Emergenza droga continua: interrogazione consiliare di Rosi - Tuttoggi.info

Emergenza droga continua: interrogazione consiliare di Rosi

Redazione

Emergenza droga continua: interrogazione consiliare di Rosi

Mar, 29/11/2011 - 16:49

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“La Giunta regionale spieghi quali sono le linee programmatiche che verranno seguite rispetto alla problematica delle tossicodipendenze”. A chiederlo, con un'interrogazione, il consigliere regionale del Pdl Maria Rosi, evidenziando che “il consumo di stupefacenti è ormai una vera emergenza sociale, come si evince dalla disamina degli ultimi rapporti europei e nazionali che registrano le tendenze del consumo di droghe, anche nella nostra Regione”.

Secondo Rosi “per quanto riguarda la situazione umbra, dalla 'Relazione annuale al Parlamento 2010 sull'uso delle sostanze stupefacenti e sulle tossicodipendenze in Italia – dati relativi all'anno 2009, elaborazioni 2010, si rileva che il fenomeno dell'uso delle droghe e della mortalità ad esso correlata, nonostante sia in diminuzione e quindi in linea con l'andamento nazionale ed europeo (4 decessi ogni 100mila residenti nel 2008, scesi nel 2009 a 2,6), rimane purtroppo molto al disopra della media nazionale. In particolare, per quanto riguarda l'uso di oppiacei (eroina), l'Umbria registra 7,39 persone con bisogno di trattamento su 100mila residenti, contro le 5,90 dell'Italia, e, in relazione ai decessi per droga correlata, in Umbria si ha un tasso di mortalità di 2,62 casi per 100mila residenti, rispetto al dato dell'Italia dell'1,26”. “In Italia –osserva il consigliere regionale – si rileva una lieve riduzione delle strutture socio-riabilitative: al 31 dicembre 2009, secondo i dati del ministero della Salute e del ministero dell'Interno, le strutture socio-sanitarie attive dedicate alla cura ed al recupero di persone con bisogno assistenziale legato all'uso di sostanze psicoattive erano complessivamente 1.641, di cui 533 (32,5 per cento) servizi pubblici per le tossicodipendenze, e le rimanenti 1.108 (nel 1996 erano 1372) erano strutture socio-riabilitative, in prevalenza strutture residenziali (64,7 per cento), a seguire quelle semiresidenziali (19 per cento) ed i servizi ambulatoriali (16,3 per cento). Rispetto al 2008 si osserva quindi una riduzione delle strutture socio-riabilitative pari al 1,4 per cento (10 strutture), più marcata per le strutture ambulatoriali (3,7 per cento), mentre il numero delle strutture semiresidenziali è rimasto inalterato (210). L'Umbria si pone in controtendenza, con i servizi per le tossicodipendenze (11) e le strutture riabilitative residenziali (26) rimasti invariati e le semiresidenziali passate da 3 a 2, registrando un calo del 33,3 per cento (Fonte: 'Relazione annuale al Parlamento, anno 2010')”. Maria Rosi mette in evidenza che a fronte dell'impegno che si osserva a livello europeo, “in Umbria si registra un'attenzione in modo alterno in base ad una politica frastagliata e confusa, sotto la spinta, a volte, di tendenze alla liberalizzazione e, altre volte, di tendenze al contenimento del fenomeno.

Inoltre, nonostante i dati nazionali sulle tossicodipendenze riferiti al 2010 suggeriscano un calo generalizzato dei consumi pari a circa il 25,7 per cento rispetto al 2008, non bisogna dimenticare che l’uso di droghe ormai va di pari passo con l’abuso alcolico, e che oltre il 90 per cento dei consumatori di droghe abusa di tale sostanza con ingestione di forti quantità di superalcolici, soprattutto nel fine settimana. Il problema principale che impedisce ancora nella nostra Regione di intraprendere interventi decisi e decisivi sulle droghe, ha come origine la mancanza di univocità di obiettivi da parte della politica e la conseguente fuorviante e contraddittoria informazione che ne deriva”.

In conclusione l'esponente del Popolo della libertà rimarca che “esiste ancora nella nostra cultura una concezione della società che non riconosce e vuole togliere alla Regione la sua fondamentale funzione contenitiva e la sua posizione di autorità (diversa dall'autoritarismo) per l'esistenza e per il perseguimento di un bene comune che è obiettivo di tutta la società, indebolendo così le fondamenta su cui ogni società civile deve poggiare. In nome della 'libertà individuale' si tendono a giustificare scelte che ledono la comunità, e ad interpretarle all'interno della sfera di libertà e di discernimento del singolo individuo, senza accorgersi che tale atteggiamento, anziché inaugurare un'epoca di libertà, ha aperto un periodo di arbitrarietà e di confusione, e una cultura normalizzante dell'uso di sostanze psicotrope tra i giovanissimi”.

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