Fabio Muzzi
Francesco Balucani
È ufficialmente iniziata, nel pomeriggio di ieri, la II Festa di Scienza e Filosofia. L’inaugurazione formale è stata anticipata dalla presentazione in anteprima del libro d’artista di Francesca Greco “Barbablù: una rilettura in chiave contemporanea della fiaba di C. Perrault”. Grandi apprezzamenti sia da parte di Rita Fanelli Marini che da Giulio Giorello, presenti alla conferenza. I due hanno esaltato l’opera per la straordinaria sapienza del mazzo espressivo. Disegni che in alcuni tratti sembrano misurarsi con grande coraggio con il talento del grande Escher. Francesca Greco, che ha ringraziato in particolar modo Viaindustriae per il sostegno indispensabile alla pubblicazione, ha raccontato come ciò che l’abbia particolarmente ispirata sia stato il rapporto della mente umana di fronte ad un categorico divieto, la curiosità dell’uomo che è alla base di ogni scoperta e la necessità di porsi delle domande.
Ieri sera – ore 21.00 – si è svolta con notevole successo la prima conferenza serale della II° Festa di Scienza e Filosofia. A parlare, all’interno della sala rossa di Palazzo Trinci, John Harris, bioetico e filosofo inglese, direttore dell’istituto per la scienza, etica e innovazione all’università di Manchester. Difendendo sa sempre la libertà scientifica, Harris è divenuto uno dei massimi esperti del settore bioetico e vanta innumerevoli pubblicazioni ed onorificenze di varia natura.
La bioetica – sintetizza Harris – è una disciplina che ha il compito di occuparsi delle questioni morali ed etiche legate al progresso scientifico, soprattutto per quanto riguarda le innovazioni nel campo della ricerca biologica e nella medicina. Le tematiche principali con le quali la bioetica viene spesso e volentieri a confrontarsi sono quelle relative all’aborto, all’ingegneria genetica, all’eutanasia, alle pratiche concezionali o alla sperimentazione sulle cellule staminali embrionali.
Ma “a cosa serve esattamente la scienza?” Questa la domanda di fondo alla quale rispondere.
“La scienza – afferma Harris – ha uno scopo pubblico e morale; in definitiva rappresenta la nostra ultima speranza. In un futuro non troppo lontano i danni inferti al nostro pianeta potrebbero rendere chiara la necessità di cercarne un altro, o addirittura di crearne uno ex-novo. La razza umana potrebbe estinguersi, questo è parere di molti, in un lasso di tempo relativamente breve, che potrebbe coglierci di sorpresa. Se vogliamo che queste previsioni vengano sfatate, l’unica cosa che possiamo fare è affidarci alla scienza. Dovremmo migliorarci radicalmente, accrescere la nostra creatività, intelligenza, capacità fisica, al fine di sopportare i nuovi mutamenti che la realtà fenomenica ci imporrà. Il ciclo evolutivo naturale è ben rappresentato dalle teorie darwiniane, ma il ciclo evolutivo del futuro ingloberà molti elementi di artificiosità e verrà, di conseguenza, notevolmente accelerato.”
A questo punto, Harris a parlato delle nuove possibilità della scienza, che a breve potrebbe essere in grado di sintetizzare vita artificiale, plasmare il DNA, modificare e migliorare le facoltà fisiche e mentali del corpo umano tramite, per esempio, l’iniezione di nanomacchine tecnologicamente avanzate o altri meccanismi di simile natura.
“Non dobbiamo avere paura della scienza. Non dobbiamo frenare il corso del progresso e dell’innovazione. L’evoluzione tecnologica ha portato e porterà sostanzialmente ad un miglioramento delle condizioni di vita per l’umanità intera. Noi vogliamo essere migliori, vivere più a lungo, diventare maggiormente preparati alle incombenze ipotetiche e consapevoli delle nostre potenzialità. E la scienza ha il preciso scopo di cambiare le cose a vantaggio dell’umanità.”