Gesenu, Barelli "epoca Cerroni conclusa" | Livelli occupazionali garantiti - Tuttoggi.info

Gesenu, Barelli “epoca Cerroni conclusa” | Livelli occupazionali garantiti

Alessia Chiriatti

Gesenu, Barelli “epoca Cerroni conclusa” | Livelli occupazionali garantiti

Rosetti, "dubbi sulla vendita a Gruppo Paoletti" | L'ad De Paolis "il 5-6% dei cittadini non paga le bollette dei rifiuti"
Ven, 17/06/2016 - 20:40

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Far uscire da Gesenu il Comune di Perugia in qualità di socio pubblico? Per il presidente di Gesenu, Luca Marconi, non è una strada praticabile. Un tema, tra gli altri, di cui si è discusso questa mattina durante la seduta congiunta delle due Commissioni (la II e la IV), riunitesi per l’occasione nella sala del Consiglio. Presenti in audizione, oltre al presidente Luca Marconi, anche il vicesindaco Urbano Barelli e l’amministratore delegato Dante De Paolis.

Sul banco diversi ordini del giorno, presentati da Carmine Camicia e Cristina Rosetti, voci alle quali si sono aggiunte quelli degli altri gruppi consiliari presenti in aula. Necessario dunque comprendere le tappe che hanno condotto Gesenu alle sei interdittive e a proporre per Gesenu la creazione di una ‘società in house’ sul modello Contarina Spa, l’azienda che si occupa della gestione dei rifiuti nel trevigiano, o in alternativa ad “avviare un percorso di costituzione di altra Società in house providing, per la gestione del servizio e degli impianti”. Tutte idee giudicate non percorribili dal vicesindaco. Alta la preoccupazione, oltre che per la totale tracciabilità dei rifiuti, anche per i dipendenti comunali di Gesenu, già in mobilitazione da tempo, per i quali, ha detto Barelli, più tavoli sono stati aperti con la promessa, da parte del nuovo socio, di mantenere i livelli occupazionali.

Il presidente Marconi ha provato a smarcarsi: “il mio obbligo – ha dichiarato in audizione – è di riferire tutti gli atti formali riguardanti l’azienda a sindaco ed Amministrazione“. Un obbligo, ha precisato Marconi, che non vale se si affronta la questione della vendita delle quote aziendali, non essendo previsto nello statuto “alcun diritto di prelazione“. Dello stesso parere anche l’ad De Paolis. Quanto ai servizi erogati, Marconi ha specificato che è stato attuato un puntuale monitoraggio per garantirne la congruità; allo stesso tempo si è provveduto ad uscire da tutte le operazioni in atto fuori regione (da ultima quella in Sardegna) non congrue. “Negli ultimi 8 mesi – ha continuato – il mandato è stato di tenere unita l’azienda in mezzo alla tempesta; oggi l’azienda, si può dire con certezza, è presente. In tutto questo, tuttavia, mai potremo chiedere ad un socio di uscire, perché non abbiamo questo potere”. Nessuna dichiarazione invece a proposito del “prezzo pagato dal nuovo socio privato (Gruppo Paoletti, ndr) per l’acquisto delle quote dal precedente; ad oggi, infatti, come azienda è stata ricevuta solo una comunicazione dal socio privato della vendita al gruppo Paoletti, ma le risposte ai chiarimenti non sono ancora arrivate“. E a proposito di denaro, l’ad De Paolis ha precisato che “nel tempo il Comune di Perugia non ha mai dovuto ripianare i bilanci di Gesenu“. Nessun ammanco neppure sulla questione riscossioni: “tra il 2006 e il 2009 il pagamento delle bollette doveva ammontare a 224 milioni di euro. Ciò che i cittadini non hanno corrisposto è pari al 5-6%, un dato definibile fisiologico“.

L’ad ha voluto rivendicare come siano state gestite le criticità, “ovviamente quelle di competenza del cda e non quelle di esclusiva competenza della compagine proprietaria. Oggi tutte queste situazioni, ereditate dal passato e datate nel tempo (10-15 anni) sono state superate; ora tutto questo lavoro sarà rimesso alla valutazione della prefettura con l’auspicio che l’interdittiva possa essere revocata, così come la nomina dei commissari straordinari“.

“Siamo meno preoccupati” – Il vice sindaco Urbano Barelli alza invece lo scudo e lancia un messaggio politico, descrivendo l’affaire Gesenu come “una vicenda delicata cui guardiamo oggi con minor preoccupazione. La situazione ad ottobre era molto difficile; in particolare, in seguito all’interdittiva, la scelta del Comune è stata di metterci la faccia, e non, come sarebbe stato facile, di assumere un ruolo da spettatore. La scelta è stata motivata dal fatto che si è voluto lavorare per ‘bonificare’ Gesenu e, di conseguenza, rilanciarla. Subito dopo l’interdittiva le conseguenze sul servizio sono state di due tipi, entrambi negativi: da un lato la flessione della percentuale di raccolta differenziata, dall’altro la flessione degli introiti Tari. Per ribaltare questo trend, si è lavorato alacremente confermando la volontà di innovare il sistema di raccolta dei rifiuti, partito il 14 febbraio scorso. L’era Cerroni si è conclusa – ha detto il Vicesindaco – la nostra intenzione è di rilanciare Gesenu. Questa era un’azione che avremmo dovuto comunque fare e che noi abbiamo avviato nel momento più basso della credibilità dell’azienda.”

L’acquisto delle quote – Il vicesindaco ha quindi analizzato le varie ipotesi. Innanzitutto quella dell’acquisto delle quote societarie. “Per poter parlare di acquisto – ha precisato – è necessario che ci sia qualcuno che vende. Il Comune non ha nessun potere di estromettere il socio privato”. Nelle motivazioni di Barelli c’è anche il fatto che per il Comune sarebbe stato necessario valutare le quote da acquistare, incappando in tempi lunghi richiesti dall’iter burocratici. Nessuna risposta poi dall’Auri per l’acquisizione delle quote, per cui il Comune “si è trovato a dover gestire una situazione critica nell’ambito di una realtà economica sicuramente condizionante“. Ora si aprono nuovi scenari, i più vari. “Tra i quali non è stata esclusa la cessione totale di Gesenu, anche se al momento si intende consolidare l’azienda”, ha concluso Barelli.

Critica, insieme a Camicia, anche la consigliera Rosetti che ha sottolineato come le vicende di Gesenu non possano essere state sconosciute né alle amministrazioni del passato né a quella attuale. “Il socio pubblico – ha detto la capogruppo Rosetti – ha permesso al socio privato di fare quello che voleva all’interno della società e ora la speranza dei cittadini è che la magistratura faccia chiarezza”. Ha quindi sollevato dubbi sulla vendita delle quote private, così come sulla reale volontà dell’ente di acquisire le quote societarie rispetto all’ingresso di un nuovo socio privato, “peraltro senza gara“. Anche il capogruppo Nilo Arcudi è intervenuto, dicendosi contrario all’ipotesi di azzerare il contratto con Gesenu da parte del comune perché ciò vorrebbe dire mettere a repentaglio i lavoratori e il servizio. Piuttosto, secondo Arcudi, l’amministrazione dovrebbe avere un atteggiamento costruttivo di miglioramento che non può prescindere da una scelta politica decisa. Arcudi ha anche criticato l’amministrazione che a suo avviso è stata ferma e fatalista nel rapporto con il privato. “Il comune avrebbe dovuto cercare interlocutori a livello nazionale – ha detto – provare a giocare la partita da protagonista”.

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