“La Regione intervenga quanto prima nell’individuare le aree non idonee per gli impianti eolici industriali in Umbria, al fine di evitare l’assalto in corso in questi mesi”. Così la capogruppo del Pd in consiglio regionale, Simona Meloni, presentando una mozione in relazione “al proliferare di progetti di eolico industriale che prendono di mira i luoghi sensibili del nostro territorio, creando tensioni e preoccupazioni tra le comunità e i cittadini”.
I progetti in Umbria
“La transizione da fonti rinnovabili – spiega Meloni – è sempre più rilevante anche nelle politiche europee, a fronte di una crisi climatica senza precedenti. In questo periodo di transitorietà della normativa l’Umbria, come molte altre regioni italiane, è oggetto di presentazione di sei progetti che porterebbero alla creazione di 60 pale eoliche di grande taglia (180 – 200 metri) da installare anche in aree di pregio paesaggistico e naturalistico. Il paesaggio umbro però – continua Meloni – non solo è un patrimonio estetico ma costituisce un elemento identitario, un volano economico per il turismo che è una delle risorse principali della nostra regione. La realizzazione di impianti eolici industriali di grandi dimensioni, come quelli previsti in Umbria, comporterebbe l’alterazione significativa e irreversibile del territorio. La costruzione di strade, piazzole di servizio e infrastrutture di collegamento provocherebbe la perdita di biodiversità, frammentazione degli ecosistemi e la deturpazione di paesaggi unici come i crinali montuosi dell’Appennino umbro marchigiano”.
L’impatto delle iniziative
“C’è poi – prosegue Meloni – la variabile ‘usi civici’. Gran parte di questi terreni sono interessati da questo fenomeno e la conseguente variazione di destinazione d’uso della Regione, senza una generale consultazione pubblica, sarebbe molto lesiva della trasparenza e dei diritti delle comunità locali. Il pregiudicare l’ambiente di questi luoghi potrebbe essere anche determinante nel loro sviluppo secondo un modello identitario da più parti intrapreso. Per questo serve, da parte della Regione, una moratoria temporanea sui nuovi progetti eolici e una garanzia di partecipazione attiva delle comunità locali nei processi decisionali attraverso incontri pubblici, consultazioni e inchieste pubbliche sia in tutte le fasi autorizzative del processo, sia nella formazione della legge regionale di pianificazione delle aree idonee e, soprattutto, di quelle non idonee. Se in questo gioca un ruolo attivo il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica (Mase), è alla Regione che spetta, appunto, il compito fondamentale, come previsto dal decreto legislativo 2021/199, e dal recente decreto ministeriale 21 giugno 2024 (approvato con quasi tre anni di ritardo), di identificare le aree in questione, contemperando tutti gli interessi pubblici in gioco, compresi quelli della salvaguardia del patrimonio paesaggistico e culturale e della biodiversità. Occorre anche un piano che valorizzi le alternative energetiche con meno impatto ambientale, e che in sede di burden sharing distribuisca su tutto il territorio regionale l’apporto al conseguimento dell’obiettivo complessivo di potenza da rinnovabili di 1.756 MW richiesto all’Umbria al 2030 dal decreto del 21 giugno 2024. La partita che si sta giocando è importante e va oltre i confini regionali. Per questo – conclude – servirebbe un comitato interregionale permanente tra Umbria e Marche, per monitorare e valutare gli impatti dei progetti eolici industriali proposti”.