"IL PRESEPIO DI SPOLETO": L'INTERVENTO DELL'ARCIVESCOVO DI SPOLETO - NORCIA - Tuttoggi.info

“IL PRESEPIO DI SPOLETO”: L'INTERVENTO DELL'ARCIVESCOVO DI SPOLETO – NORCIA

Redazione

“IL PRESEPIO DI SPOLETO”: L'INTERVENTO DELL'ARCIVESCOVO DI SPOLETO – NORCIA

Dom, 23/12/2007 - 16:15

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Doveva essere proprio uno di questi giorni di dicembre. Il Celano racconta che S. Francesco confidasse ai suoi il desiderio di fare personalmente esperienza dell'incarnazione di Cristo: dell'umiltà delle vicende di Betlemme, della carità della passione del Signore. Fu il primo presepe quando il Poverello chiese a messer Giovanni di lasciare S. Maria degli Angeli per ritornare al suo castello di Greccio, dove, a chi fosse arrivato in cerca del Signore, avrebbe potuto dare accoglienza. E' questa la prima parola chiave per addentrarsi nella logica del Natale.

Ancora il Celano racconta come frate Francesco non abbia costruito una scena, un'immagine; egli invece volle coinvolgere personalmente i nostri nonni umbri nella ricerca di Dio, che si fa prossimo per incontrare l'uomo. E' questo il senso di Greccio e di quanto il Santo, a cui tutta l'Umbria fa riferimento, ha voluto farci capire. Riuscì a convincere gli umbri a uscire dal quieto vivere e mettersi in marcia, alla ricerca di Dio. L'umiltà cara alla nostra gente non è tanto riscoprire che abbiamo bisogno di Dio, ma che Dio, anche in questo ci ha preceduto, venendo in cerca dell'uomo: è il messaggio di Betlemme. Quando te ne rendi conto sperimenti come all'umiltà si aggiunga la letizia. E' il binomio di Natale, è la chiave cristiana, ma anche umbra per avvicinarci alla fonte della pace. L'intuizione geniale di S. Francesco è di passarci il messaggio che anche tu puoi fare da pastore di quel gran presepio che è la storia umana, purché tu abbia l'umiltà di cercare la letizia del cuore, riscoprendoti bisognoso di Dio.

Abbiamo provato anche noi da avviare un pellegrinaggio per far nostre le valenze del presepio. I primi “pastorelli” arrivati in Cattedrale sono stati i bambini delle scuole della città, che, con il corteggio di nonne e di genitori, sono saliti in Duomo per cantare la loro letizia e dire, con la semplicità che è loro connaturale, ciò che da duemila anni tutti sanno in Umbria: Gesù è in mezzo a noi, Emmanuele. Poi, i ragazzi delle scuole superiori di Spoleto mi hanno chiesto di venire a pregare insieme, perché tra poco è Natale. I giornali hanno già riferito come la Cattedrale fosse gremita. Perché ci deve essere sempre chi dubita che la generazione più giovane sia capace di cose alte e belle?

Un passo in più verso Greccio, dentro il presepio, è stato l'incontro con il Centro di Solidarietà “don G. Rota” e la sofferenza che è loro e delle loro famiglie. Ci siamo trovati al Sacro Cuore. Abbiamo pregato. Hanno spiegato le loro ragioni. Hanno ripetuto, senza affettazione, una parola che da trent'anni è di gergo per chi si fa carico delle dipendenze dalle droghe e da quant'altro rende uomini e donne meno liberi: “centri d'accoglienza”. Mi è venuto in mente la magica parola che il Celano mette in bocca a S. Francesco e a messer Giovanni da Greccio. Accoglienza è la necessaria condizione perché il presepio si animi della presenza di Dio e della frequentazione degli uomini.

Quest'oggi i ragazzi dell'oratorio di Cesi, dove abbiamo appena mandato un giovanissimo parroco, mi chiedono di andare da loro: di stare con loro, di pregare con loro. Le loro musiche in concerto non sono forse l'eco lontana di quel canto per cui anche nel nostro tempo “la notte sembra tutto un sussulto di gioia”, come il Celano dice che avvenne a Greccio?

La vigilia di Natale non necessariamente è piena di corse e di gente affannata. All'ora del vespro, alle 18, mi attendono nel monastero di S. Bernardino a Montefranco le nostre Clarisse di Spoleto. Nel silenzio avrò domani sera il privilegio di avviare la prima delle quattro liturgie, che il rito romano assegna al giorno di Natale.

“Portando, ciascuno secondo le sue possibilità, ceri e fiaccole per illuminare quella notte, nella quale s'accese splendida la stella che illuminò tutti i giorni e i tempi”, a mezzanotte Spoleto cristiana salirà in Duomo, per la messa.

I vescovi dell'Umbria con me hanno scritto nel decennale del terremoto che, oltre alle cose, bisogna ricostruire l'anima della Regione. Il giorno di Natale, alle 17, dopo dieci anni si riapre finalmente al culto l'antica cattedrale di Bevagna. Vorrei che Natale fosse per tutta la nostra Chiesa l'occasione in cui si riprende l'incontro con Dio. E poi il 26, alle 17, a Montefalco si riavvia l'organo di S. Bartolomeo, dopo che al mattino di quello stesso giorno la piccola comunità di Torre del Colle avrà riaperta la propria chiesa al culto. Il 27 e il 28 andrò a fare Natale con quella parte della nostra Chiesa che è in carcere. Natale e la nascita del Signore sono il naturale contesto della speranza e della rinascita, che a ciascuno di noi, anche se ha sbagliato nella vita, è garantita dalla fede cristiana.

Nella chiesa Cattedrale, con le radici sopra il presepio, c'è un grande albero dove sono appese le foto degli oltre 500 bambini nati a Spoleto quest'anno. I loro genitori li porteranno in Duomo domenica 30 alle 11.30. Sarà la festa della Sacra Famiglia e di tutte le giovani famiglie che vogliono ringraziare Dio per il dono della vita. Come tradizione, l'ultimo dell'anno alle 17.30 in Cattedrale, con il Te Deum ringrazieremo Dio per la benedizione che ha elargito per un anno intero. Non arriveremo a Greccio, ma il presepio è ugualmente garantito. Non quello di statuette di gesso e di grotte di cartone. Ma il luogo ideale perché il Natale sia, anche quest'anno, l'occasione per incontrare il Signore.

+ Riccardo Fontana

Arcivescovo di Spoleto-Norcia

(tratto da Il Giornale dell'Umbria – edizione del 23 dicembre)


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