Pittura, scultura, fotografia e un ciclo d’incontri con i «grandi vecchi» della cultura italiana: da domani venerdì 27 giugno e fino a giovedì 24 luglio la città di Giancarlo Menotti ospiterà «Spoleto Arte», la rassegna di arte contemporanea ideata e curata da Vittorio Sgarbi.
E proprio al fondatore del Festival dei 2 Mondi Sgarbi dedica un omaggio con un ciclo d’incontri con personalità della cultura italiana: «Fin quando c’era lui – ricorda Sgarbi – il Festival dei 2 Mondi ha avuto una sua vitalità. Spoleto è oggi in una condizione diciamo molto pacata, quasi da casa di riposo, che il festival ha assunto. Tenteremo una operazione di risveglio a suon di vecchi. Spoleto può diventare il luogo in cui interrogare i grandi vecchi sul futuro».
Si comincia il 4 luglio con Boris Pahor, il più grande scrittore sloveno vivente. tenuto vivo dalla rabbia per la violenza subita con la deportazione nei campi di concentramento di Natzweiler-Struthof, Dachau e Bergen-Belsen. «Pahor – spiega Sgarbi – ha visto la morte negli occhi, ed è come un sopravvissuto, che è tornato dall’aldilà, e non vuole dimenticare. Quell’esperienza trasforma l’uomo, e gli fa intendere diversamente il rapporto con gli altri uomini, senza pietà e senza perdono».
A seguire Gillo Dorfles, 104 anni, scrittore, giornalista e critico d’arte. E poi Luigi Caccia Dominioni («architetto veramente mirabilissimo – dice Sgarbi – e di grande sensibilità tra tanti peracottari dell’arte contemporanea), Mina Gregori, storica dell’arte, esperta di Caravaggio, «che potrà raccontare come sia stato esaltante stare vicino a Roberto Longhi, ripercorrendo momenti fondamentali della resurrezione dell’arte italiana»; Eugenio Carmi, 94 anni, «il pittore – osserva Sgarbi – che più di tutti ama, per antica amicizia, Umberto Eco, ed è il più antico dei pittori astratti italiani viventi. A lui chiederemo ragione della sua armonia del mondo, delle sue geometrie colorate, del suo indefesso omaggio ai maestri dell’Astrattismo, da Kandinskij a Mondrian a Klee, e se questo lo abbia tenuto lontano da una realtà contaminata».
Chiuderà il ciclo degli incontri il padre del critico d’arte, Giuseppe Sgarbi «che ha scritto il suo primo libro, «Lungo l’argine de tempo», a 93 anni, imponendosi come il più antico esordiente dell’umanità. Delle molte cose che ha visto e della verginità del suo sguardo; e della buona qualità del suo pensiero e di un mondo perduto, che sopravvive nella sua memoria, potremo avere nozione e emozione sentimentale»
«Tutte figure – spiega Vittorio Sgarbi – che hanno quell’autorevolezza spirituale che aveva il vecchio Menotti»
Domani, intanto, alle 18,30, l’inaugurazione delle mostre a Palazzo Leti- Sansi.
Oltre a proporre artisti affermati nel panorama dell’arte contemporanea (ci sarà anche José Dalì, figlio del più noto Maestro del surrealismo Salvador Dalì) la rassegna è un «osservatorio» (così ama definirlo il curatore) sugli artisti emergenti.
L’appuntamento più atteso è comunque la «personale» del Premio Nobel Dario Fo. Il grande attore e regista esporrà 20 tele che raccontano la sua passione per la pittura, dagli esordi, nel 1964, fino ai giorni nostri. Ma non solo. Assieme alle tele, Dario Fo porta a Spoleto immagini, disegni e video che raccontano aspetti noti e meno noti del suo lavoro teatrale, foto di scena e scenografie.
Per la fotografia grande curiosità per l’omaggio a Pier Paolo Pasolini attraverso gli scatti di Roberto Villa, un Maestro della fotografia, in una retrospettiva che documenta il Pasolini regista cinematografico. Autore di servizi fotografici per importanti riviste (“Vogue”, “Photo Magazine”, “Harper’s” “Esquire”, “Photo13”, “Epoca”, “National Geographics”) nel 1973 Roberto Villa è stato invitato da Pasolini a fotografare le riprese del film Il fiore delle Mille e una notte.
Vittorio Sgarbi ritorna nella rinomata cittadina umbra dopo il polemico «divorzio» del 2012 con il Festival dei Due Mondi.
Martedì 24 giugno, a Roma, nel corso della Conferenza Stampa di presentazione di Spoleto Arte, il critico d’arte ha ricordato: «Il mio rapporto con Spoleto risale al 1978 quando arrivai in Soprintendenza per 2 mesi. Come prima cosa cercai di dare 80 milioni al festival perché il gallerista Lucio Amelio aveva messo su una mostra su Joseph Beuys, ma quando lo dissi al Soprintendente, la sua risposta fu: “Ma cosa sta facendo ? Sono tutti finocchi, sono tutti finocchi, lasci stare, vada via…”. Questo era, insomma, il clima del 1978.
Tuttavia con l’attuale Direttore Artistico Giorgio Ferrara ho fatto tre edizioni, finanziate dagli sponsor, senza mai prendere un soldo. Nell’ultima edizione lui eccepì sul metodo di recupero dei fondi, che era legato ai galleristi e ai mercanti, e litigammo. Fu allora che nacque Spoleto Arte in Palazzo Racani Arroni, proprio per dispetto a Ferrara».
Sgarbi ha sintetizzato lo spirito di «Spoleto Arte»: «Vi è una condizione assai singolare, di antichissime, patinatissime e nobilissime persone che rappresentano l’eredità spirituale e naturale di Giancarlo Menotti, e alcuni giovanissimi che trovano a Spoleto il luogo dove far vedere le loro capacità, in un palcoscenico per esordienti»
La rassegna di arte contemporanea compendia nomi noti e meno noti dell’arte italiana e europea: «Sono artisti che, nel caos dell’arte contemporanea, vanno guardati con interesse. Come Alessandra Turolli e le sue invenzioni surreali e materiche, con ammiccamenti all’arte informale. Penso a Maria Pia Severi, una visionaria che guarda le città attraverso il filtro del suo sogno. Assai interessante Luigi Calligani, scultore classicheggiante, che ha raggiunto una notevole maturità di visione della forma. Buono mi sembra il lavoro di Venera D’Alessandro coi i suoi paesaggi molto intensi. Certamente da approfondire è l’arte di Giuseppe Santonocito. Alba Tortorici, legata all’illustrazione, raggiunge esiti apprezzabili, e così Simona De Maira.
Da segnalare Luigi Piccioni, molto bravo nel disegno, e Daniela Ventrone, con una ricerca legata a una figurazione citazionistica. E molti altri su cui ritornerò».
Il supporto organizzativo è logistico della rassegna è curato dalla «Promoter Art» di Salvo Nugnes.