Jacopo Brugalossi
Risse, incidenti sul lavoro, braccia mozzate, svenimenti, violenze sessuali, crisi epilettiche, attacchi di asma, tentati suicidi, fratture e ferite lacero contuse in ogni parte del corpo. Se tutto quello che è capitato nella sola giornata di domenica a Spoleto fosse stato reale, e non una simulazione organizzata in occasione della gara regionale della Croce Rossa italiana, la città del Festival sarebbe balzata agli onori delle cronache come luogo più sfortunato d’Italia.
A onor del vero, più di una persona è rimasta attonita e sgomenta dinanzi alle situazioni a cui ha assistito, prima di rendersi conto che si trattava di una messa in scena. Già, perché l’undicesima gara regionale della Croce Rossa Italiana, che per la prima volta si è disputata a Spoleto in diverse “stazioni”, tutte in pieno centro storico, è stata caratterizzata da un grande spirito d’immedesimazione degli organizzatori e dei partecipanti, grazie ai quali le scene allestite sono davvero sembrate reali.
17 squadre provenienti da tutta la regione (la sezione di Spoleto non ha partecipato alla gara in quanto comitato organizzatore) sono state messe di fronte ad altrettante situazioni di emergenza, in cui erano necessari interventi di primo soccorso. Dall’incidente sul lavoro in un cantiere allestito in Via del Duomo, allo svenimento di alcune persone in Piazza del Municipio; dall’accoltellamento e violenza sessuale presso la discoteca Tartaruga al tentativo di suicidio di un uomo in Via Elladio; dalla rissa con feriti al Palazzetto dello sport all’incidente in una falegnameria in cui due uomini si sono mozzati un braccio. Come se questo non bastasse, per valutare la prontezza e la risolutezza delle squadre in condizioni di emergenze concomitanti, gli organizzatori hanno messo ancor più “sotto pressione” i volontari aggiungendo nuove criticità all’evento principale, come la figlia incinta dell’uomo che aveva tentato il suicidio, il violento attacco d’asma dell’amica della donna violentata o la crisi epilettica di una ragazza di fronte alla falegnameria. Le squadre sono state accompagnate di stazione in stazione da un tutor garante della regolarità delle operazioni, e valutate “sul campo” dai giudici di gara. Ogni intervento ha avuto la durata di otto minuti.
A complicare la operazioni di soccorso, inoltre, è stato previsto in ogni scena un “disturbatore”; un personaggio che spaventato, in preda al panico o sotto shock, contribuiva a far salire il livello di stress dei volontari. Tutto organizzato nei minimi dettagli, quindi, compreso il trucco degli attori/simulatori, abilmente realizzato dagli addetti presenti alle stazioni.
Particolarmente movimentata e quanto mai attuale la simulazione allestita presso la Casina dell’Ippocastano, in cui i volontari della CRI hanno avuto a che fare con un intervento di Diritto Internazionale Umanitario. Protagonisti erano una gruppo di extracomunitari provenienti da diversi paesi africani, ognuno con i suoi problemi e con le sue personali richieste ai soccorritori. I volontari sono stati chiamati non solo a prestare il primo soccorso ad un ragazzo disidratato e ad una donna incinta, ma hanno dovuto anche valutare le diverse situazioni dei malcapitati, identificando chi di loro parlava italiano per fare da interprete, distinguendo i clandestini dai rifugiati e valutando le richieste di asilo.
A breve l'aggiornamento con le squadre vincitrici.