza di un’amara realtà: i pozzi da cui hanno attinto acqua per decenni non sono più utilizzabili né per i consumi domestici né per le annaffiature. E i tempi di bonifica si preannunciano lunghi e complessi, dal momento che le sostanze inquinanti presentano caratteristiche di persistenza abbastanza elevate”. Con queste parole Oliviero Dottorini torna sulla vicenda dei pozzi inquinati nell’area di Riosecco-Regnano, all’indomani dell’assemblea informativa organizzata dal Comune di Città di Castello. “Oggi – aggiunge Dottorini, che ha già presentato un’interrogazione in Consiglio regionale – veniamo a sapere che i primi controlli a campione, con relative 'avvisaglie' dell’inquinamento, risalgono a oltre dieci anni fa. Ma nel corso degli anni sono state emesse ordinanze singole e nominali senza, a quanto pare, avvertire la necessità di estendere le informazioni agli abitanti di tutta l’area interessata, in modo capillare e circostanziato, rendendoli realmente consapevoli della situazione. E’ possibile quindi che in molti abbiano usufruito dell’acqua inquinata per anni o addirittura per decenni, dal momento che tetracloroetilene e tricloroetilene hanno tempi di persistenza nell’ambiente piuttosto lunghi. È vero che l’approccio scientifico rispetto a queste sostanze è notevolmente mutato negli anni e solo recentemente l’Istituto superiore di sanità ha sconsigliato l’uso irriguo delle acque contaminate, ma è mia opinione che negli anni vi sia stata una carenza informativa evidente, tant’è che molte famiglie continuano a non essere allacciate all’acquedotto comunale”.
“Ora – continua Dottorini – è bene correre ai ripari, senza allarmismi, ma anche senza sottovalutazioni. Devono essere effettuate analisi non solo a campione e deve essere consentito l’immediato allaccio all’acquedotto a costi ridotti per le famiglie che ne sono prive. Occorre individuare uno sportello che sia in grado di fornire spiegazioni adeguate e tempestive a tutti i cittadini e prevedere un aggiornamento per la popolazione almeno tre volte l’anno, in concomitanza con la realizzazione delle analisi. Ma soprattutto occorre capire come si intende bonificare l’area e in quali tempi. Infine un’amara constatazione: questa situazione, oltre a metterci in una condizione di apprensione per la nostra salute, ci priva della possibilità di godere di un bene primario come l'acqua che da secoli abbiamo potuto utilizzare gratuitamente per alimentarci e per coltivare. Da oggi – conclude – per le famiglie residenti nell’area inquinata sarà più difficile poter godere dei frutti del proprio orto, con il ruolo sociale ed economico che questa pratica riveste. Non è una perdita da poco”.