Il consigliere comunale del Partito democratico Roberto Di Arcangelo ha presentato una mozione urgente al sindaco di Foligno, Nando Mismetti, “per intraprendere tutte le iniziative necessarie, coinvolgendo i vari soggetti interessati, per scongiurare la possibile chiusura del corso di laurea in protezione civile ed evitare la perdita di un importante serbatoio di conoscenze per l’intero territorio regionale”.
“Il corso di laurea in protezione civile – afferma Di Arcangelo – esiste da diversi anni a Foligno, è il primo e unico del genere in Italia e costituisce una realtà formativa molto importante, oltre che una significativa opportunità di sviluppo per tutto il territorio regionale. È frequentato da numerosi studenti provenienti da tutta l’Umbria e, spesso, anche da fuori regione e ha raggiunto un livello di eccellenza, grazie all’impegno del corpo docente e del personale tecnico-amministrativo e alla fattiva collaborazione tra i diversi enti interessati.
Foligno – sottolinea Di Arcangelo – non può permettersi di perdere questa struttura, anche perché è sede del Centro regionale di protezione civile, una realtà di eccellenza nel panorama nazionale, nata dall’esperienza del terremoto del 1997 e dalla collaborazione tra Dipartimento di protezione civile e Regione Umbria, che si avvale costantemente dell’importante contribuito offerto, in termini di formazione, dal corso di laurea in protezione civile.
Va, inoltre, tenuto presente – continua il consigliere comunale del Pd – che il territorio folignate e umbro è considerato particolarmente a rischio sul versante della sicurezza sismica e idrogeologica e, per questo, è importante poter contare su figure professionali adeguatamente preparate e aggiornate su tale fronte e sulla presenza di una specifica realtà formativa come il corso di laurea in protezione civile, in grado di essere un punto di riferimento per la prevenzione e la gestione delle emergenze”.
Nella mozione presentata, Di Arcangelo evidenzia infine che “la possibile chiusura della laurea in protezione civile, oltre a destare forte preoccupazione in città per le notevoli ricadute economiche e sociali, costituirebbe una grave penalizzazione per l’intero territorio regionale e concluderebbe una positiva esperienza di formazione universitaria in Umbria”.