Il saluto di Monsignor Boccardo ai fedeli di Spoleto-Norcia, quelli del primo cittadino all'Arcivescovo eletto e a Monsignor Fontana, le due lettere di Monsignor Piccioli ai due prelati. Sono solo alcuni dei messaggi che si sono rincorsi nella giornata odierna al termine della cerimonia con la quale è stata ufficializzata la nomina ad Arcivescovo di Renato Boccardo. Ma andiamo con ordine.
IL MESSAGGIO DI MONSIGNOR BOCCARDO ALLA CHIESA DI SPOLETO-NORCIA
Ai fratelli e sorelle che sono nell'Archidiocesi di Spoleto-Norcia, «credenti in Cristo Gesù: grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo» (Ef 1, 1-2). Con trepidazione e con gioia ho accolto dalla parola del Santo Padre Benedetto XVI la chiamata di Dio a servire come Arcivescovo la Chiesa che è a Spoleto-Norcia. Vengo dunque a voi nel nome del Signore, pastore e custode delle nostre anime (cf 1 Pt 2,25), che guida il suo popolo con sapienza imperscrutabile e non gli fa mancare i mezzi e gli strumenti della salvezza. Vengo a voi portando il Vangelo, del quale non mi vergogno (cf Rm 1,16) e per il quale intendo spendermi, non per fare da padrone sulla vostra fede, ma per essere collaboratore della vostra gioia (cf 2 Cor 1,24). Fedeli all'insegnamento della Chiesa e del Concilio Ecumenico Vaticano II, continuando la strada tracciata dal recente Sinodo Diocesano e dall'Arcivescovo Riccardo, al quale fin dal tempo degli studi mi uniscono sentimenti di stima e di fraterna amicizia, percorreremo insieme le vie della fede e della carità, per essere nel nostro tempo testimoni di Cristo risorto, speranza del mondo, e per offrire a tutti la testimonianza credibile del nostro amore e del nostro servizio, riservando una attenzione privilegiata a chi è più piccolo e povero.
Come Pietro e gli altri Apostoli, vengo a voi senza né oro né argento (cf At 3,6), ricco solo della parola del Signore che ascolteremo insieme e del Pane della vita che spezzeremo insieme, per attingervi la forza di edificare ogni giorno la civiltà dell'amore. Saluto tutta la comunità diocesana: Mons. Vicario Generale ed i Sacerdoti secolari e religiosi, primi e preziosi collaboratori del Vescovo; le famiglie, cellula fondamentale della società civile ed ecclesiale, ed i giovani, speranza della Chiesa e del mondo, con i quali ho condiviso l'esperienza entusiasmante delle Giornate Mondiali della Gioventù; le persone consacrate che spendono l'esistenza nel servizio dell'evangelizzazione o vivono nel nascondimento della vita donata alla contemplazione; gli anziani e gli ammalati, che con la loro saggezza e la loro sofferenza illuminano e rendono fecondo il nostro cammino quotidiano. Il mio pensiero si dirige poi agli uomini e donne di buona volontà che credono di non credere: troverete nel Vescovo un amico e un fratello, desideroso di incontrarvi, di conoscervi, di condividere con voi un tratto di strada. Rivolgo infine un rispettoso saluto alle Autorità civili, con le quali mi impegno a lavorare nella ricerca e nella realizzazione del bene comune, a servizio dell'uomo e della sua promozione integrale, nella verità, nella giustizia, nella solidarietà e nella pace. In questo momento, di fronte alla missione che il Signore mi affida, sento tutto il peso della mia povertà: guardo perciò con ammirazione alla lunga storia di fede, santità, cultura e tradizioni della gloriosa Chiesa spoletana-nursina e mi pongo con attenzione alla scuola dei grandi Santi che ne hanno segnato la vita – in particolare Ponziano, Benedetto, Scolastica e Rita – e continuano ad arricchirla con la luce della loro testimonianza e la potenza della loro intercessione. A loro e a voi mi affido: pregate per il vostro nuovo Arcivescovo affinché, con il dono del suo Spirito, Iddio Altissimo gli conceda la sapienza del cuore ed egli sappia ascoltare ed accogliere ognuno di voi come dono prezioso ed accompagnarlo con saggezza e prudenza nella ricerca del Volto del Signore. In attesa di incontrarvi, invoco su di me e su di voi, che già mi siete diventati cari (cf 1 Tess 2, 8), la protezione ed il sorriso materno della Madre del Signore, venerata nella nostra bella Basilica Cattedrale nel mistero della sua assunzione al Cielo, coronata di gloria e di onore, «segno di sicura speranza e di consolazione per il popolo di Dio che è in cammino» (LG 68). + Renato Boccardo Arcivescovo eletto di Spoleto-Norcia
IL BENVENUTO DEL SINDACO DI SPOLETO A MONSIGNOR BOCCARDO
Fin da ora saluto e porgo il benvenuto al nostro nuovo Arcivescovo, mons. Renato Boccardo. Leggendo in internet sue notizie, mi sembra essere persona pragmatica e diretta, che ha ricoperto importanti incarichi in Vaticano. Io non faccio altro che auguragli un buon servizio episcopale in mezzo a noi. Cercherò di incontrarlo il prima possibile, per capire che tipo di interazioni ci potranno essere tra l'Amministrazione e l'Arcidiocesi. Metterò a disposizione tutto me stesso e tutta la struttura comunale per creare questa sinergia forte, che ha funzionato in passato, ma che ha bisogno di una revisione e di un altro taglio. E' cambiato il Sindaco, è cambiato l'Arcivescovo. Evidentemente questa città nel 2009 doveva dare un segnale di cambiamento radicale in tutti i vertici delle Istituzioni cittadine. Sono contento che sia un Arcivescovo giovane, che ha esperienza, che è molto attento alle persone, alle famiglie, agli ultimi e anche ai rapporti istituzionali. Cercheremo di creare i presupposti per farlo inserire bene nel tessuto della città. Si ambienterà benissimo: Spoleto vuole bene alle persone che si spendono per la città e mons. Boccardo lo farà. Abbiamo tanto da fare e, nel rispetto di ogni ruolo, non lo possiamo fare senza le Istituzioni della città, di cui l'Arcidiocesi è una delle principali. Daniele Benedetti, Sindaco della Città di Spoleto
IL SALUTO DEL VICARIO GENERALE MONS. LUIGI PICCIOLI ALL'ARCIVESCOVO RENATO BOCCARDO
Nei ritmi del tempo, noi credenti siamo costantemente chiamati a misurarci con i molteplici interventi attraverso i quali Dio continua a rivelare il progetto d'amore per il suo popolo. Lo Spirito parla alla Chiesa che è in Spoleto-Norcia e rivolge, in modo suadente e forte allo stesso tempo, l'invito a voltare pagina, a scrivere ancora un capitolo di storia che salva, una storia che sempre può e vuole incantare ogni uomo di buona volontà. E' in questo contesto che la nostra Chiesa Particolare ha appreso la nomina di S.E.R. Mons. Renato Boccardo a Pastore e Vescovo della nostra amatissima Arcidiocesi. Un devotissimo grazie al Santo Padre che ha provveduto con tanta paternità al bene e al futuro della nostra Chiesa. Grazie anche all'Arcivescovo eletto Renato che ha accettato di venire a dare gloria a Dio nel servizio di questa porzione del suo popolo. Ma grazie soprattutto al Signore che ha preparato e voluto questo giorno. Nel pronunciare questo grazie intendiamo soprattutto aprirci alla volontà di Dio Padre e alla sua santità che fa sempre “nuove tutte le cose” (Ap. 21,5). In questi anni abbiamo fatto un buon e significativo percorso ma abbiamo ancora tanto bisogno di essere illuminati, di sentirci guidati e sospinti verso quella schiera infinita di Santi, che in questa stessa Chiesa ci ha aperto il cammino incontro al Cristo che viene. Questa porzione del popolo di Dio che accoglie il nuovo Arcivescovo è una Chiesa di Santi, dalla valle spoletana alla montagna nursina. Una santità che faceva di questo territorio uno dei tanti giardini di Dio, pur nell'infuriare delle tante e continue tempeste. Il Vescovo non sarà solo: gli faranno corona presbiteri, diaconi, religiosi, accoliti, lettori, ministri straordinari della Comunione, catechisti, operatori pastorali della Carità, della Famiglia, della Salute e della Cultura. Come con i predecessori, uniti nella comunione e nella formazione per la missione e la spiritualità. Al Vescovo Renato auguriamo di poter esercitare in serenità di spirito quello che la Lumen Gentium chiama il Ministero della Comunità, nella libertà della verità, nell'unità e nella fedeltà, attento al suo popolo, particolarmente ai poveri e ai giovani, ai disoccupati e agli sfiduciati, ai credenti e agli indifferenti, ai problemi del tempo e a quelli dell'eternità, alla costruzione della città terrena e di quella del Cielo, affinché “Cristo sia tutto in tutti” (Col. 3,11). Auguro al nuovo Arcivescovo Renato che possa godere a lungo dell'affetto, della collaborazione, della stima che il caro popolo spoletano nursino mai ha fatto mancare a chi si offre come segno dell'amore di Dio e del Vangelo di Gesù. Fin da ora invochiamo su di lui l'intercessione della Santissima Icone, invocata come l'Aghiosoritisssa, Madre della Misericordia, il coraggio intrepido del Protomartire Ponziano, la sapienza e la paternità del Patriarca Benedetto, la particolare fiducia che ancora fa risplendere l'umile ma intrepida Rita, la luce di Chiara della Croce che mai fa mancare il suo conforto nella inevitabile fatica della vita e del Ministero. Dal profondo del cuore, in spirito di vera fraternità e figliolanza cristiana, diciamo: benvenuto e “benedetto Colui che viene nel nome del Signore” (Mc 11,9). Monsignor Luigi Piccioli, Vicario Generale
CHI E' MONSIGNOR BOCCARDO
Nato a S. Ambrogio di Torino il 21 dicembre 1952 dopo la maturità classica, come alunno dell'Almo Collegio Capranica, frequenta a Roma la Pontificia Università Gregoriana e la Pontificia Università San Tommaso d'Aquino. Ordinato Sacerdote il 25 giugno 1977, incardinato nella diocesi di Susa, consegue la Licenza in Teologia dogmatica e la Laurea in Diritto Canonico. Entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede nel 1982, presta la sua opera nelle Nunziature Apostoliche di Bolivia, Cameroun e Francia. Nominato Responsabile della Sezione Giovani del Pontificio Consiglio per i Laici il 22 luglio 1992: in tale veste coordina, tra l'altro, l'organizzazione e la celebrazione delle Giornate Mondiali della Gioventù di Denver (1993), Manila (1995), Parigi (1997) e Roma (2000), nonché il Pellegrinaggio dei Giovani d'Europa a Loreto (1995). Nominato Capo del Protocollo della Segreteria di Stato con incarichi speciali l'11 febbraio 2001 (responsabile dell'organizzazione dei viaggi apostolici del Sommo Pontefice) viene nominato Vescovo titolare di Acquapendente e Segretario del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali il 29 novembre 2003. Riceve l'Ordinazione Episcopale nella Basilica di San Pietro in Vaticano dall'Em.mo Signor Cardinale Angelo Sodano, Segretario di Stato, il 24 gennaio 2004. Nominato Segretario Generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano il 22 febbraio 2005.
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IL SALUTO DEL SINDACO DI SPOLETO A MONSIGNOR FONTANA
“Credo di essere stato uno dei primi ad aver conosciuto mons. Riccardo Fontana quando venne Arcivescovo di Spoleto-Norcia nel 1996. Ero uno dei ragazzi della Pastorale Giovanile che lo accolse al Teatro Nuovo il giorno del suo ingresso. La prima cosa che fece fu visitare la nostra associazione di volontariato che accoglieva persone in difficoltà. Questo ci fece capire subito quale sarebbe stato il senso del suo servizio a Spoleto: attenzione agli ultimi, alle persone in difficoltà, cercando di individuare delle peculiarità strategiche di iniziativa sociale. La collaborazione con lui è aumentata quando sono diventato Assessore ai Servizi Sociali, poi Vice Sindaco. Il servizio svolto da mons. Riccardo Fontana è stato improbo, ma estremamente fruttuoso, segnato anche dalla collaborazione con l'Amministrazione Comunale. A questa città mancherà una persona di grande concretezza, di grande capacità, di grande cultura e di grande umanità. Personalmente sono dispiaciuto, perché va via un amico, una persona che ha dato tanto per Spoleto in questi tredici anni. Mi mancherà, anche perché le sue attività sociali, in particolare quelle a favore dei giovani, hanno smosso molto il tessuto del pensare giovanile in questa città. E' stato uomo della ricostruzione, ma prima di tutto, come dice il Vangelo, è stato un buon Pastore. Sono sicuro che farà bene anche ad Arezzo, nella sua terra toscana. Spero che ci sia in futuro una fattiva collaborazione tra le due Diocesi. L'Amministrazione si adopererà per questo. Da una parte, non posso che rammaricarmi che mons. Fontana lasci Spoleto, dall'altra penso che ognuno debba fare la sua strada. Auguro all'Arcivescovo un grande servizio nella Chiesa aretina. Mancherà alla città, che ha aiutato a cambiare e ricostruire. Con un po' di commozione, lo vedrò andare via in silenzio – a differenza di quando fece l'ingresso, accolto da un boato di folla – per permettere al nuovo Arcivescovo di inserirsi nel miglior modo possibile”. Daniele Benedetti, Sindaco della Città di Spoleto
IL SALUTO DEL VICARIO GENERALE MONS. PICCIOLI A MONSIGNOR FONTANA
Eccellenza Carissima e Reverendissima,
Resterà sempre sotto i nostri occhi, e ancor più nei nostri cuori, il Suo servizio episcopale, che, ancor giovane Vescovo, ha iniziato a profondere a piene mani a vantaggio della nostra amata Chiesa spoletana-nursina. Non potremo certo facilmente dimenticare il suo zelo instancabile, la sua creatività e la sua continua promozione dell'azione pastorale. Fin dall'inizio, la sua attenzione è stata per i più giovani e i soli, con l'istituzione della Mensa della Misericordia. Sempre all'avvio del suo ministero episicopale, per meglio conoscere il territorio, le persone, le realtà presenti, ha effettuato la Visita Pastorale, puntando soprattutto sulla diocesanità: essere tutti insieme una sola Chiesa ed agire in rete tra le Parrocchie, le Unità Pastorali e le Istituzioni del territorio. Tutto questo, insieme ad una significativa attenzione al dialogo per aiutare tutti a riappropiarsi della propria dignità di battezzati e per offrire anche ai non credenti il servizio della Chiesa, ha costituito la premessa per la celebrazione del Sinodo Diocesano, avendo così tracciate le linee future per il nostro essere famiglia di Dio. Di questi tredici anni vissuti insieme ci piace ancora ricordare tre aspetti: la pluralità dei linguaggi, la vicinanza alla gente, una fortissima presenza sul territorio. A tutti è noto il Suo naturale slancio: abbiamo visto il Vangelo della Carità fiorire in Opere Segno come Scuole per l'infanzia, Centri per anziani e disabili, e articolarsi anche nelle costituite Caritas Parrocchiali. E' stata rinnovata la Catechesi e riproposta la formazione dei laici; sono stati costituiti gli Oratori per ragazzi e giovani e soprattutto è stato riaperto il Seminario, che ci permette di guardare con più serenità al futuro della nostra Arcidiocesi. Abbiamo ammirato l'opera instancabile e illuminata attraverso la quale sempre si è calato dentro la nostra realtà ecclesiale e sociale. Il Suo affrontare i problemi in profondità e in totale dedizione è servito anche a noi, per ritrovare il gusto di essere Chiesa in Cristo, a servizio della persona umana. Sono riemersi in mezzo a noi l'educazione e il gusto al bello, a ciò che è meglio, alla totalità del bene: costa, ma solo così ogni persona può esprimersi per ciò che veramente è. In questi anni ci siamo allenati a preparare eventi che ci hanno fatto riassaporare il gusto del nostro essere Chiesa, come già fecero con amore e onore i nostri Padri. Nella preparazione di ogni manifestazione si aveva sempre l'impressione di essere al limite, invece ci siamo sempre trovati “oltre”: non possiamo non lodare Dio di questa crescita e maturazione. Con fatica abbiamo riconsiderato che essere Chiesa Particolare non vuol dire essere Chiesa di “particolarismi”; infatti, le diversità vissute e accettate nella Carità si trasformano in energia, sempre capace di rinnovare e rinsaldare la comunione ecclesiale. E' così naturale e vivo in Lei, Eccellenza carissima, il “celebrare nella città dell'uomo”, che, ormai, anche per noi ogni celebrazione, ogni evento, ogni impegno pastorale non può prescindere da questa caratteristica. Le saremo sempre vicini, con l'amicizia e la fraternità, e pregheremo il Signore perché Le conceda frutti di tanta consolazione cristiana, anche nella Chiesa che andrà a servire con l'intensità di bene di cui è sempre capace. La salutiamo con la commozione nell'animo, ma soprattutto con gratitudine e riconoscenza, convinti e certi che occuperemo sempre una porzione del suo cuore. Un grazie infinito per tutto e auguri per un bene pieno e sincero nella serenità e nella pace. In questo nuovo tratto del Suo cammino, sempre l'accompagni la Benedizione della Santissima Icone, l'Aghiosoritissa, il coraggio intrepido del Protomartire Ponziano, la sapienza e la paternità del Patriarca Benedetto, la particolare fiducia dell'umile ma intreprida Rita, la luce di Chiara della Croce che mai fa mancare il suo conforto nella inevitabile fatica della vita e del Ministero. Monsignor Luigi Piccioli, Vicario Generale
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IL SALUTO DI MONSIGNOR FONTANA ALLA CHIESA DI AREZZO-CORTONA-SANSEPOLCRO
Fratelli nel sacerdozio,
figlie e figli della Chiesa:
il Signore vi dia pace!
Saluto con cristiana letizia il popolo di Dio che è pellegrino in Arezzo, Cortona e Sansepolcro. Il Papa mi ha chiesto di mettermi al servizio della Chiesa in mezzo a voi, che siete la presenza del Signore in un territorio di antico prestigio e di grande speranza. Volgo il pensiero innanzitutto al presbiterio di cui farò parte e da cui confido di essere accolto come un successore degli Apostoli, che non vuole far altro che cingersi il grembiule per quella lavanda dei piedi, che Gesù ci chiede di praticare, anche tra gli uomini e le donne del nostro tempo, con umiltà e coraggio, avendo per modello da imitare e seguire proprio Lui, il Signore. Vengo a svolgere il ministero, chiedendo ai più anziani consiglio, come a padri solerti che hanno generato alla fede generazioni di cristiani. Ai parroci e ai presbiteri che sono le colonne della Chiesa, offro la mia fraternità, sperando di condividere il sogno di cui è figlio il nostro sacerdozio, prezioso frutto del Concilio Vaticano II. Ai più giovani porgo con molto rispetto la mia paternità, sapendo che il Signore affida a tutti noi la profezia: sulle orme del Padre Abramo, giunti all'età dei Patriarchi; come Mosè, negli anni in cui il Signore ci dà la forza e la competenza per guidare il suo popolo; come Davide, nella pienezza delle forze giovanili, per raccontare anche alla gente della generazione nova, con i linguaggi e i segni loro comprensibili, che Chiesa è bello. Venendo da una gioiosa esperienza di fraternità presbiterale, vissuta per quattordici Pasque tra i preti che mi hanno forgiato come vescovo nella amata Chiesa spoletana e nursina, sono certo che il Signore mi farà trovare ancora la gioia di essere con voi cristiano e per voi vescovo. So che è possibile: metterò tutte le mie forze per realizzare la santa volontà di Dio, che è fonte della nostra pace e sigillo sacramentale della nostra unità. Con forte stima e viva considerazione saluto i nostri seminaristi, che sono il segno della speranza che il Signore ci offre, e i giovani uomini con i quali Dio assicura il futuro del ministero. Il Seminario è il cuore pulsante della Diocesi e la casa comune dei ministri ordinati. La mia prima preghiera da vescovo è che fiorisca ancor più; che molti ragazzi trovino il coraggio e la gioia di rispondere di sì al Signore che, in molti modi, chiama ancor oggi al sacerdozio nelle nostre comunità ecclesiali. La significativa presenza di un bel numero di diaconi permanenti manifesta il fermento di servizio e di partecipazione che è vivo nella nostra Chiesa diocesana. A loro e alle loro spose, alle loro famiglie, vada la Benedizione del Signore. Una Chiesa tutta ministeriale è la via che ci è data per costruire il futuro, alla luce del Vangelo, a partire dalla carità. Raccolgo dal Vescovo Gualtiero, amico e fratello di molti anni, il ministero di unità e di pace, nella ferma convinzione che vivere il Vangelo di Gesù è essenzialmente un'esperienza di comunione condivisa. La partecipazione responsabile nella Chiesa non si misura dall'efficienza operativa, ma dalla carità che ciascuno pone in essere, perché quanti guardano al popolo di Dio possano coglierne il segno dell'amore vicendevole, principio distintivo della nostra identità. La vera, autentica fruttificazione, l'efficacia della Chiesa non si riscontra nelle grandi opere che fa, ma dall'amore che essa sa diffondere tra gli uomini. La nostra comune vocazione è di offrire al mondo lo strumento per ricondurre all'unità il genere umano, in un simbolico cammino da Babele e Babilonia, alla ricerca della Gerusalemme del Cielo. “Per la misericordia che ci è stata accordata, non ci perdiamo d'animo. Al contrario, abbiamo rifiutato le dissimulazioni vergognose, senza comportarci con astuzia né falsificando la parola di Dio, ma annunciando apertamente la verità, ci presentiamo davanti ad ogni coscienza umana, al cospetto di Dio” (II Cor 4,1-2), nel dialogo continuo e costruttivo con tutti, come quello di Gesù, Verbo incarnato, che non cessa di interloquire con ogni persona, perché ciascuno possa arrivare alla pienezza della gioia, alla libertà dello spirito e alla pace. Proverò a fare del mio meglio perché continuino a prosperare le prospettive di futuro che sono state seminate a piene mani in questi anni nella nostra Chiesa diocesana, tutto valorizzando, nello stile di quello scriba, che è simile a un padrone di casa, che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche. Con trepidazione, consapevole della grande ricchezza di virtù cristiane e di carismi della comunità che mi accoglie, mi metto in fila dietro ai grandi Vescovi che hanno retto questa Chiesa nei secoli. Pregate per me, perché possa imitarne la vita santa e la dedizione al popolo di Dio, nello specifico triplice compito che è proprio del ministero episcopale. Sull'onda di memorie per me dolcissime, esprimo il mio primo approccio con la Chiesa che mi accoglie, consapevole della povertà dei miei limiti, ma ricco d'amore sponsale. Alla notizia del nuovo servizio che il Papa mi ha chiesto, sono andato a navigare sul sito della nostra diocesi, cercando di scrutare, almeno da lontano, come Isacco di ritorno dal pozzo di Lacai-Roi in attesa di incontrare Rebecca, le qualità e i tratti distintivi della Chiesa, che tra breve potrò conoscere di persona. Arrivo, come chi porta il segno della pace, quasi a restituire in particolare il bene spirituale che ricevetti – tra i vostri – da due vescovi aretini incontrati nel mio cammino di allora giovane sacerdote a Roma. Mi sovvennero nel bisogno, mi incantarono con il ricordo e il fascino della loro Chiesa madre. Il vescovo Cesare Zacchi, mi fu padre con la sua amabilità e la sua fede forte e semplice in momenti per me difficili e di dura prova, quando dalla parrocchia mi mandarono nel servizio diplomatico della Santa Sede. Il vescovo Raffaello Funghini, uomo di rifinita cultura e di saggio equilibrio, mi fu amico caro ed esempio di fedeltà alla Chiesa e al Signore, che guida la storia delle persone e del suo popolo. Chiedo ai Pastori del gregge del Signore di far giungere il mio pensiero di stima e di affetto al laicato cristiano che, come i Re Magi, con sempre nuova meraviglia, porta i suoi doni al presepe: non già oro, incenso e mirra, ma la propria fede incarnata nella città secolare, nell'esercizio del lavoro e nella carità politica, senza trascurare chi è nella prova e nel dubbio. Sono essi che fanno da sicuro riferimento all'interno della società umana; con il valore aggiunto della speranza cristiana rendono ancor più bella la Chiesa nel nostro tempo. Parrocchie, associazioni, movimenti, aggregazioni ecclesiali esprimono la ricchezza dello Spirito e la molteplicità delle esperienze che portano nuova luce tra i fedeli di Cristo in questo tempo bellissimo e pieno di sfide, in cui ci è dato di vivere la nostra appartenenza al Signore. Nella Chiesa la diversità è sempre dono dello Spirito; solo le divisioni sono opera del maligno. Per costruire l'unità dobbiamo ripeterci l'un l'altro che ‘se nella Chiesa c'è posto per tutti, c'è posto anche per me'. Mi incanta sapere vivace e forte la componente più giovane della nostra realtà ecclesiale. Alla Pastorale Giovanile ho dedicato gran parte del ministero svolto da prete, come figlio dell'Azione Cattolica e come compagno di strada, per molti anni, di generazioni di Scout. Porto nel mio ideale tascapane l'esperienza fatta in Umbria, dove ho potuto rilanciare, con i fratelli vescovi di questa regione, le problematiche relative alla questione educativa, in forte collaborazione con il mondo della scuola e la riattivazione degli oratori. Sono consapevole della ricchezza infinita che sono le famiglie. Credo che l'icona di Nazareth sia la frontiera su cui si misura la credibilità della Chiesa del nostro tempo, nella gioia che rallegra le storie d'amore; nel rispetto delle difficoltà e nei percorsi segnati da convivenze difficili e da storie sofferte. In questa fase la nostra storia è segnata da problemi e ostacoli: molti perdono il lavoro o non riescono a trovarlo; siamo in un travaso generazionale dove scompaiono antiche risorse e le nuove stentano ad affermarsi, con vero danno dei più deboli. Credo che, da cristiani, ancora una volta siamo chiamati a fare “nel mondo ciò che l'anima è nel corpo”: dobbiamo imparare a vivere l'impegno, come una professione di fede, qualunque sia il modo e il ruolo che ciascuno ha nella società, che siamo tutti chiamati a edificare con fattivi contributi. La ricchezza spirituale dei carismi che si sono affermati nelle nostre terre sono una meraviglia che stupisce ancora e fa accorrere ogni anno migliaia di persone, interessate a scoprire il segreto della nostra vicenda profondamente umana e cristiana. La vita nello Spirito è la vera ricchezza che spesso manca ad alcuni nostri contemporanei e che noi siamo chiamati a mettere al primo posto nella nostra esistenza di cristiani e nel nostro servizio pastorale.Ve n'è una grande sete. Dalla casa natale di San Benedetto vengo pellegrino a Camaldoli, consapevole dell'alto ruolo che codesta esperienza religiosa ha nella Chiesa italiana; dal Monteluco di Spoleto, dove San Francesco combinò la bellezza con la contemplazione, vorrei far mia l'esperienza de La Verna, inseguendo con trepidazione l'immagine del Cristo nella ferialità della vita. Anche a me sia data la speranza di imitare il mio Signore, che Pietro negli Atti, con straordinaria sintesi, dice che passò in mezzo al popolo facendo del bene (cfr Atti 10,27). Chiedo a voi, sorelle e fratelli dei nostri monasteri, di sostenere il ministero che avvio in mezzo a voi con il prezioso supporto della preghiera e con la testimonianza di una radicalità di vita, che ancor oggi, come all'epoca di Diogneto, fa chiedere agli uni e agli altri il perché. La vita consacrata è una risorsa di inesauribile efficacia per la Chiesa e rende ricco di specifici carismi l'esercizio della carità; porta nelle comunità il profumo del Cristo casto, povero e obbediente e il fascino di aderire al Vangelo “sine glossa”. Alle donne forti della tradizione toscana, che nel passato furono religiose sante, madri di famiglia e spose integerrime, oggi compete un nuovo e più largo impegno: la Chiesa conta su di voi; si affida alla vostra capacità d'essere significative e capaci di aggregazione nella famiglia, nella comunità ecclesiale e nel lavoro, con i doni naturali e con la Grazia che il Signore vi concede in ogni stato di vita. Nella terra di Petrarca, di Piero della Francesca, di Michelangelo, di Vasari e di tant'altri insigni per arte e letteratura, modelli di ideale cultura e di umanesimo incarnato, la Chiesa chiede a tutti di approfondire ancora il pensiero sull'uomo e la meditazione sulla sua sorte. A poco più di quaranta anni da Gaudium et Spes, spero che la comunità ecclesiale che è in Arezzo-Cortona-Sansepolcro voglia rilanciare ancora la proposta dei valori che da secoli le appartengono: aggregare attraverso la cultura, che è tesoro comune di tutti e patrimonio, solo se condiviso, quanti hanno a cuore il bene comune. Esprimo fin dal primo inizio del mio ministero aretino la richiesta di collaborazione con tutti. Assicuro il mio pieno rispetto a chi, animato da passione per il Vero, si addentra nella libera e faticosa ricerca della scienza e dell'arte. Gli occhi fissi sulla resurrezione del Signore dal sepolcro – celeberrima nel mondo l'immagine nella Sala dei Conservatori della Residenza – che fu icona medioevale della predicazione del vescovo, il pensiero va ai poveri, ai malati, agli immigrati, ai bambini, a chi è senza lavoro o che per qualunque altra ragione al mondo è disperato. A tutti vorrei ripetere la speranza del Vangelo: speranza ardente è quella che è rivolta nell'unica direzione di Dio, della sua Parola; di chi considera il futuro più certo del presente; ha fiducia dell'intervento di Dio all'interno della storia, del singolo e del popolo. Saluto con rispetto le Autorità dell'ordinamento istituzionale della mia terra di Toscana, che in Arezzo ha uno dei più solidi capisaldi della nostra comune, antica tradizione. Per parte mia assicuro agli uomini di buona volontà ogni cooperazione e sempre doverosa attenzione, nel rispetto delle reciproche competenze. Sono convinto che, come una è la persona umana, così una è la società entro la quale la Chiesa e lo Stato rappresentano due facce inseparabili della stessa medaglia. Santa Maria, invocata col glorioso titolo di Madonna del Conforto, sicuro riferimento della Chiesa Diocesana che mi è affidata, continui a mostrarmi la dolcezza della sua maternità, che mi assiste fin dalla prima giovinezza e mi insegni che, nella pluralità dei linguaggi e nelle diversità delle culture, anche a me tocca ripetere, come a Cana di Galilea, “fate quello che egli vi dirà” (Gv 2,5). + Riccardo Fontana , Vescovo
CHI E' MONSIGNOR RICCARDO FONTANA
Mons. Riccardo Fontana è nato il 20 gennaio 1947 a Forte dei Marmi, in Versilia, Arcidiocesi di Pisa. Dopo una significativa esperienza nell'Azione Cattolica, a 18 anni entra nel Seminario della Chiesa Pisana. A Roma, come alunno del Collegio Capranica, appena conseguita la Licenza in Teologia presso l'Università Gregoriana va in parrocchia per completare, con il servizio pastorale, la preparazione al sacerdozio. Il 2 luglio 1972 è ordinato presbitero in Pisa. Vicario Cooperatore della Parrocchia del Preziosissimo Sangue a Roma, incaricato della Pastorale Giovanile di zona, insegna religione nei Licei. Presso la Pontificia Università Lateranense, con una tesi dottorale sulla revisione del Concordato del 1929, completa la formazione giuridica già ricevuta presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Roma – La Sapienza. Chiamato nel Servizio Diplomatico della Santa Sede, va come Addetto e poi Segretario della Nunziatura Apostolica in Indonesia. Nel 1981, ritorna a Roma, presso il Consiglio per gli Affari Pubblici della Chiesa: collabora nella Segreteria dell'allora Arcivescovo Mons. Achille Silvestrini. Poi diviene responsabile in Segreteria di Stato per l'area del Sud-Est Asiatico, l'Australia e l'Oceania. Intanto, presso l'opera Regina Apostolorum, in Diocesi di Roma, è incaricato della catechesi ai giovani professionisti. Diviene Assistente Ecclesiastico del gruppo “Pro-Sanctitate” e della “Famiglia Gesù-Maria”, tra gli ex-alunni, i docenti e i genitori dell'omonima scuola romana. Nel frattempo, esercita il ministero di cappellano presso le Suore Piccole Ancelle di Cristo Re, nella residenza per Anziani alla Madonna del Riposo. Nominato Rettore della Chiesa di S. Barbara dei Librari, in Roma, la riapre al culto, dopo oltre un secolo di non utilizzo. Assieme ad un gruppo di laici, dà vita alla “Comunità di S. Barbara” per la pastorale giovanile, la catechesi degli adulti, l'animazione del volontariato alla carità e la formazione della Comunità Cristiana. Dalla Conferenza Episcopale del Lazio, per un quadriennio, viene nominato Assistente Ecclesiastico Regionale per gli Scout dell'AGESCI. Per quattro anni è capo della segreteria del Cardinale Angelo Sodano, Segretario di Stato di Giovanni Paolo II. Il 16 dicembre 1995 viene eletto Arcivescovo di Spoleto-Norcia e consacrato vescovo il 6 gennaio 1996 nella Basilica Vaticana da Papa Giovanni Paolo II. Il 13 gennaio, per i primi vespri del patrono S. Ponziano, fa il suo ingresso in Diocesi. Nel 1997 inizia la sua prima Visita Pastorale e alla Pentecoste del 2000 avvia, dopo sessantatre anni il Sinodo diocesano che, dopo un triennio, arriva a compimento. In attuazione delle decisioni sinodali, si dà nuovo impulso alla carità, avviando “opere segno” nelle nove Foranie. Si riforma la catechesi di iniziazione cristiana, di concerto con l'Ateneo Salesiano di Roma, promuovendo con i laboratori di catechesi l'adattamento diocesano al progetto catechetico della Conferenza Episcopale Italiana, attraverso i vari linguaggi usati dai ragazzi. La Scuola Diocesana di Teologia è preliminare alla promozione dei ministeri laicali e all'ordinazione dei diaconi permanenti. Dalla chiesa cattedrale parte un rinnovato interesse per la liturgia e il bello espresso nelle varie forme previste dal Vaticano II e si diffonde in tutta la Diocesi. Il grande impegno per la Pastorale Giovanile, tra l'altro, fa riattivare gli Oratori, dando rinnovata consistenza all'antica istituzione. Una Legge Regionale conferma l'opera diocesana, sovvenzionandone le attività, come risposta alla emergente questione educativa. L'impulso dato alla Pastorale Sanitaria culmina con la convenzione firmata tra la Regione e la Conferenza Episcopale Regionale. La rete museale ecclesiastica, a valorizzazione e tutela dei beni d'arte della Chiesa, è il completamento di una poderosa opera trasversale svolta nelle varie Diocesi umbre, in esecuzione della delega attribuita dai Vescovi della Regione a mons. Fontana. La Settimana Liturgica Nazionale dell'estate del 2007 compendia con la grande mostra “Santi e Papi in terra d'Umbria” il rigore culturale e l'afflato pastorale dell'impegno per la liturgia e l'arte. Decine di convegni, pubblicazioni, congressi nazionali esprimono l'attività culturale dell'Arcidiocesi rinnovata dal Sinodo, nelle sue manifestazioni esteriori, ma ancor più nella sua consapevolezza di popolo di Dio, attorno alla centralità della Scrittura. Gran parte del laicato si collega con gli organi partecipativi della Diocesi: nascono ministeri di fatto e una forte animazione dello storico territorio. Durante il suo ministero, l'Arcivescovo ha arricchito l'Arcidiocesi di 37 nuovi sacerdoti, 25 ordinati dallo stesso mons. Fontana, che dopo venticinque anni ha riaperto il Seminario diocesano. L'Associazione di Spoleto “Scienza e vita”, la più grande dell'Umbria, la Pastorale a tutela della vita e delle nuove nascite ha coinvolto il mondo della salute e le giovani famiglie. L'impegno per la difesa dei posti di lavoro e la passione per le tematiche sociali hanno distinto l'opera della Diocesi in questo ultimo decennio, fino alla creazione del grande Fondo di Solidarietà delle Chiese Umbre, di cui i Vescovi hanno dato la presidenza all'Arcivescovo Fontana, per l'opera di sensibilizzazione svolta e la grande raccolta di fondi ottenuta. Il primo convegno regionale sulle Comunicazioni Sociali ha coronato l'opera di sensibilizzazione dei rapporti tra Chiesa e territorio. Soprattutto a Spoleto la collaborazione tra Chiesa e società civile ha ridato attenzione e voce pubblica alla comunità ecclesiale che, aliena da ogni ricerca di potere, ha potuto fare da riferimento a credenti e non, in dialogo con tutti secondo gli insegnamenti del Vaticano II. La ricostruzione del post terremoto ha permesso in questi anni di ripristinare oltre 200 chiese e di ridare assetto funzionale alle strutture dell'Arcidiocesi e delle Parrocchie. Varie volte chiamato in giro per l'Italia per la predicazione al clero di esercizi e ritiri, l'Arcivescovo si è particolarmente impegnato per la formazione del laicato. Le relazioni con il Kosovo, la Georgia, l'Armenia, l'Azerbaijan, la Russia e l'India hanno punteggiato in questi anni l'attenzione per le missioni della nostra Chiesa, dove l'antico diplomatico si è fatto pastore di Chiese sorelle, insieme al suo popolo, nel sostegno delle missioni e nella promozione di significative opere di carità, cercando sempre la collaborazione con le Chiese dell'Umbria. È Vice Presidente della Conferenza Episcopale Umbra (CEU) con le deleghe al Servizio della Carità e della Salute, ai Migranti, ai Beni Culturali Ecclesiastici, alla Cultura, alle Comunicazioni Sociali e agli Oratori. È Vice Presidente di Caritas Italiana e Segretario della Commissione Episcopale per il Servizio della Carità e la Salute della Conferenza Episcopale Italiana (CEI). Il 16 luglio 2009 Papa Benedetto XVI lo nomina Arcivescovo-Vescovo di Arezzo-Cortona-Sansepolcro.
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