In memoria di Vittorio Bachelet (20 feb. 1926 - 12 feb. 1980): per il coraggio - Tuttoggi.info

In memoria di Vittorio Bachelet (20 feb. 1926 – 12 feb. 1980): per il coraggio

Redazione

In memoria di Vittorio Bachelet (20 feb. 1926 – 12 feb. 1980): per il coraggio

Gio, 20/02/2025 - 08:00

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del Prof. Avv. Simone Budelli nell’anniversario della nascita di Vittorio Bachelet

Il 12 febbraio 1980, all’età di 54 anni, veniva assassinato dai “comunisti combattenti” il prof. Vittorio Bachelet, un giurista cattolico impegnato (anche in politica) a testimoniare la sua fede. Autori dell’assassinio furono Anna Laura Braghetti (moglie di Prospero Gallinari) e Bruno Seghetti, che freddarono facilmente il docente al termine di una lezione, privo di scorta (a cui aveva rinunciato per non mettere a rischio altre vite oltre alla sua) con ben sette proiettili calibro 32 Winchester, sparati a distanza ravvicinata, prima alla pancia (come Giovanni Paolo II, che, appena colpito da Alì Agca, disse “… come Bachelet, come Bachelet”) e poi alla testa. I due brigatisti, specializzati nelle azioni contro i cattolici e per questo condannati a più ergastoli (dalla strage di via Fani e all’assassinio di Moro, dall’assalto alla sede Dc di piazza Nicosia all’assassinio di Pino Amato), sono oggi entrambi liberi: Seghetti ha ottenuto la semilibertà già nel 1995 (nonostante nel 1987 avesse organizzato una rivolta nel carcere di Trani e poi avesse tentato, insieme a Prospero Gallinari, un’evasione dal carcere di Rebibbia); Braghetti è fuori dal carcere da 25 anni. Al funerale di Prospero Gallinari, entrambi cantavano: “Prospero è vivo e lotta insieme a noi/le sue idee non moriranno mai”.

La Braghetti ha scritto vari libri di un certo successo, come ad esempio, quello scritto a quattro mani con la stragista di destra Francesca Mambro e l’altro con Paola Tavella (“Il prigioniero”), da cui è stato tratto il film girato da Marco Bellocchio. Non esistono libri o film dedicati, invece, al sacrificio di Vittorio Bachelet o, solo per citare qualche altra vittima del solo “annus horribilis” (1980), a quello di Girolamo Minervini, (il magistrato nominato Direttore generale degli istituti di prevenzione e pena, assassinato sull’autobus dell’ATAC a Roma) o dell’assessore Pino Giordano (assassinato a Napoli mentre si stava recando al lavoro).

Le prime a soccorrere Bachelet, sulle scale della Facoltà di Scienze Politiche de La Sapienza, furono (come in un altro martirio ben più noto), le donne (la sua assistente, Rosy Bindi e poi arrivarono la moglie, Maria Teresa, e la figlia, Maria Grazia); infine, è giunto il figlio venticinquenne, Giovanni, che durante la cerimonia funebre pronunciò queste parole: «Vogliamo pregare anche per quelli che hanno colpito il mio papà perché, senza nulla togliere alla giustizia che deve trionfare, sulle nostre bocche ci sia sempre il perdono e mai la vendetta, sempre la vita e mai la richiesta della morte degli altri»… come ci insegna la Costituzione (noi non siamo assassini) e come ci ha spiegato anche di recente, Gemma Milite, vedova Calabresi, nel suo libro “La crepa e la luce (Sulla strada del perdono. La mia storia)”.

Anche oggi, ognuno di noi, nessuno escluso, è chiamato, secondo le proprie capacità e possibilità, a testimoniare la nostra fede: in famiglia, con gli amici, nei nostri rapporti di lavoro, in politica, anche in memoria di coloro che hanno sacrificato la loro vita, ma soprattutto, in nome di Gesù (“1. Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. 2. Diceva loro: «La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate dunque il padrone della messe perché mandi operai per la sua messe. 3. Andate: ecco io vi mando come agnelli in mezzo a lupi”, Lc 10, 1 – 4) per diffondere un messaggio rivoluzionario d’amore, capace di cambiare la nostra vita e dargli finalmente un senso.

Ci vuole coraggio, oggi? Sì, certamente: oggi, ma come ieri… ”in mezzo ai lupi”.

“Il coraggio è un amore che sopporta facilmente ogni cosa, in vista di ciò che si ama” (S. Agostino). Il coraggio, cioè, è l’amore che sopporta con facilità qualunque cosa, perché tiene fermo lo sguardo sull’amato. Si diventa coraggiosi solo se si è radicati nell’amore.

L’assenza di memoria è forse un peccato veniale, ma l’assenza di coraggio è un peccato mortale.

(Simone Budelli)

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