Il sindaco si attivi per una più equa distribuzione dei 51 milioni destinati alla linea ex Fcu; solo 7 milioni sono indirizzati al ripristino della Città di Castello-Umbertide. Non vogliamo nuovi disagi per i pendolari tifernati
A chiederlo con una interpellanza sono i consiglieri comunali Andrea Lignani Marchesani (Fratelli d’Italia) e Cesare Sassolini (Forza Italia).
I 51 i milioni destinati alla linea ex Fcu sono stanziati dal CIPE (Comitato interministeriale per la programmazione economica, ndr) per lavori che potrebbero durare fino a 4 anni: sono “palliativi” che difficilmente risolleveranno una ferrovia in stato comatoso. Si tratta infatti di interventi tampone, non organici, che presupporranno nuove rotture di carico e nuovi disagi per i pendolari. Sembra certo che solo 7 milioni verranno destinati al ripristino della Città di Castello-Umbertide mentre il Ministro Del Rio, in una risposta ad un’interrogazione parlamentare dello scorso novembre, aveva sottolineato che questi fondi saranno destinati solo a 50 km di linea, mentre verranno privilegiati interventi sul sistema di controllo marcia e su sistemi di segnalazioni e comunicazioni
E’ di questi giorni, poi, la notizia della chiusura del tratto Ponte San Giovanni-Sant’Anna, “che provocherà – proseguono Lignani e Sassolini – un’ulteriore rottura di carico, nuovi disagi e ritardi per i pendolari tifernati ed altotiberini diretti nel capoluogo”.
Nell’interpellanza depositata in data odierna i due consiglieri di opposizione chiedono al sindaco di “attivarsi per una più congrua somma da destinare al tratto nord della Ferrovia e per avere una tempistica certa sul ripristino; non è infatti accettabile che vengano spesi soldi, tra l’altro con risorse regionali, per il raddoppio e l’elettrificazione del tratto Ponte San Giovanni-Sant’Anna in quanto lavori assolutamente inutili”.
Vanno invece accelerati al massimo i tempi di ripristino e garantire una totale fruibilità della linea che magari consenta l’utilizzo dei “Minuetti”, oggi vergognosamente parcheggiati ad Umbertide. Meglio chiudere per qualche mese l’intera linea e riavere in tempi brevi un servizio accettabile che continuare con lavori a macchia di leopardo che comportano chiusure di tratti che rendono fortemente non competitivo il servizio
“A meno che – concludono Lignani e Sassolini – non si voglia dolosamente perseguire una linea di azione tesa definitivamente a chiudere il trasporto su ferro in Valtiberina”.