“Giuliett'e Romeo m'engolfi l' core, amore”: rilettura in volgare umbro della celeberrima tragedia di Shakespeare a cura dell’ormai famoso Filippo Timi
Filippo, l'ha scritta, la dirige ne cura ogni dettaglio. Poteva limitarsi alla traduzione e già sarebbe stato straordinario perché per tradurre un poeta, bisogna essere poeti, però Filippo ha fatto qualcosa di diverso: reinventando completamente la storia l'ha fatta sua, la resa qualcos'altro.
Lui che odia il teatro impostato, che non si prende troppo sul serio, che pensa sia sano ridere e divertirsi in scena, ne ha fatta un'ambientazione naive che ricorda il circo, le sagre, per far capire che Shakespeare appartiene a tutti, anche a chi non ha studiato.
Racconta, Timi, che all'inizio voleva fare lui Romeo, ma quando ai provini ha incontrato Luca
Rondolini, ha capito che sarebbe stato perfetto e ha messo da parte il suo ego: ha riscritto allora il testo, l'ha cambiato totalmente e si è inventato il personaggio di Cupido, che in effetti è il dio regista dell'amore e si sposa benissimo con la sua idea di ''teatraccio''.
E' questa innegabilmente la stagione del ritorno al dialetto: dialettarsi è un po' ''salvare'' la cultura della città, della quale il perugino è la sua massima espressione. ''La peruginitudine'' per dirla come il suo grande cantore Giacomo Santucci , è uno stato d'animo, un modo di essere ''uomini di pietra e di vento'', è saper riconoscere ed amare la tramontana che scende da Porta sole e che taglia la faccia, indurisce la pelle e intenerisce il cuore. E' saper guardare la città con l'occhio di un innamorato.
Grazie Filippo di averci fatto ridere e sognare, ma anche pensare, riflettere e un po' patire, arrivando inconfutabilmente ai cuori di tutti noi.
RMG
Giulietta e Romeo, tra Shakespeare, Fellini e sagra paesana. La rilettura di Filippo Timi
Ven, 11/11/2011 - 11:17