La Prima Guerra Mondiale vista attraverso l’obiettivo di Carlo Balelli, fotografo professionista marchigiano impegnato in prima linea sul fronte nelle squadre fotografiche dell’esercito. Momenti strategico-militari, immagini strazianti e situazioni di riposo e di svago “rivivono” nei 240 scatti della mostra “Obiettivo sul fronte. La Grande Guerra nella fotografia di Carlo Balelli” inaugurata oggi e visitabile nel centro storico di Perugia, presso Palazzo Lippi Alessandri, dal 24 novembre 2018 al 31 marzo 2019.
Il percorso espositivo è stato realizzato del Centro Studi Carlo Balelli e dalla Fondazione CariPerugia Arte con il patrocinio e la collaborazione del Comune di Perugia, dell’Università degli studi di Perugia, dell’Accademia di Belle Arti “Pietro Vannucci” di Perugia, dell’Isuc Istituto per la storia dell’Umbria contemporanea, del Museo Civico di Lugnano in Teverina e dell’Anmig Umbria, l’Associazione nazionale mutilati e invalidi di guerra.
Impegnato prima a Montemario nella sezione dirigibilisti specializzata nella fotogrammetria, poi nella zona dell’Isonzo e poi ancora sul fronte Dolomitico, Carlo Balelli ha impressionato i momenti e i temi più importanti del conflitto a partire dal 1914 e fino al 1919, a guerra conclusa, fotografando i paesaggi e le montagne, le trincee e i bombardamenti, gli armamenti e le forme di cameratismo tra soldati, la dimensione quotidiana dei soldati e il rapporto con le popolazioni locali, soprattutto donne e bambini. Si tratta senza dubbio di un unicum in ambito nazionale che, oltre a costituire un importante documento storico per la costante presenza sul fronte di Carlo Balelli, rappresenta anche un corpus di significativo valore artistico.
L’archivio dei monumenti ai caduti – A questo nucleo centrale della mostra si aggiungono altre sezioni realizzate grazie ad altre importanti collaborazioni con il territorio. Un video mostra il progetto “I monumenti ai Caduti della Prima Guerra Mondiale in Umbria: un patrimonio da conoscere, salvaguardare e valorizzare”, dal quale è stato tratto il volume “1918-2018 CENTO ANNI DI MEMORIA. Rilievo e catalogazione dei monumenti ai Caduti della Prima Guerra Mondiale in Umbria”, un archivio digitale dei monumenti ai caduti del primo conflitto mondiale diffusi nel territorio umbro frutto di un prezioso lavoro di ricerca di cui è responsabile scientifico Paolo Belardi del Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale dell’Università degli Studi di Perugia.
Un ulteriore spaccato degli eventi e dei momenti di vita che hanno caratterizzato la Prima Guerra Mondiale emerge da alcune foto proiettate in video fornite dall’Isuc, Istituto per la storia dell’Umbria contemporanea che ritraggono la partenza per la Libia, le truppe in marcia, i prigionieri austriaci, le donne, i bambini e gli uomini anziani al lavoro nell’approntamento delle difese, i gruppi di ufficiali che brindano. In memoria della Grande Guerra anche tre divise originali fornite dal Museo di Lugnano in Teverina insieme ad oltre cento oggetti di uso quotidiano come gavette, borracce, elmetti, zaini, scatolette di cibo e persino mozziconi di sigarette.
Pietre della memoria – A disposizione dei visitatori anche una postazione per accedere al sito “Pietre della Memoria”, un progetto pilota messo a punto dal Comitato regionale umbro dell’ANMIG, Associazione Nazionale mutilati e invalidi di guerra e poi esteso su scala nazionale che ha come fine la conservazione della memoria storica del territorio partendo appunto da una “mappatura” delle pietre che ricordano eventi, luoghi, date, nomi di tutto quanto è accaduto nelle regioni italiane o riguarda i cittadini negli anni delle due guerre. I reperti censiti sono catalogati attraverso una scheda in cui sono contenuti la tipologia (monumento, lapide, stele, cippo, etc..), la foto, il luogo di collocazione, il testo delle iscrizioni completo con nomi, il tipo di materiale utilizzato, lo stato di conservazione e l’ente preposto alla conservazione. Una delle caratteristiche più innovative del censimento consiste nella possibilità di localizzare esattamente il reperto attraverso le coordinate geografiche.
Il progetto espositivo è curato da Giuseppe Trivellini e da Emanuela Balelli, figlia di Carlo Belelli e Presidente del Centro Studi di cui in mostra è presente un video in cui traccia la figura del padre: un fotografo militare che è stato primo operatore di diverse squadre sia di montagna sia di campagna, un professionista preparato che attraverso l’acquisizione di tecniche come la fotogrammetria e la telefotografia ha messo le sue competenze al servizio dell’esercito, ma sempre firmandole con il proprio stile.
Gli scatti di Carlo Balelli – Tra gli scatti in mostra una splendida serie di fotografie panoramiche che coprono tutto l’arco alpino dal Podgora a Trieste e le riprese di vaste zone delle Alpi effettuate da 75 stazioni fotografiche d’alta quota. Una documentazione di grande rilevanza storica riguarda la vita degli alpini e degli artiglieri da montagna costretti a vivere nelle caverne, nelle trincee scavate dentro il ghiaccio, o in fragili baracche. Poi le postazioni della fanteria lungo l’Isonzo e il Piave, lo squallore delle trincee austriache conquistate dalle truppe italiane, i caduti abbandonati sul terreno nella terribile rigidità della morte. Drammatiche le immagini delle città italiane bombardate con le case, le chiese, i locali pubblici ridotti a scheletri inanimati a cui si contrappongono quelle cariche di umanità riguardanti la vita nelle retrovie: la messa al campo e il rancio, i bagni nel fiume e gli incontri dei soldati con le ragazze del luogo. Significative sono le foto di bambini che si divertono a simulare il gioco delle guerra con indosso delle vere divise militari, protagonisti per burla di un evento più grande di loro.
Sono sempre opera di Carlo Balelli gli scatti ufficiali che hanno lasciato alla storia la presenza al fronte di importanti personaggi, l’arrivo dei plenipotenziari a Villa Giusti per la firma dell’armistizio, l’ingresso delle truppe italiane a Trento, l’arrivo di Vittorio Emanuele III a Trieste conquistata.
Terminata la Guerra Balelli prosegue la sua attività per tutto il 1919 quale membro della Commissione delimitazione Confini, come testimonia una foto con la bandiera d’Italia che sventola in vetta datata settembre 1919, in concomitanza con le firme dei trattati di pace.