Gualdo Tadino, sentenza Tribunale su "Caso Rosi" riaccende polemiche - Tuttoggi.info

Gualdo Tadino, sentenza Tribunale su “Caso Rosi” riaccende polemiche

Davide Baccarini

Gualdo Tadino, sentenza Tribunale su “Caso Rosi” riaccende polemiche

A perugia dichiarata la "cessazione della materia del contendere" ma il centrodestra non si convince | Presciutti, "Bisogna saper perdere"
Sab, 11/07/2015 - 12:44

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A Gualdo Tadino, a circa un anno di distanza, si torna a parlare del “Caso Rosi”. Pochi giorni fa, infatti, il Tribunale di Perugia ha emesso la propria sentenza sul ricorso, presentato un anno fa da alcuni esponenti del centrodestra, riguardante la candidatura a sindaco di Ermanno Rosi. Quest’ultimo finì nell’occhio del ciclone poco dopo le amministrative del giugno scorso, in quanto alcuni consiglieri di opposizione “ricordarono” a tutti che il candidato, ai tempi in cui era stato membro del collegio sindacale della Gubbio Ceramica Spa, era stato condannato per concorso in bancarotta fraudolenta dopo il fallimento della società nel 1995.

Per la “Legge Severino”, come argomentarono Roberto Morroni, Erminio Fofi, Eduardo Umberto Vecchiarelli, Silvia Minelli, Fabio Viventi e Ilaria Sellani, tale condanna con sentenza definitiva per delitti non colposi era un motivo più che sufficiente per considerare l’incandidabilità e l’ineleggibilità di Rosi. Tanto che i ricorrenti arrivarono pure a dire di voler ripetere le elezioni. Tra l’altro (dettaglio da non trascurare), in seguito alla vittoria al ballottaggio dello scorso giugno, il nuovo sindaco Massimiliano Presciutti nominò Rosi assessore all’Urbanistica e allo Sviluppo economico ma, dopo il ricorso dell’opposizione, fu Rosi stesso a rassegnare le sue dimissioni, a cui seguì la revoca della nomina da parte del primo cittadino. Ed è proprio per quest’ultimo motivo che il Tribunale perugino ha deciso, dopo una anno di dichiarare la cessazione della materia del contendere.

I consiglieri Morroni, Minelli (FI) e Fofi (Ms) hanno però voluto sottolineare, con una nota ufficiale, la “fondatezza del ricorso proposto”, visto e considerato che il Tribunale di Perugia ha comunque voluto condannare il resistente (il Comune di Gualdo Tadino) al rimborso delle intere spese del procedimento. “Aldilà dell’aspetto strettamente giuridico, che si è concluso con questa pronunzia, – continua la nota di FI e Ms – tutta la vicenda proietta forti e durature ombre sulla sostanziale regolarità della competizione elettorale del maggio/giugno 2014, anche in considerazione della sentenza emessa dal Tribunale Amministrativo Regionale dell’Umbria: va ricordato, infatti, che l’organo umbro della giustizia amministrativa aveva dichiarato l’inammissibilità del ricorso proposto per il solo ed unico motivo che lo stesso era stato depositato oltre i termini procedurali previsti. Tale ritardo si è verificato perché siamo venuti a conoscenza di gravi e molteplici anomalie solo dopo il termine procedurale previsto, quindi nulla si poteva fare. Tutto lascia pensare che, ove il ricorso fosse stato proposto nei termini, la giustizia amministrativa si sarebbe pronunciata in ben altro modo”.

In mattinata è arrivata anche la replica del sindaco Massimiliano Presciutti: “Da più di un anno siamo quotidianamente impegnati per dare risposte alle domande dei cittadini. Penso, aldilà delle norme e delle sentenze, che sia di pessimo gusto continuare ad alimentare polemiche che sfociano nel privato. Personalmente non ho mai avuto nemici in politica, ma solo avversari dei quali rispetto le opinioni, anche se a volte posso non condividerle. Proseguire, però, in maniera scomposta e non voler accettare la libera espressione democratica dei cittadini è la cosa peggiore che chi si impegna in politica possa fare. Del resto, quando in una legislatura si perdono più di 3.000 consensi, la domanda che ci si dovrebbe porre è perché ciò sia avvenuto. In ogni caso, come cita una famosa canzone degli anni 60’, nella vita ‘bisogna saper perdere, non sempre si può vincere…’ ma anche dall’opposizione si può contribuire al bene della propria comunità, a patto che si abbandonino definitivamente odi, rancori e ripicche personali, che nulla hanno a che vedere con l’esercizio democratico della funzione di rappresentanza istituzionale”.

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