Il 4 ottobre scorso la Libera Associazione Architetti nell’Altotevere ha inaugurato il I° Laboratorio C.di C. dal tema “Della qualità nella progettazione architettonica” dando vita ad una campagna di istallazioni sequenziali, posizionate in punti strategici del centro storico di Città di Castello, che si è conclusa il 21 ottobre. I grandi punti interrogativi, apparsi nei primi giorni a corredo dei pannelli espositivi, hanno svelato di giorno in giorno il messaggio che gli Architetti nell’Altotevere intendevano trasmettere alla città. E’ così che in sequenza sono apparse: una storica fotografia di Piazza Garibaldi con evidente riferimento all’uso pedonale della stessa; un’immagine dell’artista Alberto Burri con un esplicito richiamo ai tifernati ad “interessarsi” al Maestro; l’estratto della LR 6/2010 incentrato all’adozione dei concorsi di progettazione; infine, una “lettera aperta” degli Architetti alla città ove si richiama, con argomenti sottili dai toni ironici, l’abitudine tutta provinciale al mormorare e viene chiesto espressamente alle amministrazioni locali di promuovere un concorso internazionale di progettazione per la nuova Piazza Burri che dovrebbe “sostituire” l’attuale Piazza Garibaldi.
Per saperne di più, TO® ha intervistato la Dottoressa Lucia Masi, architetto membro dell'Associazione:
TO®: Che cos’è il Laboratorio C.di C.?
Arch. Masi: Il Laboratorio C.di C. è lo strumento con il quale l’Associazione intende condurre un osservatorio permanente sulla città e sul territorio, stimolare il dibattito pubblico sulle tematiche più significative della trasformazione urbana, riportare i cittadini ad osservare con occhi più attenti ed amorevoli la propria città, con particolare riferimento ai luoghi di interesse pubblico, tutelandone la storia, l’architettura esistente che li circonda e quella che verrà, pesandone il godimento, vigilandone la trasformazione. Uno strumento per tornare a sentirsi parte di una comunità che, assieme alle istituzioni, possa perseguire il raggiungimento di un comune e condiviso obiettivo volto alla qualità ambientale dello spazio in cui vive. Un obiettivo ambizioso da raggiungere stante anche la difficoltà evidente di chi nella vita ha ovviamente anche altro cui pensare: la meta seppur difficoltosa, le posso dire però, che in questo momento ci appassiona molto ed è per noi di grande stimolo sotto il profilo culturale ed anche professionale.
Questo dunque lo scopo principale della giovane Associazione Architettinell'Altotevere, formata da professionisti che, per passione, vogliono dedicare alla loro città e al loro territorio parte delle proprie energie mettendosi per primi in gioco, liberamente, al servizio di quella comunità cui il Laboratorio si rivolge.
TO®: Volevano sollevare polemiche le vostre istallazioni?
Arch. Masi: Le posso rispondere che, come abbiamo scritto nella nostra lettera aperta alla città, è il mormorio che non ci piace perché è sterile, le cose mormorate non danno a pensare mai nulla di buono e spesso nemmeno lo portano, non stimolano il confronto perché le cose mormorate sono, per loro essenza, tra i pochi e non tra i più e si perdono nell’indifferenza. La polemica, anche quella più accesa, stimola sempre e comunque un dibattito, può rompere l’indifferenza e può generare attenzione. Nostro principale interesse, come lo è tutt’oggi, non era in ogni caso polemizzare, ma focalizzare l’attenzione sull’importanza della qualità nella progettazione architettonica e sugli strumenti che possono maggiormente garantirla. E’ il tema del nostro primo Laboratorio ed è a questo tema che rivolgeremo la nostra attenzione e la nostra attività anche per l’anno a venire….
TO®: Perché parlare proprio di Piazza Burri? Perchè chiedete un concorso internazionale di progettazione?
Arch. Masi: Perché sul futuro di una nuova Piazza dedicata ad Alberto Burri, non si può mormorare. E’ necessario, al contrario, parlare e le parole dette non possono essere rivolte soltanto alla città (sebbene sia necessario perché sostanzialmente non sa nulla se non un “sentito dire”) perché Burri, tifernate di origine, è ormai cittadino del mondo. Perché in questo luogo, proprio per il nome che intende portare, la ricerca della qualità nella progettazione architettonica ci sembra irrinunciabile. Ed è in nome del perseguimento della qualità progettuale che abbiamo chiesto, e continueremo a chiedere, alle istituzioni di promuovere un concorso internazionale di progettazione che possa stimolare professionisti di tutto il mondo a confrontarsi per l’ottenimento del migliore dei risultati partendo da quanto il Maestro Burri ha lasciato in eredità per questo luogo. La scelta del concorso ci sembra inoltre una scelta illuminata non solo, per onorare un grande tifernate che il mondo ci invidia e al quale tutto sommato Città di Castello ed i tifernati hanno dato veramente poco, ma anche per il ritorno che in termini turistici ed economici potrebbe dare alla stessa città la realizzazione di un progetto a firma di professionisti di rinomate e riconosciute doti progettuali.
TO®: A tale proposito, non esiste già il progetto della piazza fatto dallo stesso Burri?
Arch. Masi: Come lei sono in molti, sempre purtroppo pochi, a domandarselo e questo conferma quanto l’Associazione ha pubblicamente chiesto: la necessità di parlarne pubblicamente. Non ci risulta, in ogni caso, che il Maestro abbia mai steso un progetto per la Piazza; è certo che rivolse la sua attenzione all’idea di realizzare un imponente fabbricato, da collocare al posto dell’ex scuola Garibaldi, che fungesse da quinta scenica alla piazza e rispecchiasse la pregievole presenza del Palazzo Vitelli e che creò per la piazza stessa una sua scultura della serie Il Sestante. Questa sua idea quindi potrebbe ancor più fungere da stimolo all’auspicato confronto concorsuale.
TO®: Come pensate di fare il concorso?
Arch. Masi: L’Associazione può evidentemente limitarsi a chiedere il concorso internazionale sia direttamente, che diffondendo l’iniziativa nel panorama internazionale tra architetti e professionisti del settore, università, fondazioni, musei e critici d’arte personaggi politici e dello spettacolo che a vario titolo possano essere interessati, normali cittadini; è ciò che stiamo in questi giorni facendo attraverso un’intensa campagna nel Web iniziata da pochi giorni e che conta già numerose adesioni. Sono evidentemente soggetti istituzionali, sia pubblici che privati come previsto dalla stessa LR 6/2010, a dover fungere da soggetti promotori ed attuatori: prima tra tutti riteniamo titolata la Fondazione Albizzini alla quale si potrebbero affiancare il Comune di Città di Castello, forse anche la Fondazione Cassa di Risparmio, Regione, Provincia, il Ministero preposto. Riteniamo che iniziative come queste potrebbero riportare Città di Castello al lustro di qualche anno or sono quando era considerata la realtà economica e culturale più vivace dell’Alta Valle del Tevere.
I dati della campagna internet, non appena raccolti, saranno resi pubblici e consegnati al Comune ed alla Fondazione: ulteriori passi a compimento del primo Laboratorio C. di C. saranno la realizzazione di un convegno dal tema “della qualità nella progettazione architettettonica” e la promozione di un dibattito pubblico sul futuro di Piazza Burri.
TO®: Al di là dell’iniziativa sinora descritta, le posso chiedere quali problemi ritiene che abbia la nostra città ed in particolare il nostro centro storico? Il Documento Programmatico del nuovo PRG come affronta le problematiche del centro storico?
Arch. Masi: L’argomento mi appare complesso e le rispondo dicendo che la nostra Associazione ha fornito un suo contributo al Documento Programmatico nel quale ha espresso, credo in modo migliore di quanto qui io e lei potremmo in sintesi ottenere, la sua opinione sulle problemtiche richiestemi e che è consultabile nel nostro sito internet www.ArchitettiAltotevere.it .
In ogni caso ci sarà modo di affrontare più avanti l’argomento, se ancora le interesserà, all’interno delle prossime attività del Laboratorio C. di C.