Timbri non regolari e vizi di forma nella gestione del ruolo di guardia zoofila e un indirizzo nello svolgere il proprio ruolo quantomeno ambiguo e fuorviante; questo è quanto denunciato dall’ex coordinatore del nucleo delle guardie zoofile di Terni, Cristian Romiti, che ha inoltrato un’informativa alla Questura di Terni sulle modalità con le quali i suoi successori starebbero svolgendo il loro ruolo.
Si sarebbero dunque riscontrate delle anomalie in alcuni avvisi di accertamento che le attuali guardie zoofile stanno via via lasciando ai possessori di animali, durante i loro controlli. Innanzi tutto va sottolineato che i componenti dell’Enpa addetti alla vigilanza hanno mansioni equiparabili a quelle delle guardie giurate, quindi non potrebbero svolgere accertamenti, né tanto meno possono essere equiparati a funzionari di Polizia Giudiziaria, come invece appare nell’intestazione del foglio indicato.
Così come si legge nel sito ufficiale di Enpa, alla voce attività di Vigilanza, c’è una definizione molto chiara del ruolo della guardia zoofila: “Attraverso le proprie Guardie Zoofile volontarie l’Ente opera, in collaborazione con gli organismi di pubblica sicurezza, per la vigilanza nei casi di sevizie e maltrattamenti nei confronti di animali e per reprimere le attività malavitose legate ad un utilizzo illegale dei medesimi”.
Del tutto inappropriato sembra poi l’invito a chiarire la questione tramite convocazione telefonica così come indicato nel foglio “La SV è pregata di presentarsi presso i nostri uffici, previo contatti telefonici … per informazioni che La riguardano in riferimento alla detenzione del Suo animale L.189/2004”. , sotto la ‘minaccia’ di inoltrare una denuncia all’autorità giudiziaria in mancanza di riscontro entro le successive 24 ore.
Gli accertatori – Inesatta poi anche la dicitura , “accertatori” posta a specifica del ruolo del firmatario visto che Enpa non ha nessun titolo per accertare, né per convocare in ufficio nessuno. Ne consegue dunque che sarebbe illegittima qualsiasi denuncia inoltrata all’autorità giudiziaria qualora non ci si presentasse alla convocazione presso gli uffici dell’Enpa. Questione molto più grave è l’articolo al quale il documento fa riferimento per un’eventuale denuncia, cioè il 544bis del Codice Penale che riguarda l’uccisione di animali: “Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale è punito con la reclusione da quattro mesi a due anni”. Infatti, qualora si dovesse configurare alle guardie zoofile l’ipotesi di reato del 544bis, la denuncia alla Questura dovrebbe partire d’ufficio, senza convocazioni o altri iter burocratici.
“La dicitura sembra piuttosto grave – spiega Romiti – vale a dire che se la persona interessata dall’avviso non ricontatta entro 24 ore l’Enpa viene denunciata per uccisione di animale. Sembra una vera minaccia”.
Infine, il timbro che riporta la dicitura “Polizia zoofila” nello stemma – “quello utilizzato non è riconosciuto da Enpa nazionale – specifica Romiti – per un dispaccio ministeriale che regola l’utilizzo di parole come ‘polizia’, ‘nucleo’ e affini, che non possono essere utilizzate da associazioni”.
Riproduzione riservata